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Bilanciamento circostanze e recidiva: la Cassazione.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19546/2024, ha annullato una condanna per danneggiamento limitatamente al calcolo della pena. A seguito di una decisione della Corte Costituzionale, è stato rimosso il divieto di prevalenza dell’attenuante del danno di lieve entità sulla recidiva reiterata. La sentenza stabilisce un nuovo principio sul bilanciamento circostanze, permettendo al giudice di ‘spezzare’ il giudizio di comparazione quando coesistono attenuanti diversamente bilanciabili, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze e Recidiva: La Cassazione Apre a una Nuova Valutazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 19546 del 2024, introduce un principio di fondamentale importanza nel complesso tema del bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti, specialmente in presenza di recidiva reiterata. Questa decisione chiarisce come l’intervento della Corte Costituzionale abbia modificato le regole del gioco, consentendo una valutazione più equa e personalizzata della pena. Analizziamo nel dettaglio i fatti e le conclusioni della Suprema Corte.

Il Caso: Danno Lieve e il Muro della Recidiva

Il caso in esame riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato di danneggiamento. La Corte d’Appello, pur riconoscendo la sussistenza di un’attenuante importante – quella del danno patrimoniale di speciale tenuità (prevista dall’art. 62, n. 4, c.p.) – aveva deciso di non diminuire la pena.

Perché? La ragione risiedeva in una norma, l’art. 69, quarto comma, del codice penale, che all’epoca vietava di considerare le circostanze attenuanti come prevalenti sulla recidiva reiterata, un’aggravante che si applica a chi commette ripetutamente reati. Di fatto, l’aggravante della recidiva “bloccava” l’effetto benefico dell’attenuante, portando a un giudizio di mera equivalenza tra le due e lasciando la pena invariata.

L’impatto della Corte Costituzionale sul Bilanciamento Circostanze

Il punto di svolta è rappresentato dalla sentenza n. 141 del 2023 della Corte Costituzionale. Con questa storica decisione, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del citato art. 69, comma 4, c.p., proprio nella parte in cui impediva la prevalenza dell’attenuante del danno di lieve entità sulla recidiva reiterata.

Questo significa che i giudici non sono più vincolati da quel divieto e possono, nel loro potere discrezionale, ritenere che la lieve entità del danno sia più significativa della recidiva dell’imputato, procedendo così a una diminuzione della pena. È proprio su questo principio che la difesa ha basato il suo ricorso in Cassazione.

Una Complicazione: la Presenza di Più Attenuanti

Il caso presentava un’ulteriore complessità: all’imputato erano state concesse anche le attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.). Per queste ultime, però, il divieto di prevalenza sulla recidiva reiterata è ancora in vigore.

Si è posto quindi un problema inedito: come deve comportarsi il giudice quando, nel medesimo giudizio, coesistono un’attenuante che può prevalere sulla recidiva e una che non può? La Cassazione ha dovuto risolvere questo delicato quesito, discostandosi anche da un suo precedente orientamento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, affermando che il giudice di merito non è più vincolato al giudizio di equivalenza. La vera innovazione della sentenza risiede nel modo di gestire la compresenza di attenuanti con “forza” diversa.

Contrariamente al tradizionale principio di “unitarietà” del giudizio di comparazione, la Corte ha stabilito che in casi eccezionali come questo è possibile “spezzare” la valutazione. In pratica, il giudice dovrà:
1. Valutare se l’attenuante del danno lieve (art. 62, n. 4) debba essere considerata prevalente sulla recidiva reiterata.
2. In caso affermativo, operare la conseguente diminuzione di pena.
3. Rispettare, nel contempo, il divieto di prevalenza ancora vigente per le attenuanti generiche (art. 62-bis), che quindi non potranno portare a un’ulteriore riduzione se considerate nel confronto con la recidiva.

Secondo la Corte, sarebbe “chiaramente irragionevole” se il riconoscimento di un’ulteriore attenuante (le generiche) finisse per impedire la diminuzione di pena che deriverebbe dalla prima attenuante (danno lieve), se questa fosse stata l’unica presente. Questa soluzione eccezionale permette di dare pieno effetto alla decisione della Corte Costituzionale, senza violare le norme ancora in vigore.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

In conclusione, la Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello limitatamente al punto del bilanciamento delle circostanze e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio enunciato: potrà riconoscere la prevalenza dell’attenuante del danno lieve sulla recidiva reiterata e diminuire la pena, gestendo in modo separato il rapporto tra questa aggravante e le attenuanti generiche. Questa sentenza rappresenta un passo avanti verso una maggiore personalizzazione della pena, consentendo al giudice di valorizzare circostanze che indicano una minore gravità del fatto, anche in presenza di un passato criminale dell’imputato.

Dopo la sentenza n. 141/2023 della Corte Costituzionale, l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità può prevalere sulla recidiva reiterata?
Sì, la sentenza della Corte Costituzionale ha rimosso il divieto che impediva al giudice di considerare l’attenuante del danno di lieve entità come prevalente sulla recidiva reiterata. Il giudice di merito può quindi ora operare tale valutazione e, se la ritiene prevalente, diminuire la pena.

Cosa succede se un imputato beneficia sia di un’attenuante ‘bilanciabile’ con la recidiva (come il danno lieve) sia di una che non lo è (come le attenuanti generiche)?
La Corte di Cassazione ha stabilito che in questo caso il principio dell’unitarietà del giudizio di bilanciamento può essere eccezionalmente ‘spezzato’. Il giudice può riconoscere la prevalenza dell’attenuante del danno lieve e diminuire la pena, rispettando al contempo il divieto di prevalenza per le attenuanti generiche, che quindi non potranno portare a un’ulteriore riduzione.

La Corte di Cassazione ha ridotto direttamente la pena dell’imputato in questa sentenza?
No. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto del bilanciamento tra le circostanze e ha disposto il rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Bologna. Sarà quest’ultima a dover effettuare una nuova valutazione e a determinare la pena finale, seguendo il principio di diritto indicato dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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