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Bilanciamento circostanze: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso che contestava il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito è insindacabile se sorretta da motivazione sufficiente e non illogica, come nel caso di specie, dove la decisione si fondava sulla negativa capacità a delinquere dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali. Il ricorso è stato giudicato generico e non specifico, confermando che il bilanciamento circostanze è un tipico giudizio discrezionale del merito.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’istituto del bilanciamento circostanze, previsto dall’articolo 69 del codice penale, è uno degli strumenti più significativi a disposizione del giudice per personalizzare la pena in base al caso concreto. Tuttavia, la sua applicazione è spesso oggetto di ricorso in Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce i rigidi limiti entro cui tale valutazione può essere contestata, sottolineando l’importanza della specificità dei motivi di ricorso e il vasto potere discrezionale del giudice di merito.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’unico motivo di doglianza riguardava il giudizio di comparazione tra le circostanze aggravanti e quelle attenuanti. La difesa sosteneva che il giudice di merito avesse errato nel considerare le circostanze equivalenti, anziché far prevalere le attenuanti, con conseguente applicazione di una pena più mite. Il ricorrente, quindi, chiedeva alla Corte di Cassazione di riformare questa valutazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Bilanciamento Circostanze

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: la valutazione relativa al bilanciamento circostanze è un’attività tipica del giudice di merito, che sfugge al sindacato di legittimità della Cassazione se è supportata da una motivazione sufficiente e non manifestamente illogica.

Secondo gli Ermellini, il ricorso presentato era carente sotto due profili fondamentali:
1. Mancanza di specificità: I motivi addotti erano generici e non si confrontavano in modo puntuale con le argomentazioni della sentenza impugnata, limitandosi a una critica astratta della decisione. L’articolo 581 del codice di procedura penale richiede, a pena di inammissibilità, che i motivi di ricorso siano specifici.
2. Natura apparente dell’impugnazione: Il ricorso ometteva di assolvere alla sua funzione tipica, ovvero quella di una critica argomentata. Non vi era correlazione tra la complessa motivazione della Corte d’Appello e le ragioni, eccessivamente semplicistiche, poste a fondamento dell’impugnazione.

Le Motivazioni: Il Ruolo del Giudice di Merito

La Corte ha ribadito che le statuizioni sul bilanciamento tra circostanze opposte implicano una valutazione discrezionale che non può essere messa in discussione in sede di legittimità, a meno che non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso di specie, i giudici di merito avevano ampiamente argomentato le ragioni del giudizio di equivalenza. In particolare, avevano valorizzato la negativa capacità a delinquere dell’imputato, desumibile dai suoi numerosi e specifici precedenti penali. Questa valutazione, basata su uno dei parametri previsti dall’articolo 133 del codice penale, è stata ritenuta congrua e logicamente fondata.

La Suprema Corte ha inoltre precisato che, per ritenere motivata la soluzione dell’equivalenza, non è necessaria un’analitica esposizione di tutti i criteri di valutazione. È sufficiente che il giudice di merito la ritenga la soluzione più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena, oppure che faccia riferimento anche a uno solo dei parametri dell’art. 133 c.p., come la capacità a delinquere.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: un ricorso in Cassazione che intenda contestare il bilanciamento circostanze non può limitarsi a esprimere un semplice dissenso rispetto alla decisione del giudice di merito. Per avere una speranza di accoglimento, deve essere costruito come una critica puntuale e argomentata, capace di dimostrare la manifesta illogicità o l’arbitrarietà della motivazione della sentenza impugnata. In assenza di tali vizi, il potere discrezionale del giudice di merito nella ponderazione delle circostanze rimane insindacabile, e il ricorso sarà inevitabilmente dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso sul bilanciamento delle circostanze viene considerato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando manca dei requisiti di specificità richiesti dalla legge, ovvero quando è generico, non si confronta con le argomentazioni della sentenza impugnata e non dimostra che la decisione del giudice sia arbitraria o manifestamente illogica.

Il giudice deve sempre fornire una motivazione analitica per il bilanciamento delle circostanze?
No, secondo la Corte di Cassazione, la motivazione può essere considerata sufficiente anche se il giudice si limita a ritenere l’equivalenza come la soluzione più idonea per l’adeguatezza della pena o fa riferimento a uno solo dei parametri previsti dall’art. 133 del codice penale (es. la capacità a delinquere).

Quali elementi ha considerato il giudice di merito in questo caso per giustificare il giudizio di equivalenza?
Il giudice di merito ha fondato ampiamente la sua decisione sulla negativa capacità a delinquere dell’imputato, come dimostrato dai suoi plurimi e specifici precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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