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Bilanciamento circostanze: la Cassazione applica la Consulta

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato limitatamente alla pena. La decisione segue una sentenza della Corte Costituzionale che ha modificato le regole sul bilanciamento circostanze, permettendo ora al giudice di considerare l’attenuante del danno di lieve entità come prevalente sulla recidiva reiterata. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione della sanzione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: Danno Lieve Può Superare la Recidiva

Il bilanciamento circostanze è uno degli strumenti più delicati a disposizione del giudice penale per personalizzare la pena in base alla gravità del fatto e alla personalità dell’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7383/2024, ha chiarito l’impatto di una fondamentale decisione della Corte Costituzionale (n. 141/2023), modificando le regole applicabili ai soggetti recidivi che commettono reati con un danno patrimoniale di lieve entità.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un imputato condannato in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato. I giudici di merito avevano riconosciuto a suo favore sia le attenuanti generiche sia l’attenuante specifica del danno patrimoniale di speciale tenuità, prevista dall’articolo 62 n. 4 del codice penale. Tuttavia, all’imputato era stata contestata anche la recidiva reiterata (art. 99, comma quarto, c.p.), una delle aggravanti più significative.

In base alla normativa allora vigente, il giudice non poteva ritenere l’attenuante del danno lieve come prevalente sulla recidiva reiterata. Di conseguenza, il giudizio di bilanciamento circostanze si era concluso con un giudizio di equivalenza, che non consentiva una diminuzione della pena al di sotto della cornice edittale prevista per il reato aggravato.

L’Impatto della Sentenza della Corte Costituzionale

Il punto di svolta è avvenuto con la sentenza n. 141 del 21 giugno 2023 della Corte Costituzionale. Questa pronuncia ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 69, comma quarto, del codice penale, proprio nella parte in cui impediva al giudice di effettuare un più favorevole bilanciamento circostanze.

La Corte Costituzionale ha stabilito che la particolare tenuità del danno patrimoniale determina una sensibile riduzione del disvalore del reato. Impedire al giudice di tenerne conto per via di un automatismo legato alla recidiva, che attiene alla storia personale del reo e non alla gravità del singolo fatto, viola i principi di un sistema penale orientato alla “colpevolezza per il fatto” e non alla “colpa d’autore”.

La Decisione della Corte di Cassazione

Investita del ricorso dell’imputato, la Suprema Corte ha accolto la sua richiesta. Sebbene al momento delle sentenze di merito la decisione dei giudici fosse corretta secondo la legge allora in vigore, l’intervento della Corte Costituzionale ha modificato il quadro normativo.

La Cassazione ha quindi annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda la determinazione della pena (il trattamento sanzionatorio). Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà procedere a un nuovo giudizio di bilanciamento circostanze.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’obbligo di applicare i principi sanciti dalla Corte Costituzionale. La norma che imponeva un giudizio di equivalenza o prevalenza delle aggravanti in caso di recidiva reiterata è stata dichiarata incostituzionale, restituendo al giudice di merito la piena discrezionalità nel valutare il caso concreto. Il nuovo giudice dovrà quindi effettuare e motivare una nuova comparazione tra le aggravanti contestate e le attenuanti riconosciute, potendo ora, se lo riterrà giusto, considerare l’attenuante del danno lieve come prevalente, con conseguente riduzione della pena.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di fondamentale importanza: la gravità oggettiva e soggettiva del singolo reato deve avere un peso centrale nella commisurazione della pena. Gli automatismi legati a condizioni personali del reo, come la recidiva, non possono impedire al giudice di valutare elementi, come la lieve entità del danno, che riducono significativamente il disvalore del fatto. Per gli imputati, anche se recidivi, si apre la possibilità di ottenere pene più eque e proporzionate quando il reato commesso ha avuto un impatto patrimoniale minimo.

Un giudice può sempre considerare l’attenuante del danno lieve prevalente sulla recidiva reiterata?
Sì, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale n. 141/2023, il giudice ha ora la facoltà di ritenere prevalente l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) rispetto alla circostanza aggravante della recidiva reiterata (art. 99, comma quarto, c.p.), cosa che prima gli era preclusa.

Perché la precedente norma è stata dichiarata incostituzionale?
Perché impediva al giudice di valutare il ridotto disvalore di un reato con danno patrimoniale minimo, vincolandolo a un automatismo basato solo sulla storia criminale del reo (la recidiva). Questo è stato ritenuto contrario a un sistema penale basato sulla “colpevolezza per il fatto” specifico, piuttosto che sulla “colpa d’autore”.

Qual è stato l’esito finale del ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello limitatamente alla determinazione della pena. Ha rinviato il caso a un’altra sezione della stessa Corte d’Appello affinché effettui un nuovo giudizio di bilanciamento delle circostanze alla luce del nuovo principio costituzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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