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Beneficio non menzione: obbligo di motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6255/2024, ha annullato una decisione della Corte d’Appello che negava il beneficio non menzione a due imputati, pur avendo concesso loro la sospensione condizionale della pena. La Suprema Corte ha stabilito che il diniego di tale beneficio richiede una motivazione specifica e puntuale, non essendo sufficiente un generico riferimento a ‘negatività personologiche’. Di conseguenza, ha annullato la sentenza impugnata e concesso direttamente il beneficio, riaffermando il suo scopo di favorire il reinserimento sociale del condannato.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Beneficio non menzione: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione specifica

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6255/2024) ha riaffermato un principio fondamentale in materia di concessione dei benefici di legge: il diniego del beneficio non menzione della condanna nel casellario giudiziale deve essere sorretto da una motivazione puntuale e non generica. Questa decisione è cruciale perché tocca da vicino il tema del reinserimento sociale del condannato, scopo ultimo di questo istituto.

I fatti del caso

Due persone, dopo essere state condannate in primo e secondo grado, si sono viste concedere la sospensione condizionale della pena, ma non l’ulteriore beneficio non menzione nel certificato del casellario giudiziale. La Corte d’Appello aveva giustificato il diniego facendo riferimento a non meglio specificate ‘negatività nelle loro specificità personologiche’, senza tuttavia chiarire quali fossero tali negatività e perché ostacolassero la concessione del beneficio, a differenza della sospensione condizionale.

Ritenendo tale motivazione carente e illogica, i due imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che la Corte territoriale avesse omesso di fornire ragioni concrete per cui gli elementi positivi, sufficienti a giustificare la sospensione della pena, non fossero altrettanto validi per la non menzione.

La decisione della Corte di Cassazione sul beneficio non menzione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Anziché rimandare il caso a un nuovo giudizio d’appello, ha deciso di ‘annullare senza rinvio’ la sentenza impugnata, applicando direttamente il beneficio non menzione ai ricorrenti.

I giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte d’Appello si fosse limitata a una formula di stile, vuota e generica, inadeguata a sostenere un diniego. Mancava, infatti, una spiegazione concreta della natura e della consistenza di queste presunte ‘negatività personologiche’ che avrebbero reso i ricorrenti immeritevoli del beneficio.

Le motivazioni

La Cassazione ha colto l’occasione per ribadire la duplice finalità del beneficio non menzione: favorire il ravvedimento del condannato e, soprattutto, agevolare il suo reinserimento nel tessuto sociale e lavorativo. L’iscrizione di una condanna penale sul certificato del casellario può infatti rappresentare un ostacolo significativo alla ricerca di un impiego.

Il cuore della motivazione risiede in un principio di coerenza logica che deve guidare il giudice. Se si ritengono sussistenti i presupposti per concedere la sospensione condizionale della pena (formulando quindi un giudizio prognostico favorevole sul futuro comportamento del reo), non si può negare il beneficio non menzione senza addurre valide e distinte ragioni. Il giudice deve:

1. Spiegare perché gli stessi elementi positivi non bastano per entrambi i benefici.
2. Oppure, indicare elementi negativi ulteriori e specifici che giustifichino il diniego della non menzione.

In assenza di questa chiara e differenziata motivazione, il diniego risulta illegittimo, come avvenuto nel caso di specie.

Le conclusioni

Questa sentenza invia un messaggio chiaro ai giudici di merito: le decisioni che incidono sui diritti e sulle prospettive di reinserimento delle persone non possono basarsi su formule astratte. Ogni provvedimento, specialmente se restrittivo come il diniego di un beneficio, deve essere ancorato a elementi concreti e spiegato in modo trasparente e logico. La pronuncia rafforza la funzione rieducativa della pena, assicurando che il beneficio non menzione non sia negato se non per ragioni serie e ben argomentate, tutelando così le reali possibilità di riscatto del condannato.

Quando un giudice nega il beneficio della non menzione, è sufficiente una motivazione generica?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione deve essere puntuale e specifica. Non è sufficiente un riferimento generico a ‘negatività nelle loro specificità personologiche’ senza indicarne la natura e la consistenza.

Se viene concessa la sospensione condizionale della pena, si ha automaticamente diritto anche alla non menzione?
No, non è automatico. Tuttavia, se il giudice concede la sospensione condizionale ma nega la non menzione, deve spiegare specificamente perché gli elementi positivi valutati per il primo beneficio non sono sufficienti per il secondo, oppure indicare elementi negativi diversi e ulteriori.

Qual è lo scopo principale del beneficio della non menzione secondo la sentenza?
Lo scopo è favorire il ravvedimento del condannato e il suo reinserimento sociale, eliminando le conseguenze del reato che potrebbero compromettere o ostacolare le sue possibilità di trovare un lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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