LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bilanciamento circostanze e recidiva: il divieto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per uso indebito di carta bancomat. Il caso verte sul corretto bilanciamento tra circostanze attenuanti (come il risarcimento del danno) e la recidiva reiterata. La Corte ribadisce che l’art. 69, comma 4, c.p. vieta espressamente la prevalenza dell’attenuante del risarcimento sulla recidiva qualificata, ritenendo tale norma non incostituzionale. Anche il motivo relativo all’aumento di pena per la continuazione è stato respinto in quanto infondato e non sollevato in appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze e Recidiva: Il Divieto della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4425/2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: il bilanciamento circostanze e recidiva. La decisione offre importanti chiarimenti sui limiti imposti al giudice nel valutare l’attenuante del risarcimento del danno di fronte a una recidiva qualificata, confermando la rigidità della normativa vigente.

I Fatti del Caso: Dall’Uso Indebito del Bancomat al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per l’indebito e continuato utilizzo di una carta bancomat di provenienza furtiva. Inizialmente, l’imputata era accusata anche del furto, ma tale reato era stato dichiarato estinto per remissione di querela. La Corte d’Appello aveva confermato la responsabilità penale per l’uso della carta, riconoscendo l’attenuante del risarcimento del danno (ex art. 62 n. 6 c.p.) ma giudicandola semplicemente equivalente alla contestata recidiva qualificata, senza farla prevalere.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: una relativa al giudizio di comparazione tra le circostanze e l’altra riguardante la quantificazione della pena per la continuazione del reato.

Il Giudizio di Bilanciamento Circostanze e Recidiva: La Questione Legale

Il primo motivo di ricorso si incentrava sulla presunta violazione di legge nel giudizio di comparazione tra l’attenuante del risarcimento, le attenuanti generiche e la recidiva. La difesa lamentava che l’attenuante non fosse stata considerata prevalente.

La Cassazione ha dichiarato il motivo manifestamente infondato, richiamando il chiaro dettato normativo. L’articolo 69, quarto comma, del codice penale stabilisce un divieto espresso: alcune circostanze attenuanti, tra cui quella del risarcimento del danno, non possono essere ritenute prevalenti sulla recidiva reiterata (prevista dall’art. 99, quarto comma, c.p.). Il giudizio della Corte d’Appello, che aveva stabilito l’equivalenza, era quindi l’esito più favorevole possibile per l’imputata, nel pieno rispetto della legge.

La Legittimità Costituzionale del Divieto

In subordine, la difesa aveva sollevato una questione di legittimità costituzionale della norma, per presunta violazione degli articoli 3, 25 e 27 della Costituzione. Anche questa doglianza è stata respinta come manifestamente infondata. La Suprema Corte ha spiegato che il divieto di prevalenza non crea una sproporzione nel trattamento sanzionatorio. Al contrario, esso si limita a valorizzare, in misura contenuta, la componente soggettiva del reato, ovvero la particolare inclinazione a delinquere di chi ricade ripetutamente in condotte illecite. La deroga alla disciplina ordinaria del bilanciamento è giustificata dalla necessità di dare adeguato peso alla gravità della recidiva qualificata.

La Quantificazione della Pena per la Continuazione

Il secondo motivo di ricorso contestava l’omessa quantificazione degli aumenti di pena per la continuazione, ovvero per i molteplici prelievi e acquisti effettuati. La Corte ha ritenuto anche questa censura infondata per due ragioni. In primo luogo, l’aumento applicato (un mese di reclusione e 50 euro di multa) era di modestia assoluta rispetto al numero di operazioni illecite. In secondo luogo, la questione non era stata sollevata nel precedente grado di giudizio (appello), rendendola inammissibile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi sulla manifesta infondatezza di entrambi i motivi proposti. I giudici hanno sottolineato come le argomentazioni della difesa si ponessero in palese contrasto con il dato normativo espresso dall’art. 69, quarto comma, c.p. Tale norma, come chiarito, pone un limite invalicabile alla discrezionalità del giudice nel bilanciamento circostanze e recidiva qualificata. La questione di legittimità costituzionale era già stata affrontata e risolta in passato dalla giurisprudenza, che ha sempre confermato la ragionevolezza di tale divieto. La decisione di inammissibilità ha comportato la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni: L’Intangibilità del Divieto di Prevalenza

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del sistema sanzionatorio penale: la particolare pericolosità sociale del reo, manifestata attraverso la recidiva reiterata, impone limiti precisi alla valutazione delle circostanze attenuanti. Il legislatore ha scelto di non consentire che condotte riparatorie, come il risarcimento del danno, possano ‘cancellare’ la gravità di una persistente carriera criminale. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito sulla necessità di formulare i motivi di ricorso nel rigoroso rispetto delle norme procedurali e sostanziali, evitando di sollevare questioni già ampiamente risolte o in contrasto con chiare disposizioni di legge.

Una circostanza attenuante come il risarcimento del danno può sempre prevalere sulla recidiva?
No. Secondo l’art. 69, comma 4, del codice penale, l’attenuante del risarcimento del danno (art. 62 n. 6 c.p.) non può essere dichiarata prevalente sulla recidiva reiterata (art. 99, comma 4, c.p.). Al massimo, può essere giudicata equivalente.

Il divieto di prevalenza dell’attenuante sulla recidiva reiterata è costituzionale?
Sì. La Corte di Cassazione, in linea con la giurisprudenza precedente, ha ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale. Ha stabilito che tale divieto non crea una sproporzione, ma valorizza correttamente la componente soggettiva del reato legata alla plurima ricaduta in condotte illecite.

È possibile contestare in Cassazione la quantificazione della pena per la continuazione se non lo si è fatto in appello?
No. La sentenza chiarisce che una censura di questo tipo, se non è stata devoluta al giudice d’appello, non può essere proposta per la prima volta in sede di ricorso per Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati