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Bilanciamento circostanze: il giudizio di merito

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato per tentato furto, che lamentava la mancata prevalenza delle attenuanti. La Suprema Corte ribadisce che il bilanciamento circostanze è un’attività discrezionale del giudice di merito, insindacabile in sede di legittimità se la motivazione non è palesemente illogica o arbitraria, anche quando si limita a giudicare adeguata la soluzione dell’equivalenza.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: Potere Discrezionale del Giudice

Nel processo penale, la determinazione della pena non è un mero calcolo matematico, ma il risultato di una complessa valutazione che tiene conto di molteplici fattori. Tra questi, un ruolo cruciale è giocato dal cosiddetto bilanciamento circostanze, ovvero il giudizio con cui il giudice soppesa gli elementi a favore dell’imputato (attenuanti) e quelli a suo sfavore (aggravanti). Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire i limiti del sindacato di legittimità su questa delicata valutazione, confermando l’ampia discrezionalità del giudice di merito.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di tentato furto monoaggravato. La Corte di Appello di Torino, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, confermava la responsabilità dell’imputato. Quest’ultimo, non soddisfatto della decisione, proponeva ricorso per cassazione lamentando un unico motivo: un vizio di motivazione riguardo al mancato riconoscimento della prevalenza delle circostanze attenuanti generiche rispetto alle aggravanti e alla recidiva. In sostanza, l’imputato riteneva che la sua pena fosse eccessiva perché il giudice non aveva dato il giusto peso agli elementi a suo favore.

Il Principio del Bilanciamento Circostanze e la Scelta del Giudice

Il cuore della questione giuridica risiede nel potere del giudice di merito di effettuare il giudizio di comparazione tra le circostanze eterogenee (art. 69 c.p.). Il giudice può decidere di:
1. Ritenere prevalenti le attenuanti, con conseguente diminuzione della pena;
2. Ritenere prevalenti le aggravanti, applicando un aumento di pena;
3. Giudicare le circostanze equivalenti, non operando né aumenti né diminuzioni.

Nel caso di specie, il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non scegliere la prima opzione, ovvero la prevalenza delle attenuanti. Il suo ricorso si basava sull’idea che la motivazione della Corte territoriale fosse insufficiente a giustificare la scelta dell’equivalenza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Le motivazioni di tale decisione sono estremamente chiare e ribadiscono un principio consolidato in giurisprudenza. La Corte ha spiegato che la valutazione relativa al bilanciamento circostanze è un’attività tipicamente discrezionale, che rientra appieno nel giudizio di merito.

Questo potere discrezionale può essere sindacato in sede di legittimità (cioè dalla Cassazione) solo in casi eccezionali: quando la decisione del giudice di merito sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Al di fuori di queste ipotesi, la scelta è insindacabile.

Inoltre, i giudici di legittimità hanno sottolineato che, per giustificare un giudizio di equivalenza, è sufficiente una motivazione che la ritenga la soluzione più idonea a garantire l’adeguatezza della pena inflitta in concreto. Non è necessaria una disamina analitica di ogni singolo elemento, purché la decisione finale appaia sorretta da una giustificazione logica, come avvenuto nel caso in esame, in cui la Corte d’Appello aveva tenuto conto delle ‘connotazioni fattuali e personali della vicenda’.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento conferma che il giudizio sul bilanciamento circostanze è una roccaforte della discrezionalità del giudice di merito. La Corte di Cassazione non agisce come un terzo grado di giudizio, pronto a sostituire la propria valutazione a quella delle corti territoriali. Il suo ruolo è quello di garante della legalità e della logicità del ragionamento giuridico. Di conseguenza, un ricorso basato sulla sola contestazione del mancato riconoscimento della prevalenza delle attenuanti ha scarse probabilità di successo se la sentenza impugnata presenta una motivazione sufficiente, anche se sintetica, che non sconfini nell’arbitrio o nell’illogicità manifesta. La decisione riafferma l’importanza di una motivazione coerente per legittimare la scelta sanzionatoria, anche quando questa si risolve nel mantenere un equilibrio tra attenuanti e aggravanti.

Come viene deciso il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti?
La decisione è frutto di una valutazione discrezionale del giudice di merito, il quale soppesa gli elementi a favore e contro l’imputato per determinare la pena più adeguata al caso concreto. Può decidere per la prevalenza delle une o delle altre, o per la loro equivalenza.

È possibile contestare in Cassazione la scelta del giudice sul bilanciamento delle circostanze?
Sì, ma solo in casi limitati. È possibile contestarla solo se la motivazione della decisione è inesistente, palesemente illogica o frutto di puro arbitrio. La Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Cosa succede quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione. La decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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