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Bilanciamento circostanze: quando il ricorso è inammissibile

Un imputato, condannato per tentato furto, ha presentato ricorso in Cassazione contestando il mancato riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche sulle aggravanti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il giudizio sul bilanciamento delle circostanze è una valutazione di merito discrezionale del giudice. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità se la motivazione non è palesemente illogica o arbitraria, essendo sufficiente anche quella che ritiene l’equivalenza tra circostanze la soluzione più idonea per l’adeguatezza della pena.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il bilanciamento delle circostanze: un potere discrezionale del giudice

Il bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti rappresenta uno dei momenti più delicati nella determinazione della pena. Ma fino a che punto questa valutazione del giudice di merito può essere contestata in Corte di Cassazione? Un’ordinanza recente offre un chiaro spunto di riflessione, confermando un principio consolidato: il sindacato di legittimità su tale giudizio è estremamente limitato. Analizziamo insieme il caso e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imputato, condannato in primo e secondo grado per il reato di tentato furto. La Corte d’Appello aveva confermato la sua responsabilità penale. L’unico motivo di doglianza sollevato davanti alla Suprema Corte riguardava la violazione dell’articolo 69 del codice penale. In particolare, il ricorrente lamentava che i giudici di merito non avessero ritenuto le circostanze attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti contestate, limitandosi a giudicarle equivalenti. A suo avviso, questa decisione era ingiusta e meritava di essere riformata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Con questa decisione, la Suprema Corte ha di fatto cristallizzato la condanna e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: la netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità.

Le Motivazioni sul bilanciamento delle circostanze

La Corte ha ribadito che il giudizio sul bilanciamento delle circostanze previsto dall’art. 69 c.p. è un’attività che rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere non è assoluto, ma il suo esercizio può essere censurato in sede di legittimità solo in casi eccezionali. Nello specifico, il ricorso può essere accolto solo se la motivazione della sentenza impugnata è frutto di mero arbitrio, è palesemente illogica o è del tutto assente.

Nel caso in esame, la Corte ha osservato che la decisione dei giudici di appello non presentava tali vizi. Richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 10713 del 2010), gli Ermellini hanno sottolineato come sia da considerarsi sufficientemente motivata anche la decisione che si limita a ritenere l’equivalenza tra le opposte circostanze come la soluzione più idonea a garantire “l’adeguatezza della pena irrogata in concreto”. In altre parole, non è necessario che il giudice si dilunghi in complesse argomentazioni: è sufficiente che la sua scelta appaia come un mezzo per commisurare una sanzione giusta ed equa rispetto alla gravità del fatto e alla personalità dell’imputato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento conferma che le statuizioni relative alla comparazione tra circostanze sono difficilmente attaccabili in Cassazione. L’imputato che intende contestare tale valutazione deve dimostrare un’evidente illogicità o un’arbitrarietà manifesta nel ragionamento del giudice di merito, un compito assai arduo. La decisione rafforza la discrezionalità del giudice di primo e secondo grado nella commisurazione della pena, riconoscendogli un ampio margine di valutazione per adeguare la sanzione alle specificità di ogni singolo caso. Per gli operatori del diritto, ciò significa che i motivi di ricorso su questo punto devono essere formulati con estremo rigore, evidenziando vizi logici macroscopici e non semplici divergenze di valutazione.

È possibile contestare in Cassazione la decisione del giudice sul bilanciamento delle circostanze?
No, di norma non è possibile. La valutazione sul bilanciamento delle circostanze è una prerogativa discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione è palesemente illogica, arbitraria o del tutto assente.

Quale motivazione è considerata sufficiente per giustificare un giudizio di equivalenza tra circostanze attenuanti e aggravanti?
Secondo l’ordinanza, è sufficiente anche la motivazione che giustifica la scelta dell’equivalenza come la soluzione più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena inflitta nel caso concreto, a patto che non sia arbitraria.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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