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Bilanciamento circostanze: quando il ricorso è inammissibile

La Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso sulla quantificazione della pena. L’imputato lamentava la mancata doppia riduzione per due attenuanti. La Corte ha chiarito che il bilanciamento circostanze è unitario e, sebbene l’operazione del giudice di merito fosse errata, la riduzione concessa era già indebita a causa della recidiva ostativa, rendendo il ricorso privo di interesse concreto.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: Ricorso Inammissibile se Manca un Vantaggio Concreto

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 10549/2025, offre un importante chiarimento sul corretto bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti nel calcolo della pena. La decisione sottolinea un principio fondamentale: un ricorso è inammissibile se, anche in presenza di un errore di calcolo da parte del giudice, la sua correzione non porterebbe alcun beneficio pratico al condannato. Questo caso evidenzia come la presenza di una recidiva ‘ostativa’ possa vanificare le ragioni di un’impugnazione.

I Fatti di Causa

Un imputato ricorreva in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello di Bologna, lamentando un vizio nella determinazione della pena. Nello specifico, sosteneva che, pur essendogli state riconosciute due circostanze attenuanti, il giudice di merito avesse applicato una sola riduzione di pena, violando così la regola della ‘doppia riduzione’ prevista dall’articolo 63 del codice penale. Il suo unico motivo di ricorso si concentrava, quindi, su un presunto errore di calcolo e una violazione di legge nella quantificazione della sanzione.

Il Giudizio Unitario nel Bilanciamento Circostanze

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il caso, ha innanzitutto ribadito un principio cardine del diritto penale. Il giudizio di comparazione tra le circostanze aggravanti e attenuanti, disciplinato dall’articolo 69 del codice penale, ha un carattere unitario. Questo significa che il giudice non può operare un bilanciamento parziale, confrontando le attenuanti con una sola delle aggravanti contestate. Al contrario, è tenuto a effettuare una valutazione complessiva e simultanea di tutte le circostanze presenti nel caso concreto. L’operato del giudice di merito, che aveva applicato una sola riduzione a fronte di due attenuanti, era dunque effettivamente errato nella sua metodologia.

Le Motivazioni della Cassazione: la Carenza di Interesse

Tuttavia, la Suprema Corte ha spostato il focus su un aspetto decisivo: l’interesse ad agire del ricorrente. Sebbene il calcolo fosse errato, la riduzione di pena concessa era, a ben vedere, ‘indebitamente concessa’. La ragione risiede nella presenza di una recidiva reiterata e specifica a carico dell’imputato.

Questo tipo di recidiva, ai sensi dell’articolo 99, quarto comma, del codice penale, ha un effetto ‘ostativo’. Ciò significa che impedisce al giudice di considerare le circostanze attenuanti come prevalenti sull’aggravante della recidiva stessa. Pertanto, la riduzione di pena applicata in appello era già un errore a favore dell’imputato, che legalmente non ne avrebbe avuto diritto.

Di conseguenza, anche se la Corte avesse annullato la sentenza per correggere l’errore di calcolo, il risultato finale non sarebbe potuto essere più favorevole per il ricorrente. Anzi, una corretta applicazione della legge avrebbe probabilmente portato a una pena più severa. Venendo meno la possibilità di ottenere un ‘risultato concreto più favorevole’, il ricorso è stato giudicato inammissibile per carenza di interesse.

Conclusioni

La decisione in esame è un chiaro monito: l’impugnazione di una sentenza deve basarsi sulla possibilità reale di ottenere un vantaggio. Un errore procedurale o di calcolo da parte del giudice non è sufficiente a giustificare un ricorso se la sua correzione non porta a un esito migliore per chi impugna. In questo caso, il principio del bilanciamento circostanze si è scontrato con la rigidità della normativa sulla recidiva ostativa, rendendo di fatto inutile il tentativo del ricorrente di ottenere un ulteriore sconto di pena. L’ordinanza conferma che la giustizia non persegue la mera correzione formale degli errori, ma la tutela di interessi concreti e giuridicamente rilevanti.

È possibile bilanciare le attenuanti con una sola delle aggravanti presenti?
No, il giudizio di comparazione previsto dall’art. 69 c.p. è unitario. Il giudice deve procedere a una valutazione simultanea di tutte le circostanze (attenuanti e aggravanti) contestate e ritenute.

Cosa succede se il giudice di merito sbaglia il calcolo della pena ma il risultato è comunque più favorevole all’imputato?
Il ricorso dell’imputato può essere dichiarato inammissibile per carenza di interesse. Se, anche correggendo l’errore, l’imputato non potesse ottenere un risultato migliore di quello già avuto, non ha un interesse concreto a impugnare la decisione.

Qual è l’effetto della recidiva reiterata e specifica nel bilanciamento delle circostanze?
La recidiva reiterata (prevista dall’art. 99, quarto comma, c.p.) è ‘ostativa’, cioè impedisce al giudice di considerare le circostanze attenuanti come prevalenti sull’aggravante. Di conseguenza, la riduzione di pena basata sulla prevalenza delle attenuanti non è consentita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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