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Bis in idem cautelare nel reato associativo: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare per reato associativo finalizzato al traffico di droga, accogliendo il motivo basato sul principio del ‘bis in idem cautelare’. La Corte ha ritenuto insufficiente e generica la motivazione del Tribunale del riesame, che non aveva adeguatamente confrontato la presunta nuova associazione con una precedente per cui l’indagato era già stato giudicato, omettendo di chiarire l’eventuale sovrapposizione temporale e strutturale. Il caso è stato rinviato per una nuova e più approfondita valutazione sull’identità del fatto.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bis in idem cautelare: la Cassazione traccia i confini per i reati associativi

Il principio del ne bis in idem, ovvero il divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto, si estende anche alla fase delle misure cautelari. Con la sentenza n. 35246/2025, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso complesso di reato associativo, chiarendo i criteri necessari per distinguere due diversi sodalizi criminali ed evitare una violazione del bis in idem cautelare. La pronuncia offre spunti fondamentali sull’onere motivazionale che grava sul giudice nel valutare l’identità del fatto in contesti di criminalità organizzata.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di un soggetto, ritenuto organizzatore di un’associazione finalizzata al traffico di cocaina ed eroina. L’associazione, a carattere familiare e capeggiata dal fratello dell’indagato, sarebbe stata operativa per circa due anni.

Il Tribunale del riesame confermava la misura, ma la difesa presentava ricorso in Cassazione lamentando, tra i vari motivi, la violazione del principio del bis in idem cautelare. Secondo il ricorrente, la condotta contestata era, in realtà, già stata oggetto di un precedente procedimento penale, conclusosi con sentenza, che riguardava la medesima associazione operante nello stesso arco temporale e territoriale.

L’eccezione di bis in idem cautelare

Il cuore del ricorso si concentrava sulla presunta identità del fatto tra i due procedimenti. La difesa sosteneva che l’associazione fosse la stessa, nonostante alcune variazioni. Il Tribunale del riesame, tuttavia, aveva respinto questa tesi, evidenziando alcune differenze tra i due sodalizi:

* Canali di fornitura: nel primo caso albanesi, nel secondo campani.
* Composizione soggettiva: parzialmente diversa.
* Sede operativa: differente tra i due contesti.
* Ruolo del ricorrente: diverso nei due procedimenti.

Secondo il Tribunale, queste differenze erano sufficienti a qualificare i due gruppi come autonomi e distinti, escludendo così l’applicazione del ne bis in idem.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato proprio il motivo relativo al bis in idem cautelare, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. La motivazione del Tribunale del riesame è stata giudicata ‘inappagante e generica’.

Secondo gli Ermellini, il giudice del riesame si è limitato a evidenziare differenze parziali, senza però condurre un’analisi approfondita e comparativa dei due sodalizi. In particolare, la Corte ha sottolineato i seguenti deficit motivazionali:

1. Mancata analisi temporale: Il Tribunale non ha chiarito quale specifico segmento temporale fosse coperto dalla precedente sentenza, né se vi fosse una sovrapposizione, anche parziale, con il periodo di operatività della ‘nuova’ associazione.
2. Valutazione superficiale degli elementi comuni: Sono stati trascurati elementi importanti come la comune matrice familiare di entrambe le associazioni, l’operatività nel medesimo ambito territoriale e la partecipazione di figure chiave (come i due fratelli) in entrambi i contesti.
3. Criteri errati di distinzione: La Cassazione ha ribadito il suo orientamento secondo cui, per escludere l’identità del fatto in un reato associativo, non sono sufficienti eventuali mutamenti nelle modalità di partecipazione dei singoli, nei ruoli o negli equilibri interni. È necessario, invece, accertare che il soggetto sia passato a una diversa organizzazione criminale o che si sia verificata una successione tra organismi criminali distinti.

In assenza di una precisa descrizione degli elementi oggettivi e soggettivi delle due associazioni, la comparazione risulta impossibile e il rischio di violare il divieto di un secondo giudizio cautelare diventa concreto.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito. La valutazione sull’eccezione di bis in idem in materia di reati associativi non può essere sbrigativa o basata su elementi secondari. È richiesta una motivazione rigorosa e dettagliata che ponga a confronto tutti gli aspetti strutturali, soggettivi, temporali e territoriali dei sodalizi in questione.

L’annullamento con rinvio impone al Tribunale del riesame di effettuare una nuova e più approfondita valutazione, chiarendo se l’indagato abbia semplicemente continuato a operare all’interno della medesima struttura criminale (magari evolutasi nel tempo) o se abbia effettivamente aderito a un’entità criminale nuova e distinta. Solo in quest’ultimo caso una nuova misura cautelare sarebbe legittima.

Cosa significa ‘bis in idem cautelare’ in un reato associativo?
Significa che una persona non può essere sottoposta a una seconda misura cautelare (come l’arresto) per la sua partecipazione alla stessa associazione criminale per la quale è già stato giudicato o è sotto procedimento, anche se il suo ruolo o le modalità operative sono parzialmente cambiate nel tempo.

Perché la Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del riesame?
La Cassazione l’ha annullata perché la motivazione del Tribunale era generica e insufficiente. Il Tribunale non ha confrontato in modo approfondito la presunta ‘nuova’ associazione con quella precedente, omettendo di analizzare la sovrapposizione temporale e gli elementi strutturali comuni, e basandosi solo su differenze parziali come i canali di fornitura o la composizione soggettiva.

Quali elementi deve valutare un giudice per escludere il bis in idem tra due presunte associazioni criminali?
Un giudice deve accertare che il soggetto sia passato a un’organizzazione criminale diversa e distinta, oppure che vi sia stata una successione tra organismi criminali differenti. Semplici mutamenti nei ruoli, nel numero di componenti o nelle modalità di partecipazione all’interno dello stesso gruppo non sono sufficienti a escludere l’identità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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