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Bancarotta semplice documentale: quando è reato?

Un imprenditore, condannato per bancarotta semplice documentale, ricorre in Cassazione contestando il reato. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che l’obbligo di tenere le scritture contabili cessa solo con la cancellazione formale dell’impresa, a prescindere da debiti residui.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Semplice Documentale: la Cassazione Chiarisce Obblighi e Sanzioni

La recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sul reato di bancarotta semplice documentale, un tema di grande rilevanza per ogni imprenditore. La pronuncia ribadisce principi consolidati in materia di tenuta delle scritture contabili e sui limiti del sindacato di legittimità riguardo la quantificazione della pena.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un imprenditore avverso una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima, in parziale riforma di una precedente condanna per bancarotta fraudolenta, aveva riqualificato il fatto come bancarotta semplice documentale ai sensi dell’art. 217, comma 2, della Legge Fallimentare, rideterminando la pena. L’imprenditore si rivolgeva alla Suprema Corte lamentando due aspetti: in primo luogo, l’insussistenza stessa del reato contestato; in secondo luogo, l’eccessiva entità della pena inflitta.

L’Analisi della Cassazione sulla Bancarotta Semplice Documentale

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati. L’ordinanza è l’occasione per ripercorrere due principi cardine del diritto penale fallimentare.

La Sussistenza del Reato di Bancarotta Semplice

Il primo motivo di ricorso è stato respinto sulla base di un orientamento giurisprudenziale consolidato. La Corte ha sottolineato che l’obbligo di tenere le scritture contabili non cessa con la fine dell’attività commerciale, ma solo con la cancellazione formale dal registro delle imprese. Questo perché la bancarotta semplice documentale è un reato di pericolo presunto: la norma non tutela solo i creditori da un danno concreto, ma protegge l’interesse generale a una chiara e trasparente conoscenza della consistenza patrimoniale dell’impresa.

La Corte ha inoltre precisato la distinzione fondamentale con la bancarotta fraudolenta documentale, che risiede nell’elemento soggettivo. Mentre per la bancarotta semplice è sufficiente la colpa (una semplice negligenza) o il dolo, per quella fraudolenta è necessario il dolo specifico, ovvero la coscienza e volontà di tenere le scritture in modo irregolare con la consapevolezza di rendere impossibile la ricostruzione del patrimonio aziendale.

La Discrezionalità nella Graduazione della Pena

Anche il secondo motivo, relativo alla quantificazione della pena, è stato giudicato inammissibile. La Cassazione ha ribadito che la graduazione della sanzione penale rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale deve esercitarla seguendo i criteri degli articoli 132 e 133 del codice penale. Il giudizio di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione della congruità della pena, a meno che la decisione del giudice di merito non sia palesemente arbitraria o illogica, circostanza non riscontrata nel caso di specie.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi giuridici stabili e ampiamente condivisi. Per quanto riguarda il reato, si afferma che l’obbligo contabile è un dovere formale che persiste fino alla cancellazione dell’impresa, indipendentemente dalla presenza di passività. L’omissione di tale obbligo integra il reato perché impedisce a priori la verifica della situazione patrimoniale. Per quanto riguarda la pena, la Corte conferma che il suo ruolo non è quello di sostituirsi al giudice di merito nella valutazione dei fatti, ma di controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Nel caso esaminato, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi di legge e fornito una motivazione sufficiente, rendendo le doglianze dell’imputato mere critiche di merito non ammissibili in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma con chiarezza la linea rigorosa della giurisprudenza in materia di bancarotta semplice documentale. Per gli imprenditori, il messaggio è inequivocabile: gli obblighi contabili devono essere adempiuti con diligenza fino alla chiusura formale dell’attività. La semplice cessazione di fatto non esonera da responsabilità penali, che possono sorgere anche per mera negligenza. Inoltre, la decisione ribadisce la limitata possibilità di contestare in Cassazione l’entità della pena, se questa è stata decisa dal giudice di merito con una motivazione congrua e non illogica.

Quando cessa per un imprenditore l’obbligo di tenere le scritture contabili?
L’obbligo di tenere le scritture contabili viene meno solo con la cancellazione formale dell’impresa dal registro delle imprese, e non con la semplice cessazione dell’attività commerciale.

Qual è la differenza principale tra bancarotta semplice e fraudolenta documentale?
La differenza risiede nell’elemento soggettivo. Per la bancarotta semplice documentale è sufficiente la colpa (negligenza) o il dolo, mentre per la bancarotta fraudolenta documentale è richiesto il dolo, ossia la coscienza e volontà di tenere le scritture in modo irregolare per impedire la ricostruzione del patrimonio.

La Corte di Cassazione può modificare l’entità di una pena decisa da un giudice di grado inferiore?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione sulla congruità della pena, poiché questa rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Il suo controllo è limitato a verificare che la decisione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento illogico e che sia sorretta da una motivazione sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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