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Bilanciamento circostanze: la decisione del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la condanna per un reato di droga. La Corte ha ribadito che il bilanciamento circostanze tra attenuanti generiche e recidiva è un potere discrezionale del giudice di merito. Se la motivazione è logica e basata su elementi concreti, come la commissione del reato durante gli arresti domiciliari, la decisione sulla pena non può essere riesaminata in sede di legittimità.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: Quando la Valutazione del Giudice è Insindacabile

Il bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti è uno dei momenti più delicati nel processo penale, in quanto incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale: la valutazione del giudice di merito su questo punto è ampiamente discrezionale e non può essere messa in discussione in sede di legittimità, a meno che non presenti vizi logici evidenti. Analizziamo il caso per comprendere meglio i confini di questo potere.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato dalla Corte d’Appello a due anni e otto mesi di reclusione e 6.000 euro di multa per un reato legato agli stupefacenti, aggravato dalla recidiva. L’imputato presentava ricorso in Cassazione lamentando due aspetti principali:
1. Un errato trattamento sanzionatorio, in particolare per la decisione dei giudici di considerare equivalenti le attenuanti generiche e la recidiva contestata, invece di far prevalere le prime.
2. Il diniego della sanzione sostitutiva, che avrebbe evitato la pena detentiva in carcere.

Il ricorrente, in sostanza, chiedeva una pena più mite, ritenendo che i giudici non avessero valutato correttamente gli elementi a suo favore.

Il Bilanciamento delle Circostanze secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il primo motivo di ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito che il bilanciamento circostanze è un’attività riservata al giudice di merito. Questo significa che spetta al tribunale e alla corte d’appello valutare se le circostanze aggravanti (come la recidiva) debbano prevalere, equivalere o soccombere rispetto a quelle attenuanti (come le generiche).

La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione della decisione è manifestamente illogica o contraddittoria. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano fondato la loro decisione sulla gravità della condotta e sulla personalità dell’imputato, facendo riferimento ai criteri dell’art. 133 del codice penale. Questo approccio è stato ritenuto del tutto corretto e privo di vizi.

Diniego della Sanzione Sostitutiva e Proclività al Delitto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Corte ha sottolineato un elemento fattuale decisivo: il reato era stato commesso mentre l’imputato si trovava già agli arresti domiciliari per un’altra causa.

Questo dettaglio è stato considerato dai giudici come un forte indicatore della “proclività al delitto” del soggetto, ovvero della sua persistente inclinazione a violare la legge nonostante fosse già sottoposto a una misura restrittiva. Tale circostanza, secondo un percorso argomentativo ritenuto logico, giustificava pienamente sia la severità nel bilanciamento circostanze sia il rifiuto di concedere una sanzione sostitutiva.

Le Motivazioni

La decisione della Corte di Cassazione si fonda sul principio della manifesta infondatezza del ricorso. Il ragionamento dei giudici di merito è stato considerato congruo e ben argomentato. Essi hanno correttamente valutato la personalità del reo e la gravità oggettiva del fatto, aggravato dalla condizione soggettiva di trovarsi agli arresti domiciliari. La scelta di equiparare le attenuanti alla recidiva e di negare pene alternative non è apparsa come una violazione di legge, ma come il logico esito di una valutazione discrezionale ben esercitata. Di conseguenza, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, ribadisce che contestare il bilanciamento circostanze in Cassazione è un’impresa ardua: è necessario dimostrare un’irragionevolezza palese nella motivazione del giudice, non semplicemente un disaccordo sulla pena. In secondo luogo, evidenzia come la condotta dell’imputato durante l’esecuzione di altre misure cautelari o pene sia un fattore di enorme peso nella valutazione della sua pericolosità sociale e, di conseguenza, nella determinazione del trattamento sanzionatorio. Commettere un reato mentre si è già sottoposti a una restrizione della libertà personale è visto come un sintomo di scarsa affidabilità e forte inclinazione a delinquere, chiudendo di fatto le porte a benefici e pene più miti.

Può la Corte di Cassazione modificare il bilanciamento delle circostanze (aggravanti e attenuanti) deciso dal giudice di merito?
No, la Corte di Cassazione non può modificare il giudizio di bilanciamento delle circostanze, a meno che la motivazione del giudice di merito non sia palesemente illogica o contraddittoria. È un potere valutativo riservato al giudice che ha esaminato i fatti.

Quali elementi ha considerato il giudice per ritenere corretta la pena applicata?
Il giudice ha considerato la gravità della condotta e la personalità del ricorrente, basandosi sui parametri dell’art. 133 del codice penale. Un fattore decisivo è stato che il reato è stato commesso mentre l’imputato si trovava già agli arresti domiciliari per un’altra causa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. Le motivazioni addotte dal ricorrente non hanno evidenziato vizi di legge o illogicità nel ragionamento della corte d’appello, ma si limitavano a contestare una valutazione discrezionale del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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