LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Bancarotta semplice documentale: il server rotto non scusa

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta semplice documentale a carico di un amministratore di società. La difesa, basata sul guasto del server su cui era conservata la contabilità, è stata respinta. La Corte ha chiarito che l’amministratore ha l’obbligo di predisporre sistemi di backup e modalità alternative di conservazione dei dati contabili, e che la semplice negligenza è sufficiente per configurare il reato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Diritto Societario, Giurisprudenza Penale

Bancarotta Semplice Documentale: Server Danneggiato? L’Amministratore Resta Responsabile

Nell’era della digitalizzazione, la corretta conservazione dei documenti contabili è un obbligo cruciale per ogni amministratore. Ma cosa succede se il supporto informatico su cui sono salvati i dati si guasta? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce che la responsabilità per bancarotta semplice documentale non viene meno. L’amministratore ha il dovere di prevenire tali incidenti, adottando sistemi di backup adeguati.

I Fatti del Caso: La Contabilità Digitale e il Fallimento

Il caso riguarda un amministratore di una S.r.l., dichiarata fallita nel 2017. Durante le operazioni della curatela, emergeva un problema significativo: parte della contabilità aziendale, in particolare quella a partire dal 2014, era conservata esclusivamente su un server informatico. Sfortunatamente, il dispositivo risultava inaccessibile a causa di un malfunzionamento.

Di conseguenza, la ricostruzione dello stato patrimoniale della società diventava impossibile. L’amministratore veniva quindi ritenuto responsabile del reato di bancarotta semplice documentale per aver omesso di tenere, o comunque per aver tenuto in maniera incompleta, le scritture contabili obbligatorie.

La Corte d’Appello confermava la condanna di primo grado, spingendo l’imputato a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Tesi della Difesa

La difesa dell’amministratore si basava su due argomenti principali:

1. Insussistenza del reato: L’imputato sosteneva di essersi attivato per consegnare tutta la documentazione possibile e che il guasto del server non fosse a lui imputabile. Sosteneva inoltre che un backup non avrebbe risolto il problema, in quanto sarebbe stato comunque su un supporto informatico. Infine, affermava di aver proposto al curatore di recuperare i dati, ricevendo un rifiuto.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: La difesa lamentava che la Corte d’Appello non avesse considerato gli elementi favorevoli all’imputato, negando le attenuanti in modo puramente “aritmetico”.

Le Motivazioni della Cassazione: la Bancarotta Semplice Documentale nell’Era Digitale

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali sui doveri dell’amministratore riguardo la contabilità informatizzata.

La Natura del Reato

I giudici hanno innanzitutto ribadito che la bancarotta semplice documentale è un reato di pericolo presunto. Ciò significa che non è necessario provare un danno concreto ai creditori; è sufficiente la mancata o irregolare tenuta delle scritture contabili, in quanto tale condotta mette a rischio la trasparenza e la possibilità di verificare la gestione aziendale. Inoltre, il reato è punibile non solo a titolo di dolo, ma anche per semplice colpa, cioè per negligenza o imprudenza.

L’Obbligo di Conservazione e le Alternative al Digitale

Il punto centrale della decisione riguarda la conservazione dei dati digitali. La possibilità, concessa dall’art. 2215-bis c.c., di tenere la contabilità con strumenti informatici non esime l’amministratore dai suoi obblighi di legge. Grava su di lui il dovere di garantire la costante consultabilità e conservazione dei dati.

La Corte ha stabilito che l’amministratore deve prevenire attivamente il rischio di malfunzionamenti o perdite di dati. Come? Predisponendo modalità alternative o concorrenti di conservazione, come ad esempio:

* Stampe cartacee periodiche.
* Backup su supporti autonomi (es. hard disk esterni, cloud).

L’inaccessibilità del server, quindi, non è una scusante, ma la prova della negligenza dell’amministratore, che non ha adottato le cautele necessarie. La circostanza che la documentazione mancante fosse solo una parte dei libri obbligatori è stata ritenuta irrilevante, poiché la norma sanziona anche la tenuta incompleta.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La Corte ha ricordato che la valutazione sulle attenuanti generiche è un giudizio di fatto riservato al giudice di merito. Quest’ultimo può negarle anche basandosi su un solo elemento negativo prevalente (nel caso di specie, un precedente penale), senza dover analiticamente confutare tutti gli argomenti favorevoli portati dalla difesa.

Conclusioni

Questa sentenza lancia un messaggio chiaro a tutti gli amministratori di società: la digitalizzazione dei processi contabili comporta nuove e precise responsabilità. Non basta salvare i dati su un server; è imperativo implementare una strategia di conservazione sicura e ridondante. Il guasto tecnico non è un imprevisto imprevedibile, ma un rischio che deve essere gestito con diligenza. In caso contrario, le conseguenze penali, come una condanna per bancarotta semplice documentale, diventano un’eventualità concreta.

L’amministratore di una società è responsabile per bancarotta semplice documentale se i libri contabili, conservati solo su un server, diventano inaccessibili a causa di un guasto?
Sì, la Corte di Cassazione conferma questa responsabilità. L’amministratore ha l’obbligo legale di garantire la costante conservazione e consultabilità delle scritture contabili. Di conseguenza, deve prevenire la perdita di dati implementando modalità di conservazione alternative o concorrenti, come backup su supporti esterni o copie cartacee.

Per configurare il reato di bancarotta semplice documentale è necessario che l’amministratore abbia agito con l’intenzione di danneggiare i creditori?
No, non è necessario. La Corte ribadisce che questo reato è punibile anche a titolo di colpa. La semplice negligenza nella tenuta o conservazione delle scritture contabili è sufficiente a integrare l’elemento soggettivo del reato, senza che sia richiesta la volontà di arrecare un pregiudizio.

La proposta dell’amministratore al curatore fallimentare di recuperare i dati dal server guasto può escludere la sua responsabilità?
No, secondo la Corte tale proposta non è sufficiente a escludere la responsabilità. L’illecito si è già consumato con la mancata predisposizione di sistemi di conservazione sicuri. Un tentativo di recupero successivo, peraltro risultato infruttuoso, non sana la negligenza originaria che ha causato l’inaccessibilità dei dati contabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati