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Bilanciamento circostanze: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante il bilanciamento circostanze tra attenuanti generiche e recidiva. La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito, se dotata di motivazione sufficiente e non illogica, non è sindacabile in sede di legittimità, confermando la condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: i Limiti al Sindacato della Cassazione

Nel processo penale, la determinazione della pena è un momento cruciale che dipende da una complessa valutazione del giudice. Uno degli aspetti più delicati è il cosiddetto bilanciamento circostanze, ovvero il confronto tra gli elementi che aggravano il reato e quelli che, al contrario, lo attenuano. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6896/2024) ci offre un’importante lezione sui limiti entro cui questa valutazione può essere contestata in sede di legittimità.

I Fatti del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Firenze. L’unico motivo di doglianza sollevato dalla difesa riguardava proprio il bilanciamento circostanze. Nello specifico, si contestava la decisione dei giudici di secondo grado di considerare equivalenti le circostanze attenuanti generiche e la circostanza aggravante della recidiva qualificata (ai sensi dell’art. 99, secondo comma, del codice penale). Secondo il ricorrente, la Corte territoriale non aveva adeguatamente motivato la sua scelta, che di fatto impediva una riduzione della pena.

La Decisione della Cassazione e il Bilanciamento Circostanze

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente inammissibile. Secondo gli Ermellini, il motivo di ricorso proposto non era idoneo a superare il vaglio di legittimità. La Corte ha osservato che la sentenza impugnata, seppur sintetica sul punto, presentava una motivazione sufficiente e non illogica. La decisione di valorizzare i precedenti penali dell’imputato per negare la prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva rientra pienamente nel cosiddetto “giudizio di merito”, che non può essere riesaminato dalla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni: Giudizio di Merito e Limiti del Controllo di Legittimità

La motivazione alla base della decisione della Cassazione è fondamentale per comprendere i confini tra i diversi gradi di giudizio. Il bilanciamento circostanze è un’attività tipicamente discrezionale del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). A questi giudici spetta il compito di ponderare tutti gli elementi del caso concreto – la gravità del fatto, la personalità dell’imputato, i suoi precedenti, il suo comportamento processuale – per giungere a un giudizio di prevalenza, equivalenza o soccombenza tra attenuanti e aggravanti.

La Corte di Cassazione, invece, è giudice di legittimità: il suo ruolo non è quello di rifare il processo o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici precedenti, ma solo di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica, coerente e non contraddittoria. Pertanto, un ricorso che si limita a proporre una diversa e più favorevole valutazione delle circostanze, senza evidenziare un vizio logico palese nella motivazione del giudice di merito, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente giustificato la sua scelta, rendendo la decisione incensurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento ribadisce un principio consolidato: non basta essere in disaccordo con la valutazione del giudice per poterla impugnare con successo in Cassazione. È necessario dimostrare un vero e proprio “vizio della motivazione”, come la sua totale assenza, la sua manifesta illogicità o la sua palese contraddittorietà. In assenza di tali vizi, la discrezionalità del giudice di merito nel bilanciamento circostanze rimane insindacabile. Questa decisione comporta conseguenze pratiche significative: la dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato per l’imputato non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È possibile contestare in Cassazione come un giudice ha bilanciato le circostanze attenuanti e aggravanti?
Sì, ma solo se la motivazione della sentenza è totalmente assente, manifestamente illogica o contraddittoria. Non è possibile chiedere alla Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti, poiché questa attività rientra nel giudizio di merito riservato ai giudici di primo e secondo grado.

Cosa significa che un ricorso è ‘manifestamente inammissibile’?
Significa che il ricorso è privo in modo evidente dei requisiti richiesti dalla legge. In questi casi, come quello analizzato, la Corte lo dichiara inammissibile perché la censura sollevata invade il campo del giudizio di merito, non sindacabile in sede di legittimità se supportato da motivazione adeguata.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Come stabilito dall’ordinanza, la persona che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è determinato dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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