Bilanciamento Circostanze: i Limiti al Ricorso in Cassazione
Il tema del bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti è cruciale nel processo penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 22369/2024) ribadisce un principio fondamentale: la valutazione del giudice di merito su questo punto è difficilmente contestabile in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o assente. Analizziamo insieme questa importante decisione.
I Fatti del Processo
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. L’unico motivo di doglianza riguardava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto alle aggravanti contestate. Secondo la difesa, la Corte territoriale aveva errato nel giudizio di bilanciamento, violando la legge e fornendo una motivazione carente.
La Decisione della Suprema Corte sul Bilanciamento Circostanze
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Gli Ermellini hanno chiarito che il motivo presentato era ‘indeducibile’, ovvero non proponibile in quella sede. La ragione è che la valutazione relativa al bilanciamento circostanze di segno opposto rientra nella discrezionalità del giudice di merito.
Il compito della Corte di Cassazione non è quello di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti, ma solo di verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. Nel caso di specie, la sentenza impugnata presentava una motivazione definita ‘sufficiente e non illogica’ e aveva tenuto in adeguata considerazione le argomentazioni difensive. Pertanto, non sussisteva alcun vizio che potesse essere fatto valere davanti alla Suprema Corte.
Le Motivazioni dell’Inammissibilità
La Corte ha sottolineato che un ricorso per Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. Contestare il giudizio di bilanciamento equivale a chiedere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. L’appello è ammissibile solo se si dimostra un vizio logico manifesto o una totale assenza di motivazione, circostanze non riscontrate nel provvedimento della Corte d’Appello. La decisione di quest’ultima, essendo adeguatamente argomentata, si sottrae a qualsiasi censura.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza conferma un orientamento consolidato: l’autonomia del giudice di merito nella ponderazione delle circostanze è ampia. Per la difesa, ciò significa che le argomentazioni a sostegno della prevalenza delle attenuanti devono essere solide e ben articolate già nei primi gradi di giudizio. In Cassazione, le possibilità di rimettere in discussione tale valutazione sono estremamente limitate e circoscritte a vizi gravi della motivazione. La conseguenza diretta dell’inammissibilità del ricorso è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, un monito sull’importanza di presentare ricorsi fondati su motivi legalmente ammissibili.
È possibile impugnare in Cassazione la decisione di un giudice sul bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione nel merito. L’impugnazione è ammissibile solo se la motivazione del giudice precedente è totalmente assente, manifestamente illogica o contraddittoria, ma non se è semplicemente una valutazione non condivisa dalla difesa.
Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘indeducibile’?
Significa che l’argomento sollevato non può essere esaminato dalla Corte di Cassazione. In questo caso, la richiesta di rivedere il bilanciamento delle circostanze è considerata una questione di merito, non di legittimità, e quindi non rientra tra i motivi per i quali si può ricorrere alla Suprema Corte.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso infondato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22369 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22369 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a CATANIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/05/2023 della CORTE APPELLO di ANCONA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, che contesta la violazione di legge ed il vizio motivazionale in relazione alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente sulle contestate aggravanti, è indeducibile poiché afferente a punto della decisione quale il bilanciamento tra circostanze di opposto segno sorretto da sufficiente e non illogica motivazione e da adeguato esame delle deduzioni difensive (si vedano, in particolare, pagg. 2 e 3 della sentenza impugnata);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 16/04/2024
Il Consigliere Estensore