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Bilanciamento circostanze: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22893/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro la valutazione di equivalenza nel bilanciamento circostanze aggravanti e attenuanti. La Corte ha ribadito che tale giudizio è una valutazione di merito discrezionale del giudice, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione fornita è sufficiente e non manifestamente illogica.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: I Limiti al Controllo della Cassazione

Il bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti è uno degli aspetti più delicati e discrezionali del giudizio penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 22893/2024) ribadisce un principio fondamentale: questa valutazione, se correttamente motivata, non può essere messa in discussione in sede di legittimità. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il Caso in Esame: Un Ricorso contro la Valutazione delle Circostanze

Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello, ha presentato ricorso in Cassazione contestando un unico punto: il modo in cui i giudici avevano effettuato il bilanciamento circostanze previsto dall’art. 69 del codice penale. Secondo la difesa, la valutazione che aveva portato a considerare equivalenti le circostanze aggravanti e quelle attenuanti era errata. L’obiettivo del ricorso era ottenere un giudizio di prevalenza delle attenuanti, con una conseguente riduzione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione sul bilanciamento circostanze

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui il giudizio di comparazione tra circostanze di segno opposto costituisce una tipica valutazione di merito. In quanto tale, essa sfugge al controllo della Cassazione, a meno che non sia viziata da palesi errori logici o da una motivazione del tutto assente.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su tre pilastri fondamentali, chiarendo i confini tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

La Discrezionalità del Giudice di Merito

Il primo punto, ribadito con forza, è che il bilanciamento circostanze rientra nel potere discrezionale del giudice che valuta i fatti (il cosiddetto giudice di merito). Questo significa che spetta a lui, e solo a lui, soppesare gli elementi a carico e a favore dell’imputato per giungere a un giudizio di prevalenza, equivalenza o soccombenza delle circostanze attenuanti.

I Limiti del Sindacato di Legittimità

La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare le prove o i fatti. Il suo compito, definito ‘sindacato di legittimità’, è quello di verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Pertanto, la Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, a meno che la decisione impugnata non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico. A sostegno di questa tesi, viene richiamata un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 10713/2010).

La Sufficienza della Motivazione

Un altro aspetto cruciale è cosa si intende per ‘motivazione congrua’. Secondo la Corte, per giustificare un giudizio di equivalenza tra le circostanze, non è necessario che il giudice analizzi minuziosamente ogni singolo elemento. È sufficiente che la sua scelta sia ritenuta la più idonea a garantire l’adeguatezza della pena. La motivazione può essere considerata adeguata anche se fa riferimento a uno solo dei parametri indicati dall’art. 133 c.p. (gravità del reato e capacità a delinquere del reo). Nel caso specifico, i giudici di merito avevano ampiamente esplicitato le ragioni del loro convincimento, rendendo la motivazione immune da critiche.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio sul bilanciamento circostanze è un terreno quasi esclusivo del giudice di merito. Un ricorso in Cassazione basato unicamente sulla contestazione di tale valutazione ha scarse possibilità di successo, a meno che non si riesca a dimostrare un’evidente illogicità o un’assenza totale di motivazione. Per l’imputato, la conseguenza di un ricorso inammissibile non è solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

È possibile contestare in Cassazione il giudizio di bilanciamento delle circostanze fatto da un giudice?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale valutazione è un’attività discrezionale del giudice di merito e non è soggetta al suo controllo, a meno che la motivazione della decisione non sia manifestamente illogica, arbitraria o del tutto assente.

Cosa rende ‘sufficiente’ una motivazione sul bilanciamento delle circostanze per la Cassazione?
Una motivazione è ritenuta sufficiente quando il giudice di merito spiega in modo non contraddittorio le ragioni della sua scelta, ritenendola la più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena. È considerata valida anche se fa riferimento a uno solo dei parametri previsti dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere).

Qual è la conseguenza di un ricorso inammissibile in materia penale?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (nel caso specifico, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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