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Beneficio non menzione: la gravità del fatto non basta

La Corte di Cassazione annulla parzialmente una condanna per guida in stato di ebbrezza. Si stabilisce che per negare il beneficio non menzione della condanna non è sufficiente invocare la sola gravità del fatto, ma serve una valutazione più ampia sulla rieducazione del reo. Il ricorso è stato accolto solo su questo punto.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Beneficio non menzione: la gravità del fatto non basta per negarlo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11383 del 2024, torna su un tema di grande rilevanza pratica: la concessione del beneficio non menzione della condanna nel casellario giudiziale. La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: per negare tale beneficio, il giudice non può limitarsi a invocare genericamente la ‘gravità del fatto’, ma deve fornire una motivazione più articolata, che tenga conto della finalità rieducativa dell’istituto. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, con l’aggravante di aver provocato un incidente stradale. La difesa dell’imputato aveva sostenuto una tesi alternativa: l’incidente non era stato causato dallo stato di alterazione del conducente, ma dall’improvviso scoppio di un pneumatico. Tale ricostruzione, supportata da una consulenza tecnica di parte, non aveva però convinto i giudici di merito, che avevano confermato la responsabilità penale dell’imputato.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su sette motivi. Tra i principali, spiccavano:
1. L’inutilizzabilità dell’accertamento alcolemico: secondo i legali, il prelievo ematico era stato disposto dalla polizia giudiziaria senza il preventivo avviso all’imputato della facoltà di farsi assistere da un difensore.
2. L’erronea valutazione della causa dell’incidente: la Corte d’Appello avrebbe illogicamente posizionato lo scoppio del pneumatico in un momento successivo all’uscita di strada, neutralizzando la tesi difensiva.
3. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
4. Il diniego del beneficio della non menzione della condanna (art. 175 c.p.): questo è il punto cruciale su cui la Cassazione è intervenuta.

La Suprema Corte ha rigettato quasi tutti i motivi. Ha ritenuto utilizzabile il test alcolemico perché eseguito nell’ambito dei protocolli sanitari ospedalieri e ha considerato logica e coerente la ricostruzione dell’incidente fatta dai giudici di merito. Anche il diniego della particolare tenuità del fatto è stato giudicato legittimo, in quanto basato sulla gravità della condotta.

La Decisione della Cassazione sul Beneficio non Menzione

Il ricorso ha trovato accoglimento solo sul sesto motivo, relativo al diniego del beneficio non menzione. La Corte di Appello aveva negato il beneficio basandosi sulla medesima ‘gravità del fatto’ utilizzata per escludere la tenuità dell’offesa. Secondo la Cassazione, questa motivazione è insufficiente e viziata.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che il beneficio della non menzione della condanna persegue uno scopo preciso: favorire il ravvedimento e il reinserimento sociale del condannato, eliminando la pubblicità della sentenza che potrebbe pregiudicarlo, ad esempio, in ambito lavorativo. Di conseguenza, la valutazione del giudice non può appiattirsi sulla sola gravità del reato. È necessario, invece, un giudizio più ampio che consideri l’idoneità del beneficio a ‘concorrere al recupero del reo’.

Il giudice deve quindi valutare l’elemento della gravità unitamente ad altri fattori, come la lieve entità della pena inflitta e la personalità dell’imputato, per esprimere un giudizio prognostico sulla sua futura condotta. Limitarsi a un richiamo generico alla gravità del fatto, come avvenuto nel caso di specie, si traduce in un vizio di motivazione che rende illegittima la decisione.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto relativo al diniego del beneficio della non menzione, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio. Quest’ultima dovrà rivalutare la richiesta dell’imputato fornendo una motivazione completa e logica, che non si limiti alla sola gravità del reato ma consideri la finalità rieducativa dell’istituto. La condanna per guida in stato di ebbrezza aggravata resta, quindi, confermata, ma si riapre la possibilità per l’imputato di ottenere un certificato penale ‘pulito’.

Per negare il beneficio della non menzione della condanna è sufficiente la gravità del reato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola gravità del fatto non è un motivo sufficiente. Il diniego deve basarsi su una valutazione complessiva che consideri l’idoneità del beneficio a favorire il recupero del reo, analizzando anche altri elementi come la personalità e la lieve entità della pena.

L’esame del sangue per il tasso alcolemico richiesto dalla polizia dopo un incidente è sempre utilizzabile?
No. È utilizzabile se il prelievo rientra nei protocolli sanitari ordinari dell’ospedale. Se invece è richiesto autonomamente dalla polizia giudiziaria, è necessario dare al conducente il previo avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore, altrimenti la prova è inutilizzabile.

Se la difesa propone una causa alternativa per un incidente (es. scoppio di un pneumatico), come deve valutarla il giudice?
Il giudice deve valutare la tesi difensiva in modo completo e logico. In questo caso, la Corte ha ritenuto logica la ricostruzione secondo cui la perdita di controllo del veicolo dovuta all’ebbrezza ha causato l’uscita di strada e l’impatto, e solo in conseguenza di ciò è avvenuto lo scoppio del pneumatico, rigettando così la tesi difensiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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