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Bancarotta semplice: quando la negligenza non è frode

La Corte di Cassazione ha riqualificato il reato da bancarotta fraudolenta a bancarotta semplice documentale per un amministratore ‘testa di legno’. La condotta, ritenuta meramente negligente e non finalizzata a frodare i creditori, ha portato all’annullamento della condanna per intervenuta prescrizione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta semplice e negligenza: la Cassazione chiarisce i confini con la frode

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3431/2024) offre un’importante lezione sulla distinzione tra bancarotta semplice documentale e bancarotta fraudolenta. Il caso riguarda un amministratore, definito ‘testa di legno’, la cui condotta negligente nella gestione contabile non è stata ritenuta sufficiente a configurare il più grave reato di frode, portando all’annullamento della condanna per prescrizione.

La vicenda: dall’accusa di frode alla riqualificazione del reato

L’amministratore di una S.r.l., dichiarata fallita nel 2013, era stato condannato in primo grado e in appello per bancarotta fraudolenta documentale. Tuttavia, lo stesso era stato assolto dall’accusa di bancarotta patrimoniale, poiché il Tribunale lo aveva identificato come una mera ‘testa di legno’ del reale dominus della società, evidenziando una condotta caratterizzata da ‘ingenuità e grave superficialità’.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta, pur colpevole, derivasse da negligenza e non da un’intenzione fraudolenta. Egli aveva omesso di consegnare la documentazione contabile non per danneggiare i creditori, ma per paura delle conseguenze delle proprie omissioni, un elemento psicologico ben diverso dal dolo specifico richiesto per la bancarotta fraudolenta.

Il confine tra colpa e dolo nella bancarotta semplice

Il punto centrale della decisione della Suprema Corte è la valutazione dell’elemento soggettivo del reato. La bancarotta fraudolenta documentale, prevista dall’art. 216 della legge fallimentare, richiede il ‘dolo specifico’, ovvero la coscienza e volontà di tenere una determinata condotta (sottrarre o non consegnare le scritture contabili) con il fine preciso di procurare un ingiusto profitto a sé o ad altri o di recare pregiudizio ai creditori.

Al contrario, la bancarotta semplice documentale (art. 217 legge fallimentare) è un reato che può essere commesso anche per sola colpa. È sufficiente una condotta negligente, imprudente o imperita nella tenuta della contabilità, senza che vi sia un intento fraudolento.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondate le argomentazioni della difesa. I giudici hanno sottolineato come l’assoluzione dal reato di bancarotta patrimoniale e la qualifica di ‘testa di legno’ attribuita all’imputato fossero elementi decisivi. Queste circostanze, unite alla genericità delle dichiarazioni dell’amministratore (che ammetteva di aver agito per ‘paura’), delineavano un quadro di negligenza e superficialità, non compatibile con il dolo specifico della frode.

Secondo la Corte, il timore di un coinvolgimento in vicende societarie complesse e la mancanza di una partecipazione attiva alla vita dell’azienda orientavano la valutazione verso una condotta meramente colposa. Mancava la prova che l’omessa consegna dei libri contabili fosse finalizzata a danneggiare i creditori. Di conseguenza, la Corte ha riqualificato il fatto da bancarotta fraudolenta a bancarotta semplice documentale.

Le conclusioni: annullamento per prescrizione

Una volta riqualificato il reato, la Corte ha proceduto a verificare i termini di prescrizione. Il reato di bancarotta semplice si prescrive in un tempo inferiore rispetto a quello fraudolento. Calcolando il termine di sette anni e mezzo a partire dalla data della dichiarazione di fallimento (24 settembre 2013), la Corte ha constatato che il reato si era estinto già il 24 marzo 2021. Non emergendo cause di non punibilità, la sentenza impugnata è stata annullata senza rinvio, dichiarando l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Qual è la differenza fondamentale tra bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice documentale?
La differenza risiede nell’elemento psicologico. La bancarotta fraudolenta richiede il dolo specifico, cioè l’intenzione di sottrarre le scritture contabili allo scopo di danneggiare i creditori o ottenere un ingiusto profitto. La bancarotta semplice, invece, può essere commessa anche per sola colpa, ovvero per negligenza o superficialità nella tenuta della contabilità.

Perché in questo caso la condotta dell’amministratore è stata considerata semplice negligenza?
Perché le circostanze processuali, inclusa l’assoluzione per la bancarotta patrimoniale e la sua qualifica di ‘testa di legno’, indicavano che egli non aveva agito con l’intento di frodare. La sua mancata collaborazione con la curatela fallimentare è stata interpretata come frutto di paura e inadeguatezza, piuttosto che di un piano fraudolento.

Cosa succede se un reato viene riqualificato in uno meno grave e il termine di prescrizione è già passato?
Come avvenuto in questo caso, se la Corte riqualifica il reato in una fattispecie meno grave (da fraudolenta a semplice) e accerta che il termine di prescrizione previsto per quest’ultima è già decorso, la sentenza di condanna viene annullata senza rinvio e il reato viene dichiarato estinto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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