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Bilanciamento circostanze: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza 12170/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso sul bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti. L’imputato, condannato per un reato di lieve entità, contestava la valutazione della pena. La Corte ha stabilito che la decisione del giudice di merito è insindacabile se non palesemente illogica o arbitraria, confermando la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento circostanze: la Cassazione stabilisce i limiti del ricorso

Il bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti è uno dei poteri più discrezionali del giudice penale, cruciale per determinare l’entità della pena. Tuttavia, questa discrezionalità non è assoluta. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 12170/2024) chiarisce i ristretti limiti entro cui è possibile contestare tale valutazione in sede di legittimità, confermando un orientamento ormai consolidato che porta spesso alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo, pronunciata dal Tribunale e confermata in appello, per un reato di lieve entità previsto dalla normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990). L’imputato ha deciso di ricorrere in Cassazione, non contestando la sua colpevolezza, ma focalizzando le sue censure esclusivamente su due aspetti del trattamento sanzionatorio: il giudizio di bilanciamento circostanze e l’eccessività della pena inflitta. In particolare, lamentava che le circostanze attenuanti generiche fossero state considerate solo equivalenti alla recidiva contestata, e non prevalenti.

I Limiti del Giudizio sul bilanciamento delle circostanze

Il cuore della questione giuridica non risiede nei fatti, ma nei poteri della Corte di Cassazione. Il ricorso dell’imputato chiedeva, in sostanza, una nuova e diversa valutazione del merito, ovvero un nuovo giudizio sul peso da attribuire alle attenuanti rispetto alle aggravanti. La Corte Suprema ha ribadito che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio, ma di un organo di legittimità. Ciò significa che non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Il sindacato della Cassazione sul giudizio di bilanciamento circostanze è confinato a un controllo esterno sulla logicità e coerenza della motivazione. L’intervento è possibile solo quando la decisione impugnata è frutto di un palese arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico, evenienze che non sono state riscontrate nel caso di specie.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione del giudice di merito di considerare equivalenti le circostanze attenuanti generiche e la recidiva è stata ritenuta sorretta da una motivazione sufficiente, congrua e priva di vizi logico-giuridici.

Le Motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata. Ha sottolineato che, in tema di valutazione degli elementi per la concessione delle attenuanti o per il giudizio di comparazione, è ammissibile anche una motivazione implicita o espressa con formule sintetiche. L’importante è che dal complesso della sentenza emerga una valutazione coerente con i criteri stabiliti dall’art. 133 del codice penale. Citando una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (n. 10713/2010), la Corte ha ribadito che le statuizioni relative al bilanciamento sono censurabili in cassazione solo se frutto di mero arbitrio o ragionamento illogico. Poiché nel caso esaminato la motivazione del giudice d’appello risultava ‘esistente, sufficiente, congrua, esente da vizi logico-giuridici ed idonea a dare conto del decisum’, il ricorso non poteva che essere respinto.

Le Conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione pratica: un ricorso per cassazione basato unicamente sulla richiesta di una diversa valutazione della pena o del bilanciamento circostanze ha scarse probabilità di successo se non si è in grado di dimostrare una palese illogicità o arbitrarietà nella decisione del giudice di merito. La dichiarazione di inammissibilità comporta, inoltre, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro. Questo conferma la necessità di ponderare attentamente i motivi di ricorso, evitando di adire la Suprema Corte per questioni che attengono alla valutazione discrezionale del giudice di merito.

Quando la Corte di Cassazione può annullare la decisione sul bilanciamento delle circostanze?
La Corte di Cassazione può intervenire solo quando la valutazione del giudice di merito è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Non può sostituire la propria valutazione, ma solo controllare la correttezza logico-giuridica della motivazione.

È sufficiente una motivazione sintetica per giustificare il bilanciamento delle circostanze?
Sì, secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, è ammessa anche una motivazione cosiddetta implicita o espressa con formule sintetiche, purché dal complesso della sentenza sia possibile ricostruire il ragionamento del giudice e la sua coerenza con i criteri di legge (art. 133 c.p.).

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, e non si ravvisa un’assenza di colpa da parte del ricorrente, quest’ultimo viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, il cui importo è stabilito dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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