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Beneficio non menzione: annullamento per omissione

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza di condanna per spaccio di lieve entità. Il motivo è la totale omissione di pronuncia da parte del giudice d’appello sulla richiesta di concessione del beneficio non menzione. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione su questo specifico punto, mentre la condanna è diventata definitiva.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Beneficio non menzione: la Cassazione annulla se il giudice d’appello ignora la richiesta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30331 del 2024, offre un importante chiarimento sulla differenza tra una motivazione insufficiente e una totale omissione di pronuncia da parte del giudice. Il caso riguarda la richiesta di applicazione del beneficio non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale. La Corte ha stabilito che se il giudice d’appello ignora completamente una richiesta specifica dell’imputato, la sentenza deve essere annullata su quel punto, anche se il resto della condanna viene confermato.

I Fatti del Caso

Un giovane veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Avezzano per la cessione di una modica quantità di hashish (circa 2,3 grammi per 10 euro) e per il porto illegale di un coltello e un taglierino. In appello, la Corte di L’Aquila dichiarava prescritto il reato relativo al porto d’armi, rideterminando la pena per il solo reato di spaccio.

L’imputato, tramite il suo difensore, presentava ricorso in Cassazione lamentando due vizi della sentenza d’appello:

1. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, motivato dalla Corte territoriale solo sulla base dell’insufficienza della mera incensuratezza.
2. La totale omissione di pronuncia sulla richiesta, avanzata nell’atto d’appello, di concedere il beneficio non menzione della condanna ai sensi dell’art. 175 del codice penale.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, operando una netta distinzione tra i due motivi di doglianza.

Il rigetto sul punto delle attenuanti generiche

Sul primo punto, la Cassazione ha ritenuto infondato il ricorso. Ha affermato che la motivazione della Corte d’Appello, sebbene sintetica, era sufficiente. I giudici hanno sottolineato che, per legge (art. 62-bis c.p.), la sola incensuratezza non basta per ottenere le attenuanti generiche. Inoltre, hanno ribadito un principio consolidato: non è necessario che il giudice confuti espressamente ogni singola argomentazione difensiva, se il rigetto della richiesta emerge chiaramente dalla struttura complessiva della motivazione.

L’accoglimento riguardo il beneficio non menzione

Sul secondo punto, invece, il ricorso è stato accolto. La Corte ha rilevato che la sentenza d’appello era ‘radicalmente difettosa’ perché non conteneva alcuna pronuncia, neppure implicita, sulla richiesta di concessione del beneficio non menzione. Questa non è una motivazione carente, ma una vera e propria ‘omissione di pronunzia’, un vizio che impone l’annullamento.

Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente a tale questione, rinviando il caso alla Corte d’Appello di Perugia per un nuovo giudizio che dovrà specificamente valutare se concedere o meno il beneficio richiesto. La parte della sentenza relativa all’affermazione della responsabilità penale dell’imputato è stata dichiarata irrevocabile.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione cruciale tra un vizio di motivazione e un’omissione di pronuncia. Un giudice può motivare in modo succinto o persino non del tutto convincente (e in quel caso la sentenza può essere comunque valida se la decisione è logicamente sostenibile nel suo complesso), ma non può ignorare del tutto una domanda ritualmente posta dalla parte. L’omissione di pronuncia su un punto specifico dell’appello, come la richiesta del beneficio non menzione, costituisce una violazione del diritto di difesa e del dovere del giudice di rispondere a tutte le questioni sollevate.

La Corte ha quindi applicato l’articolo 623 del codice di procedura penale, che disciplina l’annullamento con rinvio, disponendo che un’altra sezione della Corte d’Appello si esprima sul punto omesso. Questo garantisce che l’imputato ottenga una risposta giurisdizionale alla sua richiesta, senza dover rimettere in discussione l’intera affermazione di colpevolezza, che è ormai definitiva.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il giudice ha l’obbligo di esaminare e decidere su tutte le richieste formulate dalle parti. Mentre una motivazione sintetica può essere considerata sufficiente, il silenzio totale su una specifica istanza, come quella relativa al beneficio non menzione, integra un vizio procedurale grave. Per gli operatori del diritto, ciò significa che è essenziale formulare in modo chiaro e specifico tutte le richieste negli atti di impugnazione, poiché l’omissione di pronuncia da parte del giudice costituisce un valido motivo per ottenere l’annullamento, almeno parziale, della sentenza.

Cosa succede se un giudice non si pronuncia su una richiesta specifica fatta in un atto di appello?
Secondo questa sentenza, se un giudice omette completamente di pronunciarsi su una richiesta specifica (come quella del beneficio della non menzione), la sentenza è viziata per ‘omissione di pronunzia’ e deve essere annullata su quel punto, con rinvio a un altro giudice per una nuova decisione.

Essere incensurati è sufficiente per ottenere le circostanze attenuanti generiche?
No. La Corte di Cassazione conferma che, in base alla legge, la sola incensuratezza non è di per sé un elemento sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche. Il giudice deve valutare la presenza di altri elementi positivi per ridurre la pena.

Quando la Cassazione annulla una sentenza, il processo deve ricominciare da capo?
Non necessariamente. In questo caso, la Cassazione ha disposto un annullamento parziale. Ha annullato la sentenza solo sulla questione omessa (il beneficio della non menzione) e ha rinviato il caso a un’altra Corte d’Appello solo per decidere su quel punto. La parte della sentenza che accertava la colpevolezza è diventata definitiva e non può più essere discussa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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