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Bilanciamento circostanze: la decisione della Cassazione

Un imprenditore, condannato per bancarotta fraudolenta, ha impugnato in Cassazione la valutazione sul bilanciamento circostanze. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando l’equivalenza tra le attenuanti generiche (ruolo minore e incensuratezza) e l’aggravante del danno di rilevante gravità, ritenendo la motivazione del giudice di merito logica e adeguata.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: Quando Attenuanti e Aggravanti si Equivalgono

Il bilanciamento circostanze è uno degli esercizi più delicati e discrezionali del giudice penale. Si tratta di soppesare gli elementi a favore dell’imputato (attenuanti) e quelli a suo sfavore (aggravanti) per giungere a una pena giusta ed equa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 38423/2024) offre un chiaro esempio di come questo giudizio venga condotto e dei limiti entro cui può essere sindacato in sede di legittimità, specialmente in un caso complesso di bancarotta fraudolenta.

I Fatti e l’Iter Processuale

Un imprenditore veniva condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per diverse condotte di bancarotta fraudolenta, aggravate dal danno di rilevante gravità. La Corte d’Appello, in un secondo momento, riformava parzialmente la sentenza: assolveva l’imputato da alcune accuse, confermando la responsabilità per la distrazione di un ramo d’azienda. I giudici di secondo grado riconoscevano le circostanze attenuanti generiche (per il ruolo minore rispetto al padre coimputato e per l’adeguamento della pena al fatto) e le ritenevano equivalenti all’aggravante residua, riducendo la pena a tre anni.

Questa decisione sul bilanciamento circostanze veniva però annullata dalla Corte di Cassazione una prima volta per un difetto di motivazione, con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio sul punto. La Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, confermava la precedente valutazione di equivalenza. Contro quest’ultima sentenza, la difesa dell’imprenditore proponeva un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando che il giudice non avesse effettuato una reale comparazione tra le circostanze.

La Decisione della Cassazione sul Bilanciamento Circostanze

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Secondo gli Ermellini, il giudice del rinvio ha colmato la precedente lacuna motivazionale, spiegando in modo congruo e logico le ragioni della sua decisione. La Corte ha sottolineato che il giudizio di bilanciamento è un potere valutativo riservato al giudice di merito e non può essere riesaminato in sede di legittimità se la motivazione è esente da vizi logici o violazioni di legge.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha validato il ragionamento del giudice d’appello, il quale aveva correttamente ponderato tutti gli elementi in gioco. Da un lato, le attenuanti generiche erano state riconosciute per il ruolo meno centrale dell’imputato e per la necessità di commisurare la pena al fatto specifico. Dall’altro lato, l’aggravante del danno di rilevante gravità assumeva un peso specifico enorme. La condotta fraudolenta aveva, infatti, completamente ‘svuotato’ la struttura aziendale della società fallita. La cessione del ramo d’azienda era avvenuta per un corrispettivo irrisorio e mai versato, cagionando un danno ingente ai creditori. Inoltre, l’intensità del dolo era stata giudicata significativa, poiché l’operazione era avvenuta solo quattro mesi prima della messa in liquidazione della società e nello stesso anno della dichiarazione di fallimento. Di fronte a una motivazione così precisa e accurata, la Cassazione ha concluso che le doglianze della difesa si traducevano in una richiesta di rilettura del merito, inammissibile in quella sede.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione del bilanciamento circostanze è ampiamente discrezionale per il giudice di merito. La Corte di Cassazione interviene solo se la motivazione è palesemente illogica, contraddittoria o inesistente. Questo caso dimostra che, anche in presenza di elementi a favore dell’imputato come l’incensuratezza o un ruolo non di vertice, la particolare gravità del fatto (in termini di danno economico e intensità dell’intento criminale) può giustificare pienamente un giudizio di equivalenza, impedendo un’ulteriore riduzione della pena. La decisione sottolinea l’importanza per i giudici di merito di esplicitare chiaramente il percorso logico seguito nel soppesare le diverse circostanze, al fine di rendere il loro giudizio immune da censure in sede di legittimità.

Quando il giudice può ritenere equivalenti le circostanze attenuanti e aggravanti?
Il giudice può ritenerle equivalenti quando, nel suo giudizio discrezionale, ritiene che il peso delle circostanze a favore dell’imputato (es. ruolo minore, incensuratezza) sia controbilanciato dalla gravità di quelle a suo sfavore (es. danno di rilevante gravità, intensità del dolo). La decisione deve essere basata su una motivazione logica e coerente.

Quali elementi ha considerato la Corte per valutare la gravità del danno nella bancarotta?
La Corte ha considerato che la condotta fraudolenta (cessione di un ramo d’azienda) aveva totalmente svuotato la struttura aziendale della società, che la cessione era avvenuta per un corrispettivo esiguo e mai versato, e che l’atto aveva causato un ingente danno ai creditori, come dimostrato anche dai profitti realizzati dalla società acquirente negli anni successivi.

Il giudizio di bilanciamento tra circostanze può essere riesaminato dalla Corte di Cassazione?
No, il giudizio di bilanciamento è riservato al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità (davanti alla Corte di Cassazione), a meno che la motivazione del provvedimento non sia manifestamente illogica, contraddittoria o giuridicamente errata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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