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Bilanciamento tra circostanze: la discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante il bilanciamento tra circostanze. Si è ribadito che la valutazione del giudice di merito sull’equivalenza tra l’attenuante del danno di lieve entità e l’aggravante della recidiva reiterata è una scelta discrezionale, non censurabile in sede di legittimità se la motivazione non è palesemente illogica o arbitraria.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Bilanciamento tra Circostanze: Quando la Decisione del Giudice è Insindacabile

Il tema del bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti rappresenta uno dei nodi cruciali del diritto penale, in quanto incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato i confini della discrezionalità del giudice di merito in questa delicata valutazione, chiarendo quando e come la sua decisione diventi insindacabile in sede di legittimità. La pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere il funzionamento del sistema sanzionatorio e i limiti del ricorso in Cassazione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente, già gravato da una recidiva reiterata (una circostanza aggravante), lamentava la mancata prevalenza della circostanza attenuante prevista dall’art. 62 n. 4 del codice penale, relativa all’aver cagionato un danno patrimoniale di speciale tenuità. La Corte d’Appello, infatti, aveva ritenuto le circostanze di segno opposto equivalenti tra loro, neutralizzandone gli effetti sulla pena finale. Secondo la difesa, questa valutazione era errata e meritava di essere riformata, sostenendo che l’attenuante dovesse prevalere sull’aggravante.

La Decisione della Corte di Cassazione sul bilanciamento tra circostanze

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno stabilito che il giudizio di bilanciamento tra circostanze eterogenee costituisce una valutazione discrezionale tipica del giudice di merito. Tale valutazione sfugge al sindacato della Cassazione a meno che non sia il risultato di un palese arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico. Se la decisione è supportata da una motivazione sufficiente, non può essere messa in discussione.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio consolidato, richiamando una fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite (n. 10713 del 2010). Il principio cardine è che il potere discrezionale del giudice nel bilanciare le circostanze è molto ampio. Per giustificare la soluzione dell’equivalenza, non è necessaria una motivazione complessa e dettagliata. È infatti considerata sufficiente una motivazione che si limiti a ritenere l’equivalenza la scelta più idonea a garantire l’adeguatezza della pena inflitta nel caso concreto. Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha ritenuto che le conclusioni del giudice d’appello fossero ragionate e argomentate, e quindi “incensurabili”. Contestare questa valutazione in sede di legittimità equivarrebbe a chiedere alla Cassazione una nuova e non consentita valutazione dei fatti, compito che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale nella distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La determinazione della pena, attraverso il bilanciamento tra circostanze, è un’attività che richiede una valutazione complessiva del fatto e della personalità dell’imputato, che solo il giudice di merito può compiere appieno. Le possibilità di ottenere una riforma di tale giudizio in Cassazione sono estremamente limitate e circoscritte ai soli casi di vizi logici macroscopici o di totale assenza di motivazione. Per gli operatori del diritto, ciò significa che le censure relative al bilanciamento delle circostanze devono essere argomentate in appello in modo estremamente solido, dimostrando l’irragionevolezza della scelta del primo giudice, poiché lo spazio per una rivalutazione in sede di legittimità è quasi nullo.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione del giudice sul bilanciamento tra circostanze attenuanti e aggravanti?
Sì, ma solo se la decisione del giudice di merito è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e non se si tratta di una valutazione discrezionale ben motivata.

Cosa si intende per motivazione sufficiente nel giudizio di equivalenza tra circostanze?
Secondo la Cassazione, è sufficiente che il giudice motivi la scelta dell’equivalenza ritenendola la soluzione più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena inflitta nel caso concreto.

In questo caso, perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito, che la Corte di Cassazione ha ritenuto sorretta da una motivazione logica e argomentata, e quindi non sindacabile in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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