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Bilanciamento circostanze: la Cassazione chiarisce

Una donna, condannata per furto nell’abitazione dell’ex compagno, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte annulla la sentenza per un errore nel bilanciamento delle circostanze. Chiarisce che il divieto di prevalenza delle attenuanti, previsto dall’art. 624-bis c.p., opera solo in presenza delle aggravanti dell’art. 625 c.p., non di quelle comuni dell’art. 61 c.p. La Corte rileva anche un errore nella mancata valutazione delle pene sostitutive, come richiesto dall’imputata. Il caso è rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio su questi specifici punti.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento circostanze nel furto in abitazione: la Cassazione fa il punto

Con la sentenza n. 655 del 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso di furto in abitazione, offrendo chiarimenti cruciali su due aspetti fondamentali del diritto penale e processuale: il corretto bilanciamento circostanze e l’applicazione delle pene sostitutive. La decisione annulla parzialmente la condanna emessa dalla Corte d’Appello, stabilendo principi importanti per la determinazione della pena in casi complessi.

I Fatti del Caso: un Furto dal Contesto Sentimentale

La vicenda trae origine da una relazione sentimentale terminata tra l’imputata e la persona offesa. L’imputata, che possedeva ancora una copia delle chiavi dell’appartamento dell’ex compagno, si era introdotta nell’abitazione e aveva sottratto alcuni lingotti d’oro. Al momento del fatto, la convivenza tra i due era già cessata da diversi mesi.
In seguito alla denuncia, l’imputata veniva condannata in primo grado e in appello per il reato di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.). La Corte d’Appello, pur riconoscendo le circostanze attenuanti generiche, aveva rideterminato la pena, ma la difesa ha proposto ricorso per cassazione lamentando diversi vizi della sentenza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato sei motivi di ricorso, ma l’attenzione della Suprema Corte si è concentrata in particolare su due di essi, che sono stati accolti:
1. Errata applicazione delle norme sul bilanciamento circostanze: Si contestava l’erronea applicazione del divieto di bilanciamento previsto dall’art. 624-bis, comma 4, del codice penale.
2. Mancata applicazione delle sanzioni sostitutive: Si lamentava che la Corte d’Appello non avesse dato avviso all’imputata della facoltà di richiedere l’applicazione di una pena sostitutiva, come previsto dalla recente riforma legislativa (art. 545-bis c.p.p.).

La Decisione della Corte: un Errore sul Bilanciamento Circostanze

Il cuore della decisione risiede nell’analisi del quarto motivo di ricorso. La Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un errore di diritto. L’articolo 624-bis, al comma 4, prevede che le circostanze attenuanti non possano essere considerate equivalenti o prevalenti rispetto alle aggravanti previste dall’articolo 625 del codice penale. Questo crea un regime sanzionatorio più severo per i furti aggravati da determinate condizioni (es. uso di violenza sulle cose, destrezza).

La Distinzione Fondamentale

Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che tale divieto opera esclusivamente in presenza di una o più aggravanti speciali dell’art. 625 c.p. Nel caso di specie, l’unica aggravante contestata e ritenuta sussistente era quella comune prevista dall’art. 61, n. 7, c.p. (danno patrimoniale di rilevante gravità). Di conseguenza, non essendo applicabile il regime speciale dell’art. 624-bis, il giudice avrebbe dovuto seguire le regole ordinarie del bilanciamento circostanze previste dall’art. 69 c.p., che consentono un giudizio di prevalenza o equivalenza delle attenuanti.

Sanzioni Sostitutive: l’Obbligo di Avviso del Giudice

La Corte ha accolto anche il sesto motivo di ricorso. In seguito alla Riforma Cartabia, è stato introdotto l’art. 545-bis c.p.p., che impone al giudice, dopo la lettura del dispositivo, di dare avviso all’imputato della facoltà di richiedere una pena sostitutiva, qualora la pena inflitta rientri nei limiti di legge. Nel caso concreto, l’imputata aveva già manifestato la volontà di accedere a tali sanzioni sia nella proposta di concordato sia nelle conclusioni finali. La Corte d’Appello, una volta rideterminata la pena in misura compatibile con le sanzioni sostitutive, avrebbe dovuto procedere con l’avviso previsto, cosa che non è avvenuta.

Le Motivazioni

Il ragionamento della Suprema Corte si fonda su una rigorosa interpretazione letterale della legge. Il divieto di bilanciamento previsto dall’art. 624-bis, comma 4, c.p. è una norma eccezionale rispetto alla regola generale dell’art. 69 c.p. e, come tale, non può essere applicata per analogia. Il suo perimetro è limitato alle sole aggravanti elencate nell’art. 625 c.p. La Corte d’Appello ha errato estendendo tale divieto a un caso in cui era presente solo un’aggravante comune, un errore che ha inciso direttamente sulla determinazione della pena finale.
Per quanto riguarda le sanzioni sostitutive, la Corte ha valorizzato l’innovazione processuale dell’art. 545-bis c.p.p. Data la richiesta esplicita dell’imputata e le norme transitorie della Riforma Cartabia, il giudice d’appello aveva il duplice obbligo di valutare l’applicabilità della sanzione e, una volta rideterminata la pena entro i limiti idonei, di avvisare formalmente l’imputata per acquisirne il consenso. L’omissione di tale adempimento costituisce una violazione processuale che invalida quella parte della sentenza.

Le Conclusioni

Per effetto di questi errori, la sentenza è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Bologna. Il nuovo giudice dovrà ricalcolare la pena applicando correttamente le regole sul bilanciamento circostanze (ossia bilanciando le attenuanti generiche con l’unica aggravante comune secondo l’art. 69 c.p.) e dovrà valutare l’applicabilità delle pene sostitutive. Questa sentenza rafforza due principi di grande rilevanza pratica: la natura eccezionale delle norme che limitano la discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena e le nuove garanzie processuali volte a favorire l’applicazione di sanzioni non detentive.

Quando si applica il divieto di bilanciamento delle circostanze nel reato di furto in abitazione?
Il divieto di ritenere le circostanze attenuanti equivalenti o prevalenti si applica solo quando il furto in abitazione è aggravato da una o più delle circostanze previste dall’articolo 625 del codice penale. Non si applica se sono presenti solo aggravanti comuni, come quelle dell’articolo 61.

Il giudice d’appello è obbligato a considerare le pene sostitutive se richieste dall’imputato?
Sì, soprattutto dopo le recenti riforme legislative. Se l’imputato ha formulato una richiesta, anche all’interno di una proposta di concordato respinta, e la pena finale rientra nei limiti per le sanzioni sostitutive, il giudice deve valutarne l’applicabilità e dare all’imputato la possibilità di acconsentire alla sostituzione.

Avere le chiavi di un’abitazione esclude il reato di furto in abitazione?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che il possesso delle chiavi non legittima l’ingresso nell’altrui dimora allo scopo di commettere un furto, specialmente quando la convivenza è cessata. L’introduzione non autorizzata integra di per sé l’elemento della violazione di domicilio richiesto dalla fattispecie di furto in abitazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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