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Bilanciamento circostanze: Cassazione e reformatio in peius

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di quattro imputati per furto aggravato. La Corte chiarisce i limiti di applicazione dell’art. 131-bis c.p. e conferma che il giudice d’appello può, senza violare il divieto di reformatio in peius, operare un nuovo bilanciamento circostanze e confermare la pena di primo grado, anche riconoscendo una nuova attenuante.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze: Quando la Pena Resta Invariata in Appello

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di furto pluriaggravato, fornendo importanti chiarimenti sul bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti nel giudizio d’appello e sui limiti di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea come il giudice di secondo grado possa confermare la pena inflitta in primo grado, anche riconoscendo una nuova attenuante, senza per questo violare il divieto di reformatio in peius.

I Fatti del Caso

Quattro individui venivano condannati in primo e secondo grado per il reato di furto pluriaggravato in concorso. La Corte d’Appello, pur riconoscendo un’ulteriore circostanza attenuante rispetto al primo grado di giudizio, aveva ridotto la pena ma mantenuto fermo il giudizio di equivalenza tra le circostanze attenuanti e quelle aggravanti, confermando di fatto l’impianto sanzionatorio. Gli imputati presentavano quindi ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto) e l’errato giudizio di equivalenza, chiedendo invece la prevalenza delle attenuanti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, rigettando entrambe le doglianze sollevate dalla difesa. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi distinti, uno relativo alla particolare tenuità del fatto e l’altro, più complesso, riguardante il potere del giudice d’appello nel ponderare le circostanze.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato le argomentazioni difensive con una motivazione chiara e precisa.

L’Inapplicabilità dell’Art. 131-bis c.p.

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato manifestamente infondato. I giudici hanno ricordato che l’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto è applicabile solo entro precisi limiti edittali di pena. Nel caso specifico, il reato di furto pluriaggravato prevede una pena detentiva minima di tre anni di reclusione, una soglia che supera quella massima consentita dall’art. 131-bis c.p. per la sua applicazione. Pertanto, la richiesta non poteva trovare accoglimento per un ostacolo normativo insuperabile.

Il Corretto Bilanciamento delle Circostanze in Appello

Il cuore della pronuncia risiede nel secondo motivo. La Cassazione, richiamando un consolidato principio delle Sezioni Unite (sent. Papola, 2013), ha stabilito che il giudice d’appello non viola il divieto di reformatio in peius se, pur accogliendo un motivo di impugnazione relativo al riconoscimento di una nuova attenuante, conferma la pena del primo grado attraverso una nuova e motivata valutazione di equivalenza tra le circostanze di segno opposto.

Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata e logica, spiegando perché, nonostante la nuova attenuante, le circostanze aggravanti e quelle attenuanti (comprese le generiche) dovessero considerarsi equivalenti. Questo nuovo bilanciamento circostanze, se congruamente motivato, è insindacabile in sede di legittimità e ha permesso di pervenire a un trattamento sanzionatorio definito dalla stessa Cassazione ‘molto contenuto’.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce due principi fondamentali del diritto penale e processuale. In primo luogo, l’applicazione di istituti di favore come la particolare tenuità del fatto è strettamente legata ai limiti di pena previsti dal legislatore. In secondo luogo, e con maggiori implicazioni pratiche, viene confermato l’ampio potere del giudice d’appello nel ricalibrare il giudizio sulle circostanze. Egli può ‘assorbire’ il beneficio derivante dal riconoscimento di una nuova attenuante attraverso un giudizio di equivalenza, purché fornisca una motivazione esauriente e non peggiori la pena finale per l’imputato. La decisione finale di inammissibilità, con condanna al pagamento delle spese e di una somma alla Cassa delle ammende, sigilla l’esito del percorso processuale.

Perché è stata respinta la richiesta di applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La richiesta è stata respinta perché la pena detentiva minima prevista dalla legge per il reato di furto pluriaggravato (pari a tre anni di reclusione) è superiore al limite massimo stabilito dall’art. 131-bis c.p. per l’applicabilità di tale istituto.

Può il giudice d’appello, dopo aver riconosciuto una nuova circostanza attenuante, confermare la stessa pena del primo grado?
Sì, il giudice d’appello può confermare la pena applicata in primo grado, senza violare il divieto di reformatio in peius, anche dopo aver riconosciuto un’ulteriore circostanza attenuante. Questo è possibile se opera un nuovo giudizio di equivalenza tra le circostanze attenuanti e aggravanti e fornisce una motivazione adeguata e logica per tale decisione.

Qual è stato l’esito finale del ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Di conseguenza, ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 Euro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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