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Bilanciamento circostanze: la recidiva e le attenuanti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la decisione dei giudici di merito sul corretto bilanciamento circostanze. La Corte chiarisce che, in presenza di recidiva reiterata, solo le attenuanti ad effetto speciale possono prevalere, escludendo la possibilità di concedere un’ulteriore riduzione di pena per le attenuanti generiche, ritenute inammissibili.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: Quando la Recidiva Impedisce lo Sconto di Pena

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame offre un importante chiarimento sul tema del bilanciamento circostanze nel diritto penale, in particolare quando un imputato è gravato da recidiva reiterata. La decisione sottolinea i rigidi paletti imposti dal legislatore al potere discrezionale del giudice nel determinare la pena, ribadendo principi consolidati e cruciali per la difesa tecnica. Analizziamo i dettagli della vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

Il Caso in Esame: Ricorso contro la Determinazione della Pena

Un soggetto, condannato nei primi due gradi di giudizio, presentava ricorso per Cassazione lamentando, tra le altre cose, l’illegittimità e l’illogicità della motivazione con cui era stata determinata la sua pena. In particolare, la difesa contestava la correttezza del giudizio di comparazione tra le circostanze aggravanti e quelle attenuanti. L’imputato, infatti, era stato riconosciuto colpevole di un reato contro il patrimonio ed era gravato da una recidiva reiterata e specifica.

La Corte d’Appello, pur negando le circostanze attenuanti generiche proprio a causa della recidiva, aveva riconosciuto un’attenuante specifica, quella relativa al valore tenue dei beni oggetto del delitto (prevista dall’art. 648, comma 4 c.p.), e l’aveva giudicata prevalente sulla recidiva stessa. Il ricorrente, tuttavia, riteneva che la motivazione fosse errata e che la pena dovesse essere ulteriormente ridotta.

La Decisione della Cassazione e il Bilanciamento Circostanze

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno confermato la piena correttezza del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello, ritenendolo in linea con la consolidata giurisprudenza di legittimità.

Il cuore della decisione si concentra sull’applicazione dell’articolo 69, comma 4, del codice penale. Questa norma stabilisce un divieto quasi assoluto: quando l’imputato è un recidivo reiterato, il giudice non può considerare le circostanze attenuanti (ad eccezione di alcune specifiche) come prevalenti sull’aggravante della recidiva.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che il giudice di merito ha agito correttamente su due fronti. In primo luogo, ha giustamente ritenuto inammissibile il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) a causa della presenza della recidiva reiterata. La legge, infatti, pone un limite chiaro al potere del giudice in questi casi, impedendo che attenuanti non tipizzate possano neutralizzare la maggiore pericolosità sociale dimostrata dal reo.

In secondo luogo, la Corte ha confermato la correttezza del giudizio di prevalenza dell’unica attenuante applicabile, quella per il tenue valore del bene. Quest’ultima, infatti, è un’attenuante cosiddetta “ad effetto speciale”, ovvero una di quelle per cui la legge prevede una diminuzione della pena in misura autonoma e non generica. Solo queste attenuanti speciali, secondo la giurisprudenza consolidata (richiamata la sentenza n. 42568/2022), possono sfuggire al divieto di prevalenza imposto dall’art. 69, comma 4 c.p.

Di conseguenza, la pena base è stata correttamente determinata tenendo conto di questa sola attenuante prevalente, senza poter essere ulteriormente ridotta in virtù di attenuanti generiche, che erano state correttamente escluse in radice.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la recidiva reiterata rappresenta un ostacolo significativo all’ottenimento di sconti di pena basati sulle circostanze attenuanti generiche. Il bilanciamento circostanze in questi casi è governato da regole rigide che lasciano poco spazio alla discrezionalità del giudice. La decisione evidenzia l’importanza di distinguere tra attenuanti comuni, generiche e quelle “ad effetto speciale”, poiché solo queste ultime hanno la forza di prevalere sulla recidiva qualificata. Per la difesa, ciò significa che, in presenza di un assistito con tali precedenti, la strategia processuale deve concentrarsi sull’eventuale sussistenza di attenuanti speciali, essendo quasi impossibile ottenere una riduzione di pena basata su considerazioni generiche sulla condotta dell’imputato.

Le circostanze attenuanti generiche possono sempre prevalere sulla recidiva?
No, l’art. 69, comma 4 del codice penale stabilisce che, in caso di recidiva reiterata, le circostanze attenuanti generiche non possono essere ritenute prevalenti sull’aggravante della recidiva.

Cosa significa che un’attenuante è “ad effetto speciale”?
È un’attenuante per la quale la legge prevede una diminuzione di pena determinata in modo specifico e non generico (ad esempio, “la pena è diminuita da un terzo alla metà”). Secondo la giurisprudenza, solo queste attenuanti possono essere considerate prevalenti sulla recidiva reiterata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure mosse alla sentenza d’appello sono state ritenute manifestamente infondate. Il giudice di merito aveva correttamente applicato i principi di legge e la giurisprudenza consolidata sul bilanciamento tra circostanze, in particolare riguardo al divieto di prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva reiterata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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