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Banconote false: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per aver ricevuto banconote false. La difesa contestava l’uso di intercettazioni non acquisite formalmente e la valutazione delle prove. La Corte ha stabilito che le intercettazioni erano solo un punto di partenza per le indagini e che il nucleo della condanna risiedeva nell’incontro accertato e nel ritrovamento del denaro, la cui valutazione non è sindacabile in sede di legittimità.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Banconote False: Limiti del Ricorso in Cassazione e Valutazione delle Prove

Il reato di acquisto e detenzione di banconote false, disciplinato dall’articolo 455 del codice penale, è una questione seria con implicazioni significative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre spunti importanti sui limiti del ricorso in sede di legittimità e sulla corretta valutazione degli elementi probatori. Analizziamo come i giudici hanno affrontato un caso in cui la difesa ha tentato di smontare una condanna basata su indagini, perquisizioni e testimonianze.

Il Fatto: Acquisto di Valuta Falsificata e la Condanna

Un uomo veniva condannato in primo grado, e successivamente in Appello, per aver acquistato o comunque ricevuto da un altro soggetto nove banconote contraffatte da cento dollari e due da venti euro. La condanna si fondava su una serie di elementi raccolti durante le indagini, tra cui l’osservazione di un incontro tra l’imputato e il cedente, e l’esito di una perquisizione che aveva portato al rinvenimento del denaro falso. L’imputato, non accettando la decisione, proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Tra Intercettazioni e Testimonianze

La difesa dell’imputato ha articolato il proprio ricorso su quattro punti principali:

1. Utilizzo di intercettazioni non acquisite: Si lamentava che la decisione dei giudici di merito fosse basata su intercettazioni telefoniche i cui supporti (bobine o file digitali) non erano mai stati formalmente acquisiti agli atti del processo.
2. Vizi di motivazione sulle prove: La difesa contestava la logicità della sentenza d’appello, sostenendo che le testimonianze e le circostanze fossero state interpretate in modo errato, minimizzando le deposizioni a favore dell’imputato e travisando la realtà dei fatti.
3. Trasmissione degli atti per falsa testimonianza: Veniva criticata la decisione della Corte d’Appello di trasmettere gli atti alla Procura riguardo alle deposizioni di alcuni testimoni della difesa, anziché procedere direttamente alla loro audizione.
4. Mancata concessione delle attenuanti: Infine, si contestava il diniego delle circostanze attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena.

La Valutazione della Cassazione sul caso delle banconote false

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, pertanto, inammissibile. I giudici hanno chiarito diversi principi procedurali e di diritto. In primo luogo, hanno specificato che le intercettazioni menzionate nella sentenza servivano unicamente a illustrare il contesto investigativo iniziale, non a costituire la prova diretta della colpevolezza. Il vero nucleo dell’accusa, secondo la Corte, era altrove.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si basa su argomentazioni precise. Il fondamento della condanna non erano le conversazioni telefoniche, ma l’insieme di prove concrete e logiche: l’accertato incontro tra i due soggetti, l’assenza di qualsiasi consegna alternativa (come le casse di vino menzionate dalla difesa) e, soprattutto, l’esito della perquisizione con il rinvenimento delle banconote false. Le spiegazioni fornite dall’imputato sulla provenienza del denaro sono state giudicate ‘assolutamente inverosimili’.

La Corte ha ribadito un principio cardine del giudizio di legittimità: non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione per chiedere una nuova e diversa valutazione dei fatti e delle prove. Le doglianze della difesa, secondo gli Ermellini, miravano proprio a questo: una ‘rivalutazione delle risultanze istruttorie’, inammissibile in questa sede. Il percorso logico seguito dalla Corte d’Appello è stato ritenuto coerente e privo di vizi manifesti.

Per quanto riguarda la trasmissione degli atti per presunta falsa testimonianza, la Corte ha specificato che tale provvedimento non è impugnabile insieme alla sentenza, in base al principio di tassatività delle impugnazioni. Infine, il diniego delle attenuanti generiche e della sospensione della pena è stato ritenuto giustificato dalla gravità dei fatti e motivato in modo logico, e quindi non sindacabile.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza la distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso in Cassazione non è una terza istanza per rivedere i fatti, ma uno strumento per controllare la corretta applicazione della legge. Nel caso specifico, le prove concrete come l’incontro e il possesso delle banconote false hanno costituito un quadro accusatorio solido, che le argomentazioni difensive, incentrate su una rilettura delle prove, non sono riuscite a scalfire. La decisione finale è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È possibile basare una condanna su intercettazioni i cui supporti non sono stati formalmente acquisiti al processo?
No, la condanna non può basarsi esclusivamente su di esse. Tuttavia, come chiarito dalla Corte, le intercettazioni possono essere menzionate nella sentenza per illustrare la premessa investigativa che ha portato ad altri accertamenti concreti, i quali costituiscono il vero fondamento della decisione.

Si può contestare in Cassazione il modo in cui i giudici di primo e secondo grado hanno valutato le testimonianze?
No, il ricorso per cassazione non consente una rivalutazione delle prove e dei fatti. La Corte può solo verificare se la motivazione della sentenza impugnata sia manifestamente illogica o contraddittoria, ma non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

La decisione di un giudice di trasmettere gli atti alla Procura per una possibile falsa testimonianza è impugnabile?
No, secondo la sentenza, questo tipo di provvedimento non è impugnabile insieme alla sentenza di merito. Il principio di tassatività delle impugnazioni limita i provvedimenti che possono essere oggetto di ricorso, e questo non rientra tra quelli previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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