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Bancarotta semplice documentale: la guida completa

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta semplice documentale a carico di un amministratore che non aveva tenuto le scritture contabili della società, poi fallita. La Corte ha ritenuto che l’elemento soggettivo del reato, anche a titolo di colpa, possa essere desunto dal ruolo ricoperto, dall’esperienza pregressa e dai precedenti penali specifici, escludendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Semplice Documentale: La Responsabilità dell’Amministratore

La corretta tenuta delle scritture contabili non è un mero adempimento formale, ma un obbligo di legge fondamentale per garantire la trasparenza e la tracciabilità della gestione aziendale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per approfondire le conseguenze penali di tale omissione, delineando i contorni del reato di bancarotta semplice documentale e la responsabilità dell’amministratore, anche quando si ritiene una figura puramente formale.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda l’amministratore unico di una società a responsabilità limitata semplificata, dichiarata fallita. L’imputato è stato condannato sia in primo grado che in appello per il reato di bancarotta semplice documentale, previsto dall’art. 217 della legge fallimentare. La sua colpa? Non aver tenuto i libri e le altre scritture contabili obbligatorie per gli ultimi tre anni di vita della società (2018, 2019 e 2020).

L’amministratore ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:
1. La mancanza di prova dell’elemento soggettivo del reato, sostenendo di essere stato un mero amministratore “di diritto” o “di facciata”, senza competenze tecniche né un ruolo effettivo nella gestione societaria.
2. La mancata valutazione, da parte della Corte d’Appello, della possibile applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.).

La Decisione della Corte sulla Bancarotta Semplice Documentale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la condanna dell’imputato. La sentenza chiarisce in modo netto come la prova della colpevolezza possa essere desunta da elementi oggettivi e come la gravità di una condotta protratta nel tempo escluda benefici come la non punibilità per tenuità del fatto.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha smontato le argomentazioni difensive con un ragionamento logico e aderente alla giurisprudenza consolidata.

L’Elemento Soggettivo nella Bancarotta Semplice Documentale

Il primo punto affrontato riguarda la prova della colpevolezza. Per il reato di bancarotta semplice documentale è sufficiente la colpa, ossia la negligenza o l’imprudenza nel non adempiere all’obbligo di legge. La Corte ha stabilito che la consapevolezza e la volontà di non tenere le scritture contabili possono essere logicamente desunte da una serie di circostanze concrete:

* Il ruolo ricoperto: Chi accetta la carica di amministratore unico assume su di sé tutti gli obblighi legali connessi, incluso quello della tenuta della contabilità. Non è possibile scindere la carica formale dalle responsabilità che ne derivano.
* L’esperienza pregressa: Nel caso di specie, l’imputato non era un neofita. Aveva già ricoperto cariche di amministratore in altre società (anch’esse fallite) ed era titolare di imprese individuali. Questa esperienza rendeva implausibile la tesi dell’inconsapevolezza o dell’inesperienza.
* I precedenti penali specifici: L’esistenza di precedenti condanne per reati fallimentari a carico dell’imputato è stata considerata un ulteriore elemento sintomatico della sua piena consapevolezza degli obblighi violati.

In sostanza, la Cassazione ribadisce che non si può invocare a propria discolpa il fatto di essere un semplice “prestanome”, poiché l’accettazione della carica comporta l’assunzione di doveri precisi.

Il Rigetto della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte d’Appello, pur non pronunciandosi esplicitamente sull’art. 131-bis c.p., lo aveva implicitamente escluso. Secondo la Cassazione, tale motivazione implicita è valida quando dal percorso argomentativo della sentenza emergono chiaramente le ragioni che rendono il fatto non “tenue”.

Nel caso specifico, due elementi sono stati decisivi:

1. La gravità della condotta: L’omissione della tenuta delle scritture contabili si è protratta per ben tre esercizi sociali, un arco temporale significativo che tradisce la funzione essenziale della contabilità.
2. La colpevolezza dell’imputato: La colpevolezza è stata giudicata di grado elevato, anche alla luce dei precedenti specifici, che dimostrano una certa propensione a violare le norme in materia fallimentare.

Le conclusioni

La sentenza in esame offre importanti spunti di riflessione per chiunque ricopra cariche amministrative in una società. Il messaggio della Cassazione è chiaro: la carica di amministratore non è una formalità, ma un ruolo che comporta doveri e responsabilità personali inderogabili. La mancata tenuta delle scritture contabili è una violazione grave, che integra il reato di bancarotta semplice documentale anche solo per colpa. L’esperienza pregressa e i precedenti penali possono diventare elementi a carico per dimostrare la piena consapevolezza dell’illecito. Infine, una condotta omissiva prolungata nel tempo è di per sé grave e difficilmente potrà beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Essere un amministratore “di facciata” esonera dalla responsabilità per bancarotta semplice documentale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’accettazione della carica di amministratore comporta l’assunzione di tutti i doveri legali, compresa la tenuta delle scritture contabili. Non è possibile invocare un ruolo puramente formale per eludere le proprie responsabilità penali.

Come viene provata la colpevolezza (elemento soggettivo) in questo reato?
La colpevolezza, che può essere sia il dolo che la semplice colpa, può essere desunta da elementi concreti e indiziari. Nel caso specifico, i giudici l’hanno ricavata dal ruolo di amministratore unico, dalla non occasionalità dell’imputato nell’assumere cariche sociali e dalla presenza di precedenti penali specifici in materia fallimentare.

L’omissione contabile per più anni può essere considerata un fatto di “particolare tenuità” non punibile?
No. La sentenza ha stabilito che una condotta omissiva protratta per più esercizi sociali, unita a un grado di colpevolezza significativo (desumibile anche dai precedenti), costituisce un fatto di gravità tale da escludere l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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