Bilanciamento Circostanze: Quando la Decisione del Giudice è Intoccabile
L’analisi del bilanciamento circostanze attenuanti e aggravanti è uno dei momenti più delicati nel processo penale, in quanto incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire i limiti del sindacato di legittimità su questa valutazione, prettamente discrezionale, del giudice di merito. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato, confermando un principio consolidato: la scelta del giudice sulla comparazione delle circostanze è insindacabile, a meno che non sia palesemente arbitraria o illogica.
Il Caso in Esame: Dal Furto Aggravato al Ricorso in Cassazione
La vicenda processuale ha origine dalla condanna per furto aggravato inflitta dal Tribunale di Vasto, successivamente confermata dalla Corte d’Appello di L’Aquila. L’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione, lamentando due aspetti specifici della decisione d’appello:
1. Il giudizio di bilanciamento tra le circostanze aggravanti contestate e le attenuanti generiche, che la Corte territoriale aveva risolto in termini di equivalenza.
2. Il rigetto della richiesta di applicazione di pene sostitutive.
Secondo la difesa, la valutazione della Corte d’Appello sarebbe stata errata. Tuttavia, la Suprema Corte ha respinto entrambe le censure, dichiarando il ricorso inammissibile.
La Valutazione del Bilanciamento delle Circostanze in Cassazione
Il cuore della pronuncia risiede nel primo motivo di ricorso. La Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza un principio cardine del nostro sistema processuale: il giudizio sulla comparazione tra circostanze di segno opposto (art. 69 c.p.) è un’attività che rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito.
Questo significa che la Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella effettuata nei gradi precedenti. Il suo compito, in qualità di giudice di legittimità, non è riesaminare i fatti, ma controllare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza sia logica e non contraddittoria. Di conseguenza, le decisioni relative al bilanciamento circostanze sfuggono al sindacato di legittimità, a condizione che non siano il risultato di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente viziato.
Il Principio di Diritto: la Motivazione Sufficiente
Perché una decisione sul bilanciamento sia considerata legittima, deve essere supportata da una motivazione sufficiente. La Cassazione, richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 10713/2010), chiarisce che per ‘sufficiente’ si intende anche quella motivazione che, pur sintetica, ritenga la soluzione adottata (prevalenza, equivalenza o soccombenza delle attenuanti) come la più idonea a garantire l’adeguatezza della pena al caso concreto.
Le Motivazioni
Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse adempiuto a tale obbligo. I giudici di secondo grado avevano infatti indicato specifici ‘indicatori fattuali’ (pagine 8 e 9 della sentenza impugnata) per giustificare la scelta di considerare equivalenti le circostanze aggravanti e quelle attenuanti. Questa argomentazione è stata giudicata né illogica né arbitraria, rendendo la doglianza dell’imputato ‘indeducibile’ in sede di legittimità.
Anche il secondo motivo di ricorso, relativo al rigetto della richiesta di pene sostitutive, è stato giudicato ‘manifestamente infondato’. La Corte territoriale aveva analiticamente esposto le ragioni del diniego, e la critica della difesa si limitava a proporre un diverso e inammissibile apprezzamento degli elementi fattuali, cosa che esula dalle competenze della Cassazione.
Le Conclusioni
L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Come conseguenza diretta, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione rafforza la stabilità delle valutazioni di merito e chiarisce i confini invalicabili del ricorso per Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questo rappresenta una conferma della fiducia riposta nella capacità del giudice di merito di calibrare la pena in modo equo e ragionato.
La Corte di Cassazione può modificare il bilanciamento delle circostanze deciso da un giudice di merito?
No, di norma non può farlo. Il giudizio di bilanciamento è una valutazione discrezionale del giudice di merito. La Corte di Cassazione interviene solo se la motivazione è palesemente illogica, arbitraria o del tutto assente, ma non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti.
Cosa si intende per motivazione sufficiente a giustificare il bilanciamento delle circostanze?
Si intende anche una motivazione che si limiti a ritenere una specifica soluzione (equivalenza, prevalenza delle aggravanti o delle attenuanti) come la più idonea a realizzare l’adeguatezza della pena irrogata al caso concreto, come stabilito dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite.
Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la somma è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 27330 Anno 2025
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
Penale Ord. Sez. 7 Num. 27330 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 09/07/2025
Composta da
– Presidente –
NOME COGNOME NOME COGNOME
R.G.N. 10967/2025
NOME COGNOME
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato in Germania il 10/02/1979; avverso la sentenza del 11/02/2025 della Corte d’appello di L’Aquila;
dato avviso alle parti;
udita la relazione del Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
che con la sentenza indicata in epigrafe la Corte di appello di L’Aquila ha confermato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Vasto, che aveva affermato la penale responsabilità di NOME COGNOME per il reato di furto aggravato;
che l’unico motivo di ricorso, a mezzo del quale si censura il giudizio di bilanciamento (effettuato in termini di equivalenza) e il rigetto della richiesta di sostituzione, Ł, sotto il primo profilo, indeducibile in quanto le statuizioni relative al giudizio di comparazione tra opposte circostanze, implicando una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito, sfuggono al sindacato di legittimità qualora non siano frutto di mero arbitrio o di ragionamento illogico e siano sorrette da sufficiente motivazione, tale dovendo ritenersi anche quella che per giustificare la soluzione dell’equivalenza si sia limitata a ritenerla la piø idonea a realizzare l’adeguatezza della pena irrogata in concreto (Sez. U, n. 10713 del 25/02/2010, COGNOME, Rv. 245931); e in concreto la Corte ha anche evidenziato gli specifici indicatori fattuali che hanno giustificato la scelta effettuata (cfr. pagg. 8 e 9 della sentenza impugnata); sotto il secondo profilo, manifestamente infondato, avendo la Corte territoriale analiticamente indicato le ragioni che hanno condotto al rigetto della richiesta (cfr. pag. 9 della sentenza impugnata) e la valutazione delle circostanze addotte dalla difesa postula un differente apprezzamento degli elementi fattuali fondanti la valutazione di merito;
che, pertanto, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile e all’inammissibilità consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P.Q.M
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende. Così Ł deciso, 09/07/2025
Il Consigliere estensore NOME COGNOME