LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bis in idem e spaccio: quando sono reati distinti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22629/2024, ha negato l’applicazione del principio del ‘bis in idem’ a un caso di spaccio di stupefacenti. Un soggetto, condannato con due sentenze per fatti avvenuti nello stesso giorno, sosteneva di essere stato processato due volte per la stessa cosa. La Corte ha stabilito che la cessione di dosi a più acquirenti e la successiva detenzione di un diverso quantitativo di droga per la vendita costituiscono due condotte distinte e separate, anche se avvenute a poche ore di distanza. Di conseguenza, non si viola il divieto di doppio processo. È stata invece confermata l’applicazione della continuazione tra i reati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bis in idem: Vendita e Detenzione di Droga nello Stesso Giorno non sono lo Stesso Fatto

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 22629 del 2024, ha fornito un importante chiarimento sull’applicazione del principio del bis in idem in materia di stupefacenti. La questione centrale era stabilire se la cessione di droga a più persone e la detenzione a fini di spaccio di un ulteriore quantitativo, entrambe avvenute nello stesso giorno, debbano essere considerate un fatto unico, e quindi non processabile due volte, o condotte distinte. La Corte ha optato per la seconda interpretazione, rigettando il ricorso del condannato.

I Fatti del Caso: Due Processi per Fatti dello Stesso Giorno

Il ricorrente era stato giudicato con due diverse sentenze per reati legati allo spaccio di stupefacenti, tutti commessi nella giornata del 22 settembre 2017.

Una prima sentenza riguardava una serie di cessioni di sostanze stupefacenti a circa dieci acquirenti, osservate dalle forze dell’ordine durante un’operazione in una nota piazza di spaccio.

Una seconda sentenza, invece, concerneva la detenzione a fini di spaccio di uno specifico e ulteriore quantitativo di droga, che era stato sequestrato al momento del suo arresto, al termine della stessa operazione di polizia.

Di fronte al giudice dell’esecuzione, il condannato aveva chiesto il riconoscimento del bis in idem, sostenendo che si trattasse del medesimo fatto storico, giudicato due volte in violazione dell’art. 649 del codice di procedura penale. Il giudice di merito aveva respinto tale richiesta, concedendo però l’istituto più favorevole della continuazione tra i reati, unificando le pene.

La Decisione della Corte: No al Bis in idem tra Condotte Diverse

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. Secondo gli Ermellini, non sussiste violazione del divieto di un secondo giudizio perché le condotte, sebbene temporalmente ravvicinate, sono materialmente e giuridicamente distinte.

L’errore del ricorrente, secondo la Corte, è stato quello di non confrontarsi con la motivazione del provvedimento impugnato, che aveva chiaramente evidenziato gli elementi di fatto che imponevano di tenere separati i due episodi.

Le Motivazioni della Cassazione sul bis in idem

La Cassazione ha evidenziato che il giudice dell’esecuzione ha correttamente distinto i due episodi basandosi su elementi concreti. Le condotte erano diverse: da un lato, le plurime cessioni al dettaglio a vari acquirenti; dall’altro, la detenzione di un quantitativo di droga non ancora venduto e non ricompreso nella contestazione delle precedenti cessioni.

Inoltre, la Corte ha sottolineato la differenza nell’ambito temporale: le cessioni erano avvenute nel corso dell’attività di spaccio osservata dalla polizia, mentre la detenzione del quantitativo sequestrato è stata accertata solo al momento dell’arresto, a conclusione dell’operazione. Questa distinzione fattuale impedisce di considerare i due episodi come un “medesimo fatto” ai sensi dell’art. 649 c.p.p. La pluralità di azioni (vendere e detenere un’altra scorta) costituisce una pluralità di reati.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale: per l’applicazione del bis in idem non è sufficiente la coincidenza temporale o contestuale dei fatti, ma è necessaria una piena identità della condotta materiale. Nel campo degli stupefacenti, un soggetto può essere chiamato a rispondere separatamente per le singole cessioni effettuate e, allo stesso tempo, per la detenzione di un ulteriore quantitativo destinato alla vendita. La decisione chiarisce che il giudice deve valutare attentamente gli elementi di fatto specifici di ogni episodio per determinare se si tratti di un’unica azione criminosa o di una pluralità di reati, per i quali è al più applicabile l’istituto della continuazione.

Due reati di droga commessi nello stesso giorno sono sempre considerati un unico fatto ai fini del ‘bis in idem’?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, anche se commessi nella stessa giornata, episodi diversi possono costituire reati distinti se caratterizzati da condotte differenti (es. cessione a più acquirenti e detenzione di un quantitativo diverso), realizzate in ambiti temporali separati e con riguardo a quantitativi di sostanza stupefacente distinti.

Qual è la differenza tra ‘bis in idem’ e ‘continuazione’ tra reati?
Il ‘bis in idem’ (art. 649 c.p.p.) impedisce un secondo processo per lo stesso identico fatto. La continuazione (art. 671 c.p.p.), invece, si applica quando più reati diversi sono commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, permettendo di unificarli sotto un’unica pena più favorevole, come avvenuto in questo caso.

Cosa ha considerato la Corte per distinguere le due condotte criminali?
La Corte ha valorizzato la distinzione basata su elementi di fatto precisi: le plurime cessioni di droga osservate durante il giorno costituivano un’azione criminale, mentre la detenzione a fine di spaccio di un diverso e specifico quantitativo di stupefacente, sequestrato al momento dell’arresto, costituiva una seconda e distinta azione criminosa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati