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Bilanciamento circostanze: la Cassazione decide

Un imputato per reati di droga ricorre in Cassazione lamentando un’errata determinazione della pena e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche come prevalenti sulla recidiva. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando che il bilanciamento circostanze è una valutazione discrezionale del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica, e ribadisce il divieto di prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva qualificata.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze e Recidiva: i Limiti del Giudice secondo la Cassazione

La determinazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice deve ponderare numerosi fattori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: il bilanciamento circostanze, specialmente quando entra in gioco la recidiva qualificata. La decisione ribadisce i confini del sindacato di legittimità sulla discrezionalità del giudice di merito, offrendo importanti chiarimenti.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per reati legati agli stupefacenti, confermata dalla Corte di Appello. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: un vizio di motivazione nella quantificazione della pena e la mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto all’aggravante della recidiva.

In sostanza, il ricorrente riteneva che la pena inflitta fosse eccessiva e che il giudice non avesse adeguatamente valorizzato gli elementi a suo favore, che avrebbero dovuto portare a uno sconto di pena maggiore, superando la sua passata condotta criminale.

Il Ricorso e il Bilanciamento delle Circostanze nella Pratica

Il cuore del ricorso si è concentrato sul giudizio di comparazione tra le circostanze attenuanti e la recidiva contestata. La difesa sosteneva che il giudice d’appello avesse errato nel considerare le attenuanti semplicemente equivalenti alla recidiva, senza farle prevalere. Questo giudizio, noto come bilanciamento circostanze, è regolato dall’art. 69 del codice penale e permette al giudice di:
– Ritenere prevalenti le attenuanti, con conseguente diminuzione della pena;
– Ritenere prevalenti le aggravanti, con conseguente aumento della pena;
– Giudicarle equivalenti, applicando la pena che sarebbe inflitta se non vi fosse alcuna circostanza.

Tuttavia, la legge pone un limite importante in caso di recidiva qualificata (reiterata), come quella presente nel caso di specie.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo le argomentazioni del ricorrente con motivazioni chiare e in linea con il suo orientamento consolidato.

In primo luogo, i giudici hanno qualificato i motivi del ricorso come generici e ripetitivi di questioni già esaminate e correttamente risolte dalla Corte di Appello. La Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma un organo di legittimità che valuta la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che la valutazione sulla misura della pena e sul bilanciamento circostanze rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale valutazione non può essere messa in discussione in sede di legittimità, a meno che non sia palesemente illogica o arbitraria. Nel caso specifico, la motivazione è stata ritenuta esaustiva: la pena base era vicina al minimo edittale e la decisione di considerare equivalenti le attenuanti e la recidiva era giustificata dal curriculum criminale dell’imputato.

Infine, e questo è il punto giuridicamente più rilevante, la Cassazione ha ribadito l’esistenza di un divieto normativo specifico: l’art. 69, comma 4, del codice penale, vieta al giudice di considerare le circostanze attenuanti generiche come prevalenti sulla recidiva reiterata. Pertanto, la scelta della Corte d’Appello di optare per l’equivalenza non solo era logica, ma anche conforme alla legge.

Conclusioni

L’ordinanza in esame è un’importante conferma di due principi fondamentali del nostro sistema penale. Il primo è che la discrezionalità del giudice di merito nella determinazione della pena è molto ampia e difficilmente sindacabile in Cassazione, purché sorretta da una motivazione coerente e non manifestamente illogica. Il secondo è che esistono limiti legali precisi a questa discrezionalità, come il divieto di prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva qualificata. Questa decisione chiarisce che i precedenti penali specifici e recenti di un imputato hanno un peso determinante nel giudizio di bilanciamento, limitando la possibilità di ottenere significativi sconti di pena basati su attenuanti non tipizzate.

È possibile contestare in Cassazione la misura della pena decisa dal giudice?
No, di regola non è possibile. La determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Si può contestare in Cassazione solo se la motivazione fornita dal giudice è manifestamente illogica, arbitraria o del tutto assente, ma non per un semplice disaccordo sulla quantità della sanzione.

Le circostanze attenuanti generiche possono sempre prevalere sulla recidiva?
No. L’ordinanza chiarisce che, in base all’art. 69, comma 4, del codice penale, esiste un divieto specifico di far prevalere le circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) sulla recidiva reiterata (art. 99, comma 4, c.p.). In questi casi, il giudice può al massimo considerarle equivalenti.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando non soddisfa i requisiti di legge. Come nel caso esaminato, ciò avviene se i motivi sono generici, si limitano a ripetere questioni già decise nei gradi precedenti senza una critica specifica alla sentenza impugnata, oppure se contestano valutazioni di merito che sono di competenza esclusiva dei giudici dei primi due gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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