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Bilanciamento circostanze: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante il bilanciamento circostanze aggravanti e attenuanti. L’ordinanza ribadisce che la valutazione del giudice di merito è ampiamente discrezionale e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione è sufficiente e non manifestamente illogica, confermando l’equivalenza tra le circostanze decisa dalla Corte d’Appello.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento delle Circostanze: i Limiti al Controllo della Cassazione

Il bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti, disciplinato dall’articolo 69 del codice penale, è uno dei momenti più delicati nel processo di determinazione della pena. La decisione del giudice su questo punto incide direttamente sull’entità della sanzione. Ma fino a che punto questa decisione può essere contestata in Cassazione? Un’ordinanza recente fa chiarezza, delineando i confini della discrezionalità del giudice di merito e i limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Il ricorrente lamentava vizi motivazionali proprio in relazione al giudizio di comparazione tra le circostanze. A suo avviso, la Corte territoriale aveva errato nel ritenere le circostanze aggravanti e quelle attenuanti equivalenti, invece di far prevalere queste ultime, con conseguente applicazione di una pena più mite.

La Questione del Bilanciamento delle Circostanze nel Ricorso

Il motivo principale del ricorso si concentrava sulla presunta insufficienza e illogicità della motivazione fornita dai giudici di secondo grado. L’imputato sosteneva che la valutazione discrezionale relativa al bilanciamento circostanze non fosse stata adeguatamente giustificata, sfociando in una decisione arbitraria e non conforme ai criteri di legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Con una motivazione netta, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: le statuizioni relative al bilanciamento tra opposte circostanze, implicando una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito, sfuggono al sindacato di legittimità qualora siano sorrette da una motivazione sufficiente e non manifestamente illogica.

Le Motivazioni: la Discrezionalità nel Bilanciamento delle Circostanze

La Corte ha spiegato che la valutazione del giudice di merito sul bilanciamento circostanze è insindacabile in Cassazione se non risulta frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente viziato. Citando una celebre sentenza delle Sezioni Unite (n. 10713/2010), viene confermato che la scelta del giudice non deve necessariamente essere supportata da un’analitica esposizione di tutti i criteri di valutazione adoperati. È ritenuta congruamente motivata, ad esempio, anche la decisione in cui il giudice si limiti ad affermare che il giudizio di equivalenza è il più idoneo a garantire l’adeguatezza della pena concreta, o faccia riferimento anche a uno solo dei parametri previsti dall’art. 133 del codice penale.

Inoltre, la Corte ha rilevato un ulteriore profilo di inammissibilità. Il ricorso proponeva un’interpretazione in palese contrasto con il dato normativo, in particolare con il divieto previsto dall’art. 69, quarto comma, c.p. Tale norma vieta la prevalenza delle circostanze attenuanti sull’aggravante della recidiva qualificata (art. 99, quarto comma, c.p.). Nel caso di specie, i giudici di merito avevano correttamente esercitato la loro discrezionalità, argomentando ampiamente sul punto e rispettando i limiti imposti dalla legge.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Essa chiarisce che tentare di ottenere in Cassazione una nuova e diversa valutazione del bilanciamento delle circostanze è una strada destinata all’insuccesso, a meno che non si possano dimostrare vizi logici macroscopici o una totale assenza di motivazione nella sentenza impugnata. La discrezionalità del giudice di merito in questa materia è molto ampia e il suo esercizio, se formalmente corretto, è protetto dal sindacato di legittimità. Per gli avvocati, ciò significa che i motivi di ricorso su questo specifico punto devono essere formulati con estremo rigore, concentrandosi non sul ‘merito’ della scelta, ma esclusivamente sulla sua ‘logicità’ formale.

È possibile contestare in Cassazione la decisione del giudice sul bilanciamento delle circostanze?
Sì, ma solo se la motivazione della decisione è inesistente, manifestamente illogica o contraddittoria. La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti e sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma può solo controllare la correttezza del ragionamento giuridico.

Cosa si intende per motivazione sufficiente nel giudizio di bilanciamento?
Secondo l’ordinanza, una motivazione è considerata sufficiente anche quando il giudice si limita a ritenerla la soluzione più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena o fa riferimento anche a uno solo dei parametri previsti dall’art. 133 del codice penale, senza necessità di un’esposizione analitica di tutti i criteri.

Ci sono limiti normativi al potere discrezionale del giudice nel bilanciare le circostanze?
Sì, l’ordinanza richiama un limite specifico previsto dall’art. 69, quarto comma, del codice penale. Questa norma vieta che le circostanze attenuanti possano essere considerate prevalenti rispetto all’aggravante della recidiva prevista dall’art. 99, quarto comma, del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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