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Bilanciamento circostanze aggravanti: no se plurime

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due individui condannati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La sentenza ribadisce che il bilanciamento delle circostanze aggravanti è precluso in presenza di specifiche plurime aggravanti previste dall’art. 12 del D.Lgs. 286/1998, consolidando un orientamento di particolare rigore sanzionatorio.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze Aggravanti: No se Plurime nel Reato di Immigrazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di reati legati all’immigrazione clandestina, specificando i rigidi limiti al bilanciamento delle circostanze aggravanti. La pronuncia chiarisce che, in presenza di determinate aggravanti multiple, il giudice perde la discrezionalità di poterle considerare equivalenti o subvalenti rispetto alle attenuanti, con importanti conseguenze sulla determinazione della pena. Analizziamo la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte di Appello nei confronti di due soggetti per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, disciplinato dall’art. 12 del Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs. 286/1998). La Corte territoriale aveva confermato la responsabilità penale, contestando agli imputati diverse circostanze aggravanti specifiche.

Contro la sentenza di appello, le difese proponevano ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui:
1. Un vizio di motivazione sulla sussistenza dei presupposti per la condanna.
2. L’erronea applicazione di un’aggravante legata all’ingresso illegale nel territorio italiano, sostenendo che l’evento si fosse verificato solo in Slovenia.
3. Una violazione di legge relativa al divieto di bilanciamento delle circostanze aggravanti, ritenendo che l’esclusione di tale giudizio fosse un’applicazione analogica sfavorevole all’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, ritenendoli manifestamente infondati. La decisione ha confermato integralmente l’impianto logico-giuridico della sentenza di appello, fornendo chiarimenti decisivi su tutti i punti sollevati dalla difesa, in particolare sulla questione del bilanciamento tra circostanze.

Le Motivazioni: Analisi sul Bilanciamento Circostanze Aggravanti

La parte più rilevante della sentenza riguarda le motivazioni con cui la Corte ha respinto i motivi di ricorso.

Sulla Responsabilità e l’Aggravante Territoriale

In primo luogo, la Corte ha liquidato come generiche le censure sulla motivazione della responsabilità, affermando che i giudici di merito avevano adeguatamente giustificato la condanna sulla base delle prove raccolte, tra cui un’inchiesta giornalistica e le indagini della polizia giudiziaria.

In secondo luogo, ha respinto la doglianza sull’aggravante legata all’ingresso illegale. I giudici hanno chiarito che, sebbene le persone fossero state fermate in Slovenia, le indagini avevano dimostrato che la loro destinazione finale era l’Italia. Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è un reato di pericolo a consumazione anticipata: è sufficiente compiere atti diretti a procurare l’ingresso illegale, senza che questo si realizzi effettivamente, perché il reato e la relativa aggravante si configurino.

Il Divieto di Bilanciamento delle Circostanze Aggravanti

Il nucleo della decisione risiede nel terzo motivo. La difesa sosteneva che il divieto di bilanciamento, previsto dal comma 3-quater dell’art. 12, si applicasse solo alle aggravanti dei commi 3-bis e 3-ter, e non a quella del comma 3. La Cassazione, conformandosi a un precedente delle Sezioni Unite, ha smontato questa tesi.

La Corte ha ribadito che la legge stabilisce un preciso ordine applicativo: quando ricorrono congiuntamente più aggravanti tra quelle previste ai commi 3, 3-bis e 3-ter, il giudizio di bilanciamento con eventuali attenuanti è precluso. In pratica, la presenza delle aggravanti più gravi (comma 3-bis e 3-ter) “trascina” con sé anche quella del comma 3, sottraendo l’intero complesso delle circostanze alla valutazione discrezionale del giudice.

Questa interpretazione, secondo la Corte, non è un’applicazione analogica sfavorevole, ma una diretta conseguenza della volontà del legislatore di assicurare un trattamento sanzionatorio particolarmente severo per le forme più gravi di questo reato. Il giudice deve prima applicare gli aumenti di pena previsti per le aggravanti e solo successivamente potrà operare le diminuzioni per eventuali attenuanti, senza poter dichiarare queste ultime prevalenti o equivalenti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale di estremo rigore nel contrasto all’immigrazione clandestina. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Riduzione della Discrezionalità Giudiziale: La sentenza conferma che, in presenza di specifiche combinazioni di aggravanti (come il numero di persone trasportate o il fine di profitto), il margine di discrezionalità del giudice nella determinazione della pena è quasi azzerato.
2. Certezza della Pena: L’interpretazione rigida del divieto di bilanciamento delle circostanze aggravanti mira a garantire una risposta sanzionatoria più aspra e certa, in linea con l’intento del legislatore di reprimere duramente le organizzazioni criminali che gestiscono i flussi migratori illegali.
3. Monito per le Difese: Per gli avvocati, la sentenza sottolinea l’importanza di contestare nel merito la sussistenza stessa delle circostanze aggravanti, poiché una volta accertate, le possibilità di mitigarne gli effetti attraverso il giudizio di bilanciamento diventano estremamente limitate.

Quando è escluso il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina?
Secondo la sentenza, il bilanciamento è escluso quando ricorrono due o più delle ipotesi aggravanti previste dall’art. 12, comma 3 del D.Lgs. 286/1998, e sussiste quindi l’aggravante del comma 3-bis. In tal caso, il giudice non può considerare le circostanze attenuanti prevalenti o equivalenti a quelle aggravanti, ad eccezione di quelle previste dagli artt. 98 e 114 del codice penale.

L’aggravante dell’ingresso illegale nel territorio dello Stato sussiste anche se le persone vengono fermate prima del confine italiano?
Sì. La Corte ha chiarito che il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è un reato di pericolo a consumazione anticipata. Pertanto, l’aggravante sussiste se è provato che gli atti erano diretti a procurare l’ingresso illegale in Italia, anche se l’operazione viene interrotta in uno stato confinante (nel caso di specie, la Slovenia).

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti del processo?
No. La sentenza ribadisce che il controllo della Corte di Cassazione è limitato alla verifica della corretta applicazione della legge e alla logicità della motivazione della sentenza impugnata. La Corte non può operare una nuova valutazione delle prove o una ricostruzione alternativa dei fatti, che sono di esclusiva competenza dei giudici di merito (Tribunale e Corte di Appello).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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