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Bilanciamento circostanze: la decisione del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante il mancato bilanciamento delle circostanze attenuanti generiche in prevalenza sulla recidiva qualificata. La Corte ha chiarito che, per legge, la prevalenza è preclusa in questi casi e che il giudizio di equivalenza concesso dal giudice di merito rappresenta la soluzione più favorevole. Viene inoltre ribadito che la valutazione sul bilanciamento circostanze è una decisione discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se non per vizi di motivazione manifesti.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento circostanze: quando la valutazione del giudice è insindacabile

Il tema del bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti nel processo penale è cruciale per la determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 43312/2024) ci offre l’occasione per approfondire i limiti del potere del giudice e le possibilità di impugnazione. La decisione chiarisce quando la valutazione discrezionale del giudice di merito diventa definitiva, specialmente in presenza di una recidiva qualificata.

Il caso in esame

Un imputato, già condannato in passato, ricorreva in Cassazione lamentando la mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche in prevalenza rispetto all’aggravante della recidiva. Il ricorrente sosteneva che il giudice d’appello avesse errato nel limitarsi a dichiarare l’equivalenza tra le circostanze opposte, senza riconoscere un peso maggiore a quelle a suo favore. L’obiettivo del ricorso era ottenere una pena più mite attraverso un diverso e più favorevole bilanciamento circostanze.

Il bilanciamento circostanze secondo la Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile. La motivazione si fonda su due pilastri fondamentali del nostro ordinamento penale.

In primo luogo, la Corte ha evidenziato una preclusione normativa. L’articolo 69, quarto comma, del codice penale, vieta al giudice di considerare prevalenti le circostanze attenuanti generiche quando l’imputato è un recidivo qualificato ai sensi dell’articolo 99, quarto comma. Di conseguenza, nel caso specifico, il giudizio di equivalenza (che neutralizza gli effetti di aggravanti e attenuanti) non era solo una scelta corretta, ma rappresentava la possibilità più favorevole che la legge consentiva all’imputato.

Le motivazioni della decisione

I giudici di legittimità hanno colto l’occasione per ribadire un principio consolidato, già affermato dalle Sezioni Unite. Il giudizio di comparazione tra circostanze di segno opposto rientra nella valutazione discrezionale tipica del giudice di merito. Questa valutazione non può essere messa in discussione davanti alla Corte di Cassazione, a meno che non sia il risultato di un palese arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e sia priva di una motivazione sufficiente. Nel caso di specie, la Corte d’appello aveva giustificato la sua scelta, ritenendo l’equivalenza la soluzione più idonea a garantire l’adeguatezza della pena inflitta. Questa motivazione, anche se sintetica, è stata considerata sufficiente e non illogica, precludendo così ogni ulteriore sindacato.

Conclusioni

L’ordinanza conferma che il potere del giudice di merito nel bilanciamento circostanze è molto ampio, ma non illimitato. Esistono precisi limiti legali, come il divieto di prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva qualificata. Al di fuori di questi limiti, la scelta tra prevalenza, equivalenza o soccombenza delle attenuanti è sindacabile in Cassazione solo in caso di vizi macroscopici della motivazione. Per l’imputato, ciò significa che contestare tale valutazione richiede la dimostrazione di un’irragionevolezza manifesta, e non semplicemente la speranza in un esito più favorevole. La decisione ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. La legge (art. 69, quarto comma, cod. pen.) vieta di concedere la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sulla recidiva qualificata (art. 99, quarto comma, cod. pen.), pertanto la decisione del giudice di merito di concedere l’equivalenza era la più favorevole possibile per il ricorrente.

La valutazione del giudice sul bilanciamento delle circostanze può essere sempre contestata in Cassazione?
No. La valutazione relativa al bilanciamento tra circostanze opposte è una decisione discrezionale del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione è palesemente illogica, arbitraria o del tutto assente, ma non per riesaminare la scelta nel merito.

Cosa significa ‘giudizio di equivalenza’ tra circostanze?
Significa che il giudice considera le circostanze attenuanti (a favore dell’imputato) e quelle aggravanti (a suo sfavore) come se avessero lo stesso peso. Di conseguenza, esse si neutralizzano a vicenda e la pena viene calcolata sulla base del reato base, senza aumenti né diminuzioni legati a tali circostanze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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