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Bilanciamento circostanze nel reato di immigrazione

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, stabilendo un importante principio sul bilanciamento circostanze. La Corte ha confermato che, in presenza di determinate aggravanti (art. 12, comma 3-bis, D.Lgs. 286/1998), il giudice non può considerare le attenuanti generiche come prevalenti o equivalenti, anche se un’altra aggravante è stata esclusa. Questa decisione consolida un regime sanzionatorio più severo per tali reati, limitando la discrezionalità del giudice nel mitigare la pena.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze nel Reato di Immigrazione: Il Divieto della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43149 del 2024, ha affrontato un tema cruciale in materia di reati legati all’immigrazione: il bilanciamento circostanze. La pronuncia chiarisce i limiti imposti al giudice nella valutazione delle attenuanti generiche quando sussistono specifiche aggravanti, delineando un quadro normativo di particolare rigore. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche.

La Vicenda Processuale

Il caso riguarda un soggetto condannato in primo grado per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con la contestazione di diverse aggravanti, tra cui l’aver agito in concorso con più persone, aver favorito l’ingresso di un numero superiore a cinque persone e aver agito con fine di profitto. La pena inizialmente inflitta era stata oggetto di vari passaggi giudiziari.

Una precedente pronuncia della Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza d’appello, ma solo limitatamente all’aggravante del fine di profitto, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova determinazione della pena. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, escludeva tale aggravante e ricalcolava la sanzione, ma senza effettuare un nuovo giudizio di comparazione tra le aggravanti residue e le attenuanti generiche già riconosciute.

L’imputato ha quindi proposto un nuovo ricorso in Cassazione, sostenendo che, una volta venuta meno una delle aggravanti più pesanti, il giudice avrebbe dovuto procedere al bilanciamento circostanze ai sensi dell’art. 69 c.p., potenzialmente dichiarando le attenuanti prevalenti sulle aggravanti rimaste.

Il Divieto di Bilanciamento Circostanze nell’Art. 12

Il cuore della questione risiede nella complessa architettura dell’art. 12 del Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs. 286/1998). Questo articolo prevede diverse circostanze aggravanti:

* Comma 3: Elenca una serie di ipotesi specifiche (es. numero di persone, uso di violenza).
* Comma 3-bis: Stabilisce un aumento di pena se ricorrono due o più delle ipotesi del comma 3.
* Comma 3-ter: Prevede un ulteriore aumento di pena per specifiche condotte, come l’agire a fine di profitto.
* Comma 3-quater: Contiene la norma chiave del caso. Esso vieta espressamente che le attenuanti (diverse da quelle degli artt. 98 e 114 c.p.) possano essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto alle aggravanti dei commi 3-bis e 3-ter.

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, spiegando in modo chiaro il funzionamento di questo meccanismo.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha chiarito che, anche dopo l’esclusione dell’aggravante del fine di profitto (comma 3-ter), nel caso di specie residuavano comunque due aggravanti del comma 3 (il concorso di tre o più persone e l’ingresso illegale di cinque o più persone). La contemporanea presenza di queste due circostanze attiva automaticamente l’aggravante speciale del comma 3-bis.

Di conseguenza, anche in assenza dell’aggravante del profitto, rimaneva applicabile il divieto di bilanciamento imposto dal comma 3-quater. Questo comma crea una deroga alla regola generale dell’art. 69 c.p., sottraendo al giudice la possibilità di far prevalere le attenuanti generiche. La Corte d’Appello, quindi, ha agito correttamente: ha determinato la pena base, l’ha aumentata in ragione delle aggravanti dei commi 3 e 3-bis, e solo su questo importo ha applicato la riduzione per le attenuanti generiche, senza alcuna comparazione.

Conclusioni

La sentenza ribadisce l’orientamento consolidato, anche delle Sezioni Unite, sulla particolare severità voluta dal legislatore per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La presenza di più circostanze aggravanti tra quelle elencate nel comma 3 dell’art. 12 crea una sorta di ‘scudo’ normativo che impedisce l’applicazione del bilanciamento circostanze a favore dell’imputato. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la strategia difensiva non può contare sulla prevalenza delle attenuanti generiche in questi contesti, essendo il trattamento sanzionatorio rigidamente predeterminato dalla legge in presenza di tali aggravanti.

Nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, le attenuanti generiche possono sempre essere bilanciate con le aggravanti?
No. La sentenza chiarisce che quando ricorrono due o più delle aggravanti previste dal comma 3 dell’art. 12, D.Lgs. 286/1998 (integrando così l’aggravante del comma 3-bis), scatta il divieto di bilanciamento previsto dal comma 3-quater. Le attenuanti non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti.

Cosa succede se una delle aggravanti contestate viene esclusa dal giudice?
Se, nonostante l’esclusione di un’aggravante (in questo caso, quella del fine di profitto), ne residuano almeno due tra quelle indicate nel comma 3 dell’art. 12, l’aggravante del comma 3-bis rimane valida e, di conseguenza, persiste il divieto di bilanciare le attenuanti generiche.

Come si calcola la pena in presenza del divieto di bilanciamento?
Il giudice deve prima determinare la pena base, aumentarla per le circostanze aggravanti riconosciute (quelle dei commi 3 e 3-bis) e solo sulla pena così determinata può applicare le riduzioni per le eventuali attenuanti generiche riconosciute, senza una previa comparazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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