LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bilanciamento circostanze e recidiva: la Cassazione

La Cassazione annulla una sentenza d’appello per mancata motivazione sul bilanciamento circostanze. Riconosciuta una nuova attenuante, la corte territoriale aveva confermato la pena senza ricalcolarla né spiegare il perché. La Suprema Corte impone un nuovo giudizio, specificando la necessità di un’adeguata motivazione quando si introduce una nuova circostanza attenuante che incide sul trattamento sanzionatorio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento delle circostanze: la Cassazione detta le regole in caso di recidiva

Nel diritto penale, la determinazione della pena non è un mero calcolo matematico. Il giudice deve considerare vari fattori, tra cui le circostanze aggravanti e attenuanti. Il cosiddetto bilanciamento circostanze è un’operazione cruciale che può modificare significativamente l’entità della condanna. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito come questo meccanismo debba funzionare, specialmente in presenza di recidiva e di più attenuanti di diversa natura, annullando una decisione d’appello per un grave difetto di motivazione.

Il caso: una condanna per tentato furto e il nodo della recidiva

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto. In primo grado, l’imputato era stato condannato a una pena di 4 mesi e 20 giorni di reclusione. Il Tribunale aveva operato un primo bilanciamento, giudicando equivalenti le attenuanti generiche e la recidiva reiterata e specifica contestata all’imputato.

In appello, la difesa otteneva il riconoscimento di un’ulteriore attenuante, quella del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.). Nonostante questo nuovo elemento a favore dell’imputato, la Corte d’Appello confermava in toto la pena stabilita in primo grado, senza però fornire alcuna spiegazione sul perché la nuova attenuante non avesse prodotto alcun effetto sulla sanzione finale. Questa omissione ha portato al ricorso in Cassazione.

Il corretto bilanciamento delle circostanze secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, censurando duramente l’operato della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione riguarda la metodologia da seguire nel bilanciamento quando concorrono circostanze attenuanti di natura diversa.

La distinzione tra attenuanti generiche e comuni

La Suprema Corte ha ricordato che non tutte le attenuanti sono uguali di fronte alla recidiva reiterata. Per le attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), vige il divieto di prevalenza sulla recidiva reiterata (art. 69, comma 4, c.p.). Ciò significa che il giudice può al massimo dichiararle equivalenti, ma non farle prevalere per diminuire la pena.

Tuttavia, per altre attenuanti, come quella del danno di lieve entità, questo divieto è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 141/2023). Pertanto, questa attenuante può essere giudicata prevalente sulla recidiva, portando a una riduzione della pena.

Il giudizio di comparazione “scisso”

In presenza di entrambe le tipologie di attenuanti, il giudice deve procedere con un giudizio di comparazione “scisso” in due fasi:

1. Prima fase: Si bilanciano le attenuanti per cui vige ancora il divieto di prevalenza (le generiche) con la recidiva. Se, come nel caso di specie, vengono giudicate equivalenti, la pena base non subisce modifiche.
2. Seconda fase: Sulla pena così determinata, si opera un secondo e autonomo giudizio. Si valuta l’altra attenuante (quella del danno lieve) che, se ritenuta prevalente, dovrà necessariamente comportare una diminuzione della pena.

La Corte d’Appello non solo non ha seguito questa procedura, ma non ha speso neanche una parola per motivare la sua decisione di lasciare la pena invariata.

Le motivazioni della decisione

La motivazione è un pilastro del nostro sistema processuale. La Corte di Cassazione ha ribadito che la decisione di confermare un giudizio di equivalenza tra circostanze, a seguito del riconoscimento di una nuova attenuante in appello, deve essere sempre sorretta da un’adeguata motivazione. Il giudice non può semplicemente ignorare il nuovo elemento emerso, ma deve spiegare l’iter logico-giuridico che lo porta a confermare la pena. Nel caso in esame, l’assenza totale di argomentazioni ha reso la sentenza illegittima, viziata da una violazione di legge sostanziale e da un palese difetto di motivazione.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

La sentenza è stata annullata limitatamente al trattamento sanzionatorio, con rinvio a un’altra sezione della Corte d’Appello di Palermo per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà attenersi ai principi espressi dalla Cassazione: dovrà effettuare il corretto bilanciamento scisso e, soprattutto, dovrà motivare adeguatamente la sua decisione sulla determinazione della pena. Questa pronuncia rafforza l’obbligo di motivazione per i giudici di merito e fornisce uno schema chiaro su come gestire il complesso rapporto tra diverse circostanze attenuanti e la recidiva, garantendo che ogni elemento a favore dell’imputato riceva la giusta considerazione.

Quando il giudice d’appello riconosce una nuova attenuante, può confermare la pena senza spiegazioni?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la decisione di confermare la pena, nonostante il riconoscimento di una nuova circostanza attenuante, deve essere sempre sorretta da un’adeguata motivazione che spieghi le ragioni di tale scelta.

Come funziona il bilanciamento delle circostanze quando coesistono attenuanti soggette e non soggette al divieto di prevalenza sulla recidiva?
Bisogna operare un giudizio di comparazione “scisso”. Prima si bilanciano le attenuanti soggette al divieto (es. le generiche) con la recidiva. Successivamente, sulla pena risultante, si valuta l’impatto delle altre attenuanti, che possono essere ritenute prevalenti e portare a una diminuzione della sanzione.

Qual è l’effetto della sentenza della Corte Costituzionale n. 141/2023 sul bilanciamento tra l’attenuante del danno di lieve entità e la recidiva reiterata?
La sentenza ha dichiarato incostituzionale il divieto di prevalenza dell’attenuante del danno di lieve entità (art. 62, n. 4, c.p.) sulla recidiva reiterata. Di conseguenza, il giudice può ora ritenere tale attenuante prevalente sulla recidiva e applicare la corrispondente diminuzione di pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati