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Bilanciamento circostanze per recidivi: la Cassazione

Un soggetto condannato per tentato furto aggravato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la ricostruzione dei fatti e sollevando una questione di costituzionalità sul divieto di bilanciamento delle circostanze per i recidivi. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la valutazione dei fatti spetta ai giudici di merito e che il giudizio di equivalenza tra attenuanti e aggravanti era correttamente motivato non solo dalla legge, ma anche dalla personalità negativa dell’imputato, gravato da numerosi precedenti. Di conseguenza, la condanna è stata confermata.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: la Cassazione sul Ruolo della Personalità del Recidivo

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, offre un’importante chiave di lettura sul tema del bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti, specialmente nei casi che coinvolgono soggetti recidivi. La Corte ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per tentato furto aggravato, confermando che la valutazione della personalità del reo rimane un criterio fondamentale e discrezionale del giudice di merito, anche di fronte a specifici divieti normativi.

I Fatti del Caso: Tentato Furto e Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto in abitazione aggravato, emessa dal Tribunale di Rovereto e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Trento. L’imputato, riconosciuto dalla persona offesa come l’autore di prelievi illeciti effettuati con un bancomat rubato poco prima, ha presentato ricorso in Cassazione. I motivi del ricorso erano due: in primo luogo, una critica alla ricostruzione dei fatti e alla valutazione delle prove, ritenuta insufficiente; in secondo luogo, una questione di legittimità costituzionale dell’articolo 69, comma IV, del codice penale, che vieta il giudizio di prevalenza delle attenuanti sulla recidiva reiterata.

L’Inammissibilità delle Censure di Merito

La Corte di Cassazione ha immediatamente dichiarato inammissibile il primo motivo di ricorso. Come consolidato orientamento giurisprudenziale, il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti o delle prove. Il compito della Cassazione è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione congrua, esauriente e logica per attribuire la responsabilità penale all’imputato, basandosi sul riconoscimento effettuato dalla vittima. Tentare di ottenere una ricostruzione alternativa dei fatti in sede di Cassazione costituisce una censura di merito, che esula dalle competenze della Corte Suprema.

Il Nocciolo della Questione: il Bilanciamento Circostanze e la Recidiva

Il secondo motivo, più tecnico, riguardava il bilanciamento circostanze. L’imputato lamentava che il divieto imposto dall’art. 69 c.p. di considerare le attenuanti prevalenti sulla recidiva fosse incostituzionale. La Corte ha ritenuto la questione non rilevante nel caso di specie. La decisione della Corte d’Appello di non concedere la prevalenza delle attenuanti non si fondava unicamente sul divieto di legge. Al contrario, era solidamente argomentata sulla base di una valutazione complessiva della personalità dell’imputato.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha evidenziato come i giudici di merito avessero giustificato il giudizio di equivalenza tra le circostanze (e non di prevalenza delle attenuanti) in ragione dei “numerosi, specifici e recenti precedenti penali dell’imputato”. La decisione, quindi, non era un mero automatismo legale, ma il risultato di una valutazione discrezionale, tipica del giudizio di merito. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: le decisioni sul bilanciamento circostanze sfuggono al sindacato di legittimità se non sono frutto di arbitrio o di ragionamento palesemente illogico e se sono supportate da una motivazione sufficiente. In questo caso, la motivazione era più che adeguata. I giudici hanno considerato, in modo congruo, che la “negativa personalità dell’imputato, gravato da plurimi precedenti anche per furto, non fosse meritevole di una applicazione delle riconosciute attenuanti con giudizio di prevalenza”.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma che la valutazione della personalità del reo e della sua storia criminale è un pilastro del giudizio sulla commisurazione della pena. Anche in presenza di norme che pongono limiti al bilanciamento circostanze, la discrezionalità del giudice, se correttamente motivata, rimane sovrana. La decisione di non far prevalere le attenuanti non era un’applicazione cieca della legge, ma una scelta ponderata basata sulla pericolosità sociale e sulla mancanza di meritevolezza del reo. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Può la Corte di Cassazione riesaminare i fatti di un processo?
No, la Corte di Cassazione si limita a un giudizio di legittimità, ovvero controlla la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, senza poter entrare nel merito della ricostruzione dei fatti, che è di competenza dei giudici dei gradi precedenti.

Perché la questione di costituzionalità sul bilanciamento delle circostanze è stata ritenuta non rilevante?
Perché la decisione del giudice di merito di non far prevalere le attenuanti sulla recidiva non si basava unicamente sul divieto di legge (art. 69, comma IV, c.p.), ma era ampiamente motivata dalla valutazione negativa della personalità dell’imputato, desunta dai suoi numerosi e specifici precedenti penali.

Qual è la conseguenza quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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