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Bilanciamento circostanze: limiti per rapina aggravata

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza di patteggiamento in appello per rapina aggravata. La Corte ha ribadito che per questo tipo di reato vige il divieto di bilanciamento circostanze, come previsto dall’art. 69-bis del codice penale, rendendo legittimo il calcolo della pena che non ha tenuto conto delle attenuanti generiche per ridurre la pena base aumentata per le aggravanti.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze e Rapina Aggravata: i Chiarimenti della Cassazione

Il tema del bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti rappresenta un nodo cruciale nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui limiti di tale istituto, in particolare con riferimento al grave reato di rapina aggravata. La decisione chiarisce in modo inequivocabile quando le circostanze attenuanti non possono essere utilizzate per ‘neutralizzare’ l’effetto delle aggravanti, delineando un perimetro normativo molto rigido.

I Fatti del Caso: Dal Concordato in Appello al Ricorso

Il caso trae origine da una condanna in primo grado per i reati di rapina aggravata, lesioni personali e ricettazione, unificati dal vincolo della continuazione. L’imputato aveva proposto appello e, in quella sede, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena (il cosiddetto ‘concordato in appello’ o patteggiamento in appello, ex art. 599-bis c.p.p.), che la Corte d’Appello aveva accolto.

Nonostante l’accordo, la difesa ha successivamente proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge nella quantificazione della pena. Nello specifico, si contestava il fatto che la diminuzione per le circostanze attenuanti generiche fosse stata applicata solo dopo l’aumento per le aggravanti e la recidiva, sostenendo che tale calcolo fosse illegittimo e che le attenuanti avrebbero dovuto essere bilanciate con le aggravanti sin dall’inizio.

Il Divieto di Bilanciamento Circostanze nella Rapina Aggravata

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’articolo 69-bis del codice penale. Questa norma pone un’eccezione alla regola generale del bilanciamento circostanze, stabilendo un divieto esplicito per una serie di reati di particolare gravità, elencati nell’articolo 407, comma 2, lettera a) del codice di procedura penale.

Tra questi reati rientra anche la rapina aggravata ai sensi del terzo comma dell’articolo 628 del codice penale. La legge, in questi casi, impedisce al giudice di considerare le circostanze attenuanti (ad eccezione di quelle speciali) come prevalenti o equivalenti rispetto a determinate aggravanti, tra cui la recidiva qualificata. Di conseguenza, l’aumento di pena per tali aggravanti deve essere sempre applicato, senza possibilità di ‘sconti’ derivanti dalle attenuanti comuni.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente inammissibile. I giudici hanno sottolineato che la doglianza del ricorrente si fondava su motivi non consentiti dalla legge, ignorando il chiaro divieto imposto dall’art. 69-bis c.p.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state nette e lineari. La sentenza di primo grado, confermata nell’accordo in appello, aveva correttamente calcolato la pena. Essa aveva prima determinato la pena base per la rapina aggravata, l’aveva aumentata per la recidiva reiterata e specifica, e solo successivamente aveva applicato le riduzioni. Questo procedimento è l’unico legittimo quando opera il divieto di bilanciamento. La pretesa del ricorrente di applicare le attenuanti in modo diverso si scontrava direttamente con il testo della legge. La Corte ha quindi affermato che non sussisteva alcuna violazione di legge, in quanto il calcolo della pena era avvenuto in piena conformità con le norme che regolano il bilanciamento circostanze per i reati più gravi.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma un principio fondamentale: per i reati di elevato allarme sociale, come la rapina aggravata, il legislatore ha scelto di limitare la discrezionalità del giudice nel mitigare la pena. Il divieto di bilanciamento previsto dall’art. 69-bis c.p. non ammette deroghe e impone un calcolo della pena più severo, che non può essere ‘addolcito’ dalla presenza di circostanze attenuanti generiche. La declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, serve anche da monito contro la presentazione di ricorsi basati su argomentazioni palesemente infondate e contrarie a chiare disposizioni normative.

È sempre possibile applicare il bilanciamento delle circostanze tra attenuanti e aggravanti?
No. L’ordinanza chiarisce che per alcuni reati di particolare gravità, come la rapina aggravata ai sensi dell’art. 628, comma 3, c.p., l’art. 69-bis del codice penale vieta espressamente al giudice di effettuare il giudizio di bilanciamento, imponendo l’applicazione degli aumenti per le aggravanti contestate.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché basato su motivi non consentiti. La richiesta di bilanciare le circostanze, in un caso in cui la legge lo vieta esplicitamente, costituisce una violazione manifesta della normativa, rendendo l’impugnazione priva di fondamento giuridico.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
Quando un ricorso in Cassazione è dichiarato inammissibile per colpa evidente del proponente, l’art. 616 del codice di procedura penale prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle Ammende a titolo di sanzione, come avvenuto nel caso di specie con una condanna a pagare tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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