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Beneficio non menzione: la natura del reato non basta

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di una Corte d’Appello che negava il beneficio della non menzione della condanna nel casellario giudiziale. La Corte ha stabilito che tale diniego non può basarsi unicamente sulla natura astratta del reato (in questo caso, contro la fede pubblica), ma deve fondarsi su una valutazione concreta della personalità dell’imputato e delle circostanze del fatto, in linea con l’art. 133 del codice penale. Avendo il giudice di merito già riconosciuto elementi positivi concedendo le attenuanti generiche, il diniego basato solo sulla tipologia di reato è stato ritenuto illogico e privo di adeguata motivazione.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Beneficio non menzione: non basta la natura del reato per negarlo

Il beneficio non menzione della condanna nel casellario giudiziale è uno strumento fondamentale per il reinserimento sociale del condannato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46826/2024) ha ribadito un principio cruciale: la sua concessione o il suo diniego non possono dipendere dalla sola etichetta del reato commesso. La valutazione del giudice deve essere concreta, personalizzata e coerente con gli altri elementi del giudizio.

I fatti del processo

Il caso riguarda un imputato condannato per il reato di falsa dichiarazione. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e concedendo le circostanze attenuanti generiche e la sospensione condizionale della pena, aveva negato il beneficio non menzione. La motivazione di tale diniego era unica ed esclusiva: la natura del reato. Trattandosi di un delitto contro la fede pubblica, secondo i giudici di secondo grado, sussisteva un interesse preminente della comunità a conoscere l’esistenza del precedente penale, anche nei rapporti tra privati. L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando l’illogicità e l’insufficienza di tale motivazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata senza rinvio e concedendo direttamente il beneficio richiesto. I giudici di legittimità hanno definito la motivazione della Corte di Appello come un “vuoto argomentativo”, poiché si era limitata a un riferimento astratto alla tipologia di reato, senza effettuare alcuna valutazione concreta.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati. Il beneficio non menzione, disciplinato dall’art. 175 del codice penale, ha lo scopo di favorire l'”emenda” e il recupero sociale del condannato, eliminando una delle conseguenze più negative della condanna: la sua pubblicità nei certificati richiesti da privati, che può ostacolare la ricerca di un lavoro e il pieno reinserimento nella società.

Per questo motivo, la valutazione del giudice sulla concedibilità del beneficio deve basarsi esclusivamente sui criteri indicati dall’art. 133 del codice penale, che riguardano:

1. La gravità del reato, desunta dalla natura, specie, mezzi, oggetto, tempo, luogo e ogni altra modalità dell’azione.
2. La capacità a delinquere del colpevole, desunta dai motivi a delinquere, dal carattere del reo e dalla sua condotta.

Affermare che un reato contro la fede pubblica osti di per sé al beneficio significa frustrare la ratio della norma, introducendo una limitazione non prevista dal legislatore. La Corte ha sottolineato come la decisione della Corte d’Appello fosse palesemente contraddittoria: da un lato, aveva riconosciuto elementi favorevoli all’imputato (l’incensuratezza, i motivi dell’azione, la non particolare gravità del fatto) tanto da concedere le attenuanti generiche; dall’altro, aveva ignorato completamente questi stessi elementi nel decidere sul beneficio non menzione, trincerandosi dietro la natura astratta del reato.

La Cassazione ha quindi agito in base al principio, affermato anche dalle Sezioni Unite, secondo cui può pronunciare una sentenza di annullamento senza rinvio quando non siano necessari ulteriori accertamenti di fatto. Poiché gli elementi per decidere erano già presenti negli atti (la non particolare gravità, l’occasionalità della condotta, l’incensuratezza), la Corte ha potuto direttamente concedere il beneficio.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di garanzia fondamentale: ogni decisione del giudice, specialmente se discrezionale, deve essere supportata da una motivazione concreta, specifica e non contraddittoria. Non è ammissibile negare un beneficio come la non menzione utilizzando una motivazione stereotipata basata sulla sola categoria del reato. Il giudice ha il dovere di valutare la persona e il fatto nella loro specificità, spiegando perché, nel caso concreto, il condannato non sia meritevole di un aiuto al suo percorso di reinserimento sociale. In assenza di tale approfondita valutazione, la decisione è illegittima.

Un giudice può negare il beneficio della non menzione basandosi solo sulla tipologia del reato commesso?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la valutazione deve basarsi esclusivamente sulle circostanze concrete del fatto e sulla personalità dell’imputato, ai sensi dell’art. 133 del codice penale, e non sulla natura astratta del reato.

È contraddittorio concedere le attenuanti generiche e negare il beneficio della non menzione?
Può non esserlo, ma il giudice deve fornire una motivazione specifica e coerente. In questo caso, la Corte ha ritenuto la decisione contraddittoria perché il diniego si basava su una ragione astratta (la natura del reato) che non teneva conto degli stessi elementi positivi (incensuratezza, occasionalità, motivi) che avevano giustificato la concessione delle attenuanti.

In quali casi la Corte di Cassazione può decidere nel merito senza rinviare il caso a un altro giudice?
La Corte di Cassazione può annullare una sentenza senza rinvio quando ritiene superfluo un nuovo giudizio di merito, potendo decidere la causa direttamente sulla base degli elementi di fatto già accertati e delle statuizioni adottate dal giudice precedente, come è avvenuto in questo caso per la concessione del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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