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Bilanciamento circostanze aggravanti: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il caso verteva sul corretto calcolo della pena e sul divieto di bilanciamento delle circostanze aggravanti. La Corte ha stabilito che, in presenza di più aggravanti specifiche previste dal Testo Unico sull’Immigrazione, come l’aver agito per profitto e con più concorrenti, non è possibile procedere al bilanciamento con le attenuanti generiche, confermando la severità del trattamento sanzionatorio voluto dal legislatore.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bilanciamento Circostanze Aggravanti: Regole Rigide per l’Immigrazione Clandestina

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6974 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema tecnico ma di grande impatto pratico: il bilanciamento circostanze aggravanti nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La decisione chiarisce i rigidi paletti imposti dal legislatore al potere discrezionale del giudice nel calcolo della pena, soprattutto quando concorrono più fattori che aumentano la gravità del reato.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino condannato sia in primo grado che in appello per aver organizzato, in concorso con altri, il trasporto di otto cittadini extracomunitari verso il nord Europa. Il viaggio, finalizzato a un ingresso abusivo in Austria attraverso il Brennero, era stato interrotto a causa di un guasto a una delle auto utilizzate. Le corti di merito avevano ritenuto provate diverse circostanze aggravanti: il fine di lucro, il numero di stranieri trasportati (superiore a cinque) e il numero di concorrenti nel reato (almeno tre).

Il Ricorso per Cassazione: un Unico Motivo sul Calcolo della Pena

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione lamentando un errore di diritto nel calcolo della pena. Secondo la difesa, i giudici avrebbero dovuto porre in bilanciamento una delle aggravanti contestate (quella del numero dei concorrenti) con le attenuanti generiche concesse. Se le attenuanti fossero state ritenute prevalenti, la pena base da cui partire per il calcolo sarebbe stata notevolmente più bassa, con una conseguente riduzione della sanzione finale.

Il Divieto di Bilanciamento Circostanze Aggravanti nel T.U. Immigrazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, respingendo completamente la tesi difensiva. Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione (d.lgs. 286/1998). In particolare, il comma 3-quater di tale articolo vieta espressamente al giudice di operare il bilanciamento tra le attenuanti e le aggravanti speciali previste dai commi 3-bis e 3-ter.

Nel caso specifico, erano presenti non una, ma molteplici aggravanti:
1. Il trasporto di un numero di persone pari o superiore a cinque (art. 12, co. 3, lett. a).
2. Il concorso di tre o più persone nel reato (art. 12, co. 3, lett. d).
3. L’aver agito per trarne profitto (art. 12, co. 3-ter, lett. b).

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha spiegato che la presenza contemporanea delle aggravanti di cui alle lettere a) e d) del comma 3 fa scattare l’applicazione di un’ulteriore, autonoma aggravante, quella del comma 3-bis. Quest’ultima, a sua volta, rientra nel perimetro del divieto di bilanciamento stabilito dal comma 3-quater. Pertanto, l’argomento del ricorrente, che mirava a ‘isolare’ una delle aggravanti per bilanciarla con le attenuanti, è stato giudicato errato in diritto.

I giudici hanno ribadito, richiamando anche precedenti pronunce delle Sezioni Unite, che la legge impone un ordine gerarchico preciso nel calcolo della pena. Prima si applicano gli aumenti per le aggravanti speciali (come quella del fine di lucro), poi l’eventuale ulteriore aumento per la concorrenza di più aggravanti (comma 3-bis), e solo sulla pena così determinata si possono operare le riduzioni per le attenuanti. Questo meccanismo, voluto dal legislatore, ha lo scopo di assicurare un trattamento sanzionatorio particolarmente severo per le forme più gravi di favoreggiamento dell’immigrazione.

Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di immigrazione clandestina. Viene confermato che il margine di discrezionalità del giudice nella determinazione della pena è significativamente limitato in presenza delle circostanze aggravanti speciali previste dall’art. 12 del Testo Unico. Il divieto di bilanciamento circostanze aggravanti non può essere aggirato tentando di scomporre il quadro accusatorio, ma si applica all’intero complesso delle aggravanti contestate, riflettendo una chiara scelta politica e legislativa di contrasto a queste specifiche condotte criminali.

È sempre possibile bilanciare le attenuanti generiche con le aggravanti nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina?
No. La legge, in particolare l’art. 12, comma 3-quater, del Testo Unico Immigrazione, vieta espressamente il bilanciamento quando ricorrono le aggravanti speciali previste dai commi 3-bis (concorso di più ipotesi aggravate del comma 3) e 3-ter (come l’aver agito per profitto). La sentenza conferma che questo divieto è rigido.

Cosa accade se un reato di favoreggiamento dell’immigrazione presenta più aggravanti contemporaneamente?
Se concorrono due o più delle ipotesi aggravate previste dal comma 3 dell’art. 12 (ad esempio, il numero degli immigrati e il numero dei complici), si applica un’ulteriore aggravante (comma 3-bis). La presenza di questa aggravante fa scattare il divieto di bilanciamento, rendendo la pena complessivamente più aspra e non riducibile per effetto delle attenuanti.

Qual è l’ordine corretto per calcolare la pena in questi casi?
Il giudice deve seguire un ordine preciso: prima si parte dalla pena base, la si aumenta per le aggravanti speciali (come quella del profitto), poi la si aumenta ulteriormente per il concorso di più aggravanti (se applicabile), e solo sulla quantità di pena risultante da questi aumenti si possono applicare le diminuzioni derivanti dalle attenuanti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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