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Beneficio della non menzione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha analizzato il ricorso di un’imputata condannata per frode informatica. Mentre ha respinto le censure sulla procedura e sulla responsabilità penale, ha accolto il motivo relativo alla mancata motivazione sulla richiesta del beneficio della non menzione della condanna nel casellario giudiziale. La Corte ha annullato la sentenza d’appello su questo specifico punto e, senza bisogno di un nuovo giudizio, ha concesso direttamente il beneficio, sanando la lacuna motivazionale.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Beneficio della non menzione: quando la Cassazione può concederlo direttamente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37164 del 2024, offre importanti chiarimenti su due aspetti cruciali del processo penale: la tempistica per sollevare questioni procedurali e i poteri della Suprema Corte riguardo al beneficio della non menzione della condanna. Quest’ultimo punto è particolarmente rilevante, poiché la Corte ha affermato la propria facoltà di concedere direttamente il beneficio quando il giudice d’appello ha omesso di motivare la sua decisione in merito.

Il Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine dalla condanna di un’imputata da parte del Tribunale e, successivamente, della Corte di Appello di Napoli per reati di frode informatica e indebito utilizzo di strumenti di pagamento. L’imputata era accusata di aver partecipato a un’operazione illecita in cui il suo conto corrente era stato utilizzato come destinazione dei proventi di reato.

Insoddisfatta della decisione di secondo grado, la difesa ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: un vizio di procedura, una carenza di motivazione sulla sua effettiva responsabilità e, infine, il mancato riconoscimento del beneficio della non menzione.

I Motivi del Ricorso: Procedura, Merito e Benefici

I tre motivi di ricorso possono essere così sintetizzati:

1. Nullità Procedurale: La difesa sosteneva la nullità dell’intero procedimento per la mancata celebrazione dell’udienza preliminare, ritenendo che la relativa eccezione fosse stata ingiustamente dichiarata tardiva dai giudici di merito.
2. Carenza di Motivazione sulla Responsabilità: Si contestava che la condanna si basasse sulla sola intestazione formale del conto corrente, senza prove concrete di un coinvolgimento attivo dell’imputata nei reati.
3. Mancata Risposta sul Beneficio della non menzione: La Corte d’Appello non aveva fornito alcuna motivazione sulla richiesta di applicazione dell’art. 175 del codice penale, che prevede appunto la non menzione della condanna nel casellario giudiziale.

La Decisione della Cassazione e il beneficio della non menzione

La Corte di Cassazione ha esaminato i tre motivi, giungendo a conclusioni diverse per ciascuno di essi. La sentenza finale ha respinto i primi due motivi ma ha accolto il terzo, con conseguenze significative per l’imputata.

Le Censure Respinte: Tempistiche Processuali e Valutazione delle Prove

Sul primo punto, la Corte ha stabilito che le questioni preliminari, come quella relativa all’udienza preliminare, devono essere sollevate immediatamente dopo la costituzione delle parti, alla prima udienza. Nel caso di specie, l’eccezione era stata proposta solo alla terza udienza, risultando quindi tardiva e soggetta a preclusione processuale. La Corte ha chiarito che il momento decisivo non è l’apertura formale del dibattimento, ma il primo accertamento della costituzione delle parti.

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Cassazione ha ritenuto che le motivazioni dei giudici di primo e secondo grado fossero sufficienti (c.d. “doppia conforme motivazione”) per affermare la responsabilità dell’imputata, la quale, essendo titolare del conto di destinazione delle somme illecite, non aveva fornito alcuna spiegazione alternativa e credibile dei fatti.

La Lacuna Motivazionale e l’Intervento della Corte

Il punto di svolta della sentenza riguarda il terzo motivo. La Suprema Corte ha rilevato che la Corte d’Appello aveva completamente ignorato la richiesta di concessione del beneficio della non menzione, creando un’evidente “lacuna motivazionale”. Questo vizio ha portato all’annullamento della sentenza impugnata, ma solo limitatamente a tale statuizione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione di annullare parzialmente la sentenza sulla base del principio secondo cui il giudice d’appello ha l’obbligo di rispondere a tutte le doglianze sollevate dalla difesa. L’omessa motivazione su un punto specifico costituisce un vizio che inficia la validità della decisione su quel punto.

La parte più innovativa della motivazione, tuttavia, risiede nella decisione di non rinviare il caso a un altro giudice d’appello. La Cassazione ha ritenuto di poter colmare direttamente la lacuna, concedendo il beneficio richiesto. Ciò è stato possibile perché gli elementi necessari per questa valutazione (basati sull’art. 133 c.p., come la gravità del reato e la capacità a delinquere) erano già stati positivamente considerati dai giudici di merito al momento di concedere la sospensione condizionale della pena. Essendo già stata espressa una “prognosi favorevole circa la futura condotta penale”, la Corte ha potuto estendere tale valutazione anche al beneficio della non menzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, ribadisce la rigidità dei termini processuali per sollevare eccezioni preliminari. In secondo luogo, e più significativamente, conferma il potere della Corte di Cassazione di intervenire direttamente per correggere omissioni motivazionali dei giudici di merito, specialmente in materia di benefici penali. Quando gli elementi di valutazione sono già presenti negli atti, la Corte può “annullare senza rinvio” e decidere nel merito, accelerando i tempi della giustizia ed evitando un ulteriore passaggio processuale. Per l’imputata, la condanna rimane, ma non comparirà nei certificati del casellario richiesti da privati, un risultato di notevole importanza pratica.

Quando devono essere sollevate le questioni preliminari in un processo penale?
Le questioni preliminari devono essere proposte subito dopo che è stato compiuto per la prima volta l’accertamento della costituzione delle parti. Se vengono sollevate in udienze successive, sono considerate tardive e quindi inammissibili per preclusione processuale.

La Corte di Cassazione può concedere direttamente il beneficio della non menzione?
Sì, la Corte di Cassazione può concedere direttamente il beneficio qualora la Corte d’Appello abbia omesso di motivare la decisione su tale richiesta. Ciò è possibile se gli elementi per la valutazione sono già stati analizzati dal giudice di merito per altre decisioni, come la concessione della sospensione condizionale della pena. In tal caso, la Corte può annullare la sentenza sul punto senza rinviarla a un nuovo giudizio.

Cosa accade se un giudice d’appello non risponde a uno specifico motivo di ricorso?
Se la Corte d’Appello omette di motivare su uno specifico motivo di gravame, si verifica una ‘lacuna motivazionale’. Questo vizio può portare all’annullamento della sentenza, ma solo limitatamente alla parte in cui la motivazione è mancante, come avvenuto nel caso di specie per il mancato riconoscimento del beneficio della non menzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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