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Banconote contraffatte: la prova senza perizia

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un individuo per la detenzione e spendita di banconote contraffatte. La sentenza stabilisce che per accertare la falsità non è sempre necessaria una perizia tecnica, potendo bastare prove indiziarie come la verifica con dispositivi elettronici e il comportamento dell’imputato. La consapevolezza della falsità al momento della ricezione del denaro è stata desunta dalla pluralità di banconote false possedute e dall’assenza di una spiegazione credibile sulla loro provenienza.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Banconote Contraffatte: Quando la Condanna è Valida Anche Senza Perizia

La circolazione di banconote contraffatte è un reato che mina la fiducia nel sistema economico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti su come la giustizia affronta questi casi, in particolare riguardo alle modalità di prova della falsità e alla dimostrazione della consapevolezza del colpevole. La Suprema Corte ha confermato una condanna, stabilendo che non sempre è necessaria una perizia tecnica per accertare la contraffazione.

Il Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Un individuo veniva condannato in primo grado e in appello per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e di detenzione e spendita di banconote contraffatte. La condanna era aggravata dalla recidiva e dal fatto che il reato era stato commesso durante l’ammissione a una misura alternativa alla detenzione.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:
1. La mancata prova certa della falsità delle banconote, poiché l’accertamento era stato effettuato da un commerciante tramite un dispositivo elettronico e non attraverso una perizia formale disposta dall’autorità giudiziaria.
2. L’errata qualificazione giuridica del fatto. Secondo la difesa, si sarebbe dovuto applicare l’articolo 457 c.p. (spendita di monete falsificate ricevute in buona fede) e non il più grave articolo 455 c.p., poiché non vi era prova che l’imputato fosse consapevole della falsità delle banconote al momento in cui le aveva ricevute.

La Prova delle Banconote Contraffatte: È Sempre Necessaria la Perizia?

La Cassazione ha respinto il primo motivo di ricorso, ritenendo la motivazione della Corte d’Appello logica e corretta. I giudici hanno sottolineato che la prova della falsità era stata adeguatamente raggiunta attraverso una serie di elementi convergenti:
* Il controllo effettuato dal titolare di un centro scommesse con un dispositivo elettronico.
* La condotta anomala dell’imputato, che aveva “stropicciato” una banconota dopo un primo rifiuto da parte di un altro esercente, quasi a volerne rendere più difficile la verifica.
* L’ulteriore accertamento su una delle banconote tramite la banca dati SDI.

La Corte ha chiarito un punto fondamentale: l’articolo 74 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale non impone l’obbligo di una perizia nummaria come prova legale. Il giudice può disporla se la ritiene necessaria, ma può fondare la sua convinzione anche su altre prove, come testimonianze o verifiche strumentali, se ritenute affidabili. Pertanto, la condanna per banconote contraffatte può reggere anche senza una formale perizia.

Consapevolezza della Falsità: La Differenza tra Art. 455 e 457 c.p.

Il secondo motivo di ricorso si concentrava sulla distinzione tra due diverse fattispecie di reato. La differenza è cruciale:
Art. 455 c.p.: Punisce chi spende o mette in circolazione monete contraffatte, essendo a conoscenza della loro falsità al momento della ricezione*.
Art. 457 c.p.: Punisce chi, avendo ricevuto in buona fede monete contraffatte, le spende o le mette in circolazione solo dopo averne scoperto la falsità*.

La difesa sosteneva che mancasse la prova della consapevolezza iniziale, elemento necessario per configurare il reato più grave previsto dall’art. 455 c.p.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile anche questo secondo motivo. I giudici hanno affermato che la Corte d’Appello aveva correttamente desunto la consapevolezza dell’imputato al momento della ricezione delle banconote contraffatte da una serie di circostanze fattuali precise. In primo luogo, la pluralità di banconote false detenute dall’imputato è stata considerata un indizio significativo. È infatti poco probabile ricevere casualmente e in buona fede un numero consistente di banconote false. In secondo luogo, è stata decisiva l’assenza di una spiegazione plausibile e verificabile sulla provenienza del denaro. L’imputato aveva fornito solo una versione vaga e tardiva, parlando di un pagamento ricevuto da un tale “Alessio” per un’attività lavorativa non specificata, versione ritenuta priva di qualsiasi elemento di credibilità.

Questi elementi, valutati nel loro complesso, sono stati ritenuti sufficienti a provare, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’imputato era pienamente consapevole della falsità delle banconote fin dal momento in cui ne era entrato in possesso, integrando così la fattispecie dell’articolo 455 c.p.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi importanti in materia di reati legati alle banconote contraffatte. Primo, la prova della falsità non è legata a rigidi formalismi come la perizia, ma può essere raggiunta attraverso un’attenta valutazione di tutte le prove disponibili, inclusi gli accertamenti strumentali dei commercianti e le prove indiziarie. Secondo, la consapevolezza della falsità, elemento chiave per distinguere tra i reati di cui agli artt. 455 e 457 c.p., può essere provata logicamente da elementi come la quantità di denaro falso posseduto e l’incapacità dell’imputato di fornire una giustificazione credibile. La decisione rafforza gli strumenti a disposizione della magistratura per contrastare efficacemente la circolazione di denaro falso, basando il giudizio su una valutazione razionale e complessiva degli indizi.

È sempre necessaria una perizia tecnica per provare che delle banconote sono false?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la perizia non è una prova legale obbligatoria. La falsità può essere dimostrata anche attraverso altri elementi, come le verifiche con dispositivi elettronici usati dai commercianti, testimonianze e il comportamento dell’imputato, se il giudice li ritiene sufficienti a formare il proprio convincimento.

Come si dimostra che una persona sapeva di avere banconote contraffatte già quando le ha ricevute?
La consapevolezza può essere provata attraverso prove indiziarie. Nella sentenza in esame, elementi come il possesso di un numero significativo di banconote false e l’incapacità di fornire una spiegazione credibile e verificabile sulla loro origine sono stati considerati sufficienti a dimostrare che l’imputato era a conoscenza della falsità fin dal momento della ricezione.

Qual è la differenza tra il reato previsto dall’art. 455 c.p. e quello dell’art. 457 c.p.?
La differenza fondamentale risiede nel momento in cui si acquisisce la consapevolezza della falsità. L’art. 455 c.p. (reato più grave) si applica quando una persona riceve il denaro sapendo già che è falso. L’art. 457 c.p. (reato meno grave) si applica quando una persona riceve il denaro in buona fede e solo in un secondo momento, dopo averne scoperto la falsità, decide di spenderlo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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