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Beneficio non menzione: quando il giudice può negarlo

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un giudice di merito di negare il beneficio della non menzione della condanna a un giovane incensurato. Nonostante la presenza di elementi favorevoli come la giovane età e il percorso riabilitativo, la Corte ha ritenuto legittima la valutazione che ha dato prevalenza alla gravità del reato, caratterizzato da un’ingente quantità di stupefacenti e da una seppur rudimentale organizzazione. La sentenza ribadisce la natura ampiamente discrezionale di tale beneficio, il cui diniego, se adeguatamente motivato, è insindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Beneficio non menzione: la discrezionalità del giudice tra recupero e gravità del reato

Il beneficio non menzione della condanna nel casellario giudiziale rappresenta uno strumento fondamentale per il reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la sua concessione non è un atto dovuto, ma una decisione rimessa alla valutazione discrezionale del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri che guidano questa scelta, sottolineando come la gravità del reato possa prevalere su elementi personali favorevoli all’imputato.

I Fatti del Caso

Un giovane imputato, incensurato, veniva condannato per reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte d’Appello, pur riconoscendo le circostanze attenuanti generiche in virtù della giovane età, del corretto comportamento processuale e di un percorso di riabilitazione intrapreso, decideva di riformare la pena ma di confermare il diniego del beneficio non menzione. La motivazione si basava sulla prevalenza di elementi negativi: la quantità significativa di dosi in possesso dell’imputato, l’intensità del dolo e la presenza di una pur rudimentale organizzazione per l’attività di spaccio. L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione e l’erronea applicazione della legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito che la concessione del beneficio non menzione, previsto dall’art. 175 del codice penale, non è mai una conseguenza automatica di altre valutazioni positive, come la concessione delle attenuanti generiche o della sospensione condizionale della pena.

Le Motivazioni: Il bilanciamento degli interessi e il beneficio non menzione

Il cuore della pronuncia risiede nel principio dell'”emenda”. Il beneficio è finalizzato a favorire il recupero morale e sociale del condannato, ma questa finalità deve essere bilanciata con tutti gli altri parametri di valutazione indicati dall’art. 133 c.p., che includono la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo.

La Corte ha stabilito che la valutazione del giudice di merito è un apprezzamento discrezionale che, se adeguatamente motivato e privo di vizi logici, non può essere messo in discussione in sede di legittimità. Nel caso specifico, i giudici di appello hanno correttamente operato un bilanciamento tra gli elementi favorevoli all’imputato (giovane età, incensuratezza, comportamento processuale, attività di volontariato) e quelli sfavorevoli (numero significativo di dosi, organizzazione dell’attività, possesso di strumenti per confezionamento e pesatura).

La Corte ha ritenuto del tutto logico e coerente che i secondi elementi siano stati considerati prevalenti, giustificando così il diniego del beneficio. La decisione del giudice di merito non era quindi viziata, ma frutto di un corretto esercizio del proprio potere discrezionale.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: elementi personali positivi e un percorso di redenzione non garantiscono automaticamente l’accesso al beneficio non menzione. La gravità concreta del fatto commesso e le modalità dell’azione criminale rimangono fattori determinanti nella valutazione del giudice. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, questa decisione serve a ricordare che la prognosi di futuro reinserimento sociale, su cui si fonda il beneficio, deve essere soppesata attentamente con la necessità di non sminuire la serietà del reato per cui è intervenuta la condanna.

La concessione delle attenuanti generiche obbliga il giudice a concedere anche il beneficio della non menzione?
No, la sentenza chiarisce che la concessione del beneficio della non menzione non è una conseguenza necessaria di altre decisioni favorevoli all’imputato, come le attenuanti o la sospensione condizionale della pena. È una valutazione autonoma e discrezionale del giudice.

Quali elementi può considerare il giudice per negare il beneficio della non menzione?
Il giudice deve basare la sua decisione sugli elementi indicati dall’art. 133 del codice penale. In questo caso, nonostante fattori positivi come la giovane età e l’incensuratezza, sono stati ritenuti prevalenti elementi negativi come la quantità significativa di sostanza stupefacente, l’intensità del dolo e l’organizzazione dell’attività di spaccio.

La decisione del giudice sul beneficio della non menzione è sindacabile in Cassazione?
Sì, ma solo per vizi di legittimità, come una motivazione assente, illogica o contraddittoria. La Corte di Cassazione non può riesaminare il merito della decisione. Se la motivazione è adeguata, come in questo caso, la valutazione del giudice di merito è insindacabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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