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Bilanciamento circostanze e recidiva: la Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante un reato di rapina, incentrato sulla contestazione del bilanciamento circostanze. La Corte ribadisce che tale valutazione è un giudizio di merito discrezionale del giudice e che il suo sindacato è limitato alla verifica di logicità e assenza di arbitrarietà, soprattutto in presenza di recidiva reiterata che limita la prevalenza delle attenuanti.

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Pubblicato il 13 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze e Recidiva: I Limiti del Giudizio della Cassazione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sui limiti del sindacato della Corte di Cassazione in materia di bilanciamento circostanze. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha ribadito che la valutazione comparativa tra aggravanti e attenuanti rientra nella sfera discrezionale del giudice di merito, e un ricorso basato su una mera divergenza di valutazione, specialmente in presenza di recidiva, è destinato all’inammissibilità.

I Fatti del Caso

Un imputato, già condannato dalla Corte d’Appello di Firenze per rapina (art. 628 c.p.) e altri reati, ha presentato ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza riguardava una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione nel giudizio di bilanciamento circostanze effettuato dai giudici di secondo grado. L’imputato, in sostanza, non condivideva il modo in cui erano state pesate le circostanze a suo carico rispetto a quelle a suo favore.

La Valutazione del Bilanciamento Circostanze e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi solidi, che definiscono chiaramente il perimetro dell’intervento della Suprema Corte in questa materia.

L’impatto della Recidiva Reiterata

In primo luogo, la Corte evidenzia come il giudice di merito abbia correttamente applicato l’articolo 69, comma 4, del Codice Penale. Questa norma stabilisce che, in caso di recidiva reiterata (cioè quando l’imputato ha già commesso più reati in precedenza), le circostanze attenuanti non possono mai essere considerate prevalenti sulle aggravanti. Il giudice può al massimo ritenerle equivalenti, come avvenuto nel caso di specie. Questa regola normativa pone un limite invalicabile alla discrezionalità del giudice, rendendo la doglianza dell’imputato priva di fondamento legale.

I Limiti del Sindacato di Legittimità

In secondo luogo, e questo è il punto di maggiore interesse generale, la Cassazione ricorda che il giudizio di comparazione tra le circostanze è un’attività tipica del giudice di merito. Si tratta di una valutazione discrezionale che sfugge al sindacato di legittimità, a meno che non sia il risultato di un palese arbitrio o di un ragionamento manifestamente illogico. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado di giudizio” dove si possono rivalutare i fatti, ma un organo che controlla la corretta applicazione della legge e la coerenza della motivazione.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si allineano a un orientamento giurisprudenziale consolidato, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 10713/2010). Secondo tale principio, per giustificare la scelta di equivalenza tra le circostanze, è sufficiente una motivazione che la ritenga la soluzione più idonea a garantire l’adeguatezza della pena concreta. Non è richiesta un’analisi analitica e dettagliata di ogni singolo elemento, ma una giustificazione che dimostri l’assenza di irragionevolezza. La decisione della Corte territoriale, avendo rispettato questo standard, è stata ritenuta incensurabile.

le conclusioni

La pronuncia ha conseguenze pratiche rilevanti. Chi intende impugnare una sentenza per motivi legati al bilanciamento circostanze deve essere consapevole che le possibilità di successo sono estremamente ridotte se non si è in grado di dimostrare un vizio palese e macroscopico nella motivazione del giudice di merito. Un semplice disaccordo con la valutazione effettuata non è sufficiente. Inoltre, la dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la condanna al pagamento delle spese processuali, ma anche il versamento di una somma alla cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di 3.000 euro. Questo rende un ricorso infondato non solo inutile, ma anche economicamente svantaggioso.

Può la Corte di Cassazione riesaminare la decisione del giudice sul bilanciamento delle circostanze?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito la decisione, ma solo verificare che non sia frutto di arbitrio o di un ragionamento illogico e che sia sorretta da una motivazione sufficiente.

Che peso ha la recidiva reiterata nel bilanciamento delle circostanze?
Secondo la legge (art. 69, comma 4 c.p.), la recidiva reiterata impedisce al giudice di considerare le circostanze attenuanti come prevalenti su quelle aggravanti. Al massimo, possono essere ritenute equivalenti.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
In base all’art. 616 c.p.p., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se si ravvisa una colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una somma di denaro a favore della cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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