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Bancarotta preferenziale: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un amministratore condannato per bancarotta preferenziale, documentale semplice e aggravamento del dissesto. La sentenza chiarisce che per configurare il reato di bancarotta preferenziale è sufficiente il dolo specifico, ovvero la volontà di favorire un creditore a scapito degli altri, accettando il rischio di danneggiare la massa creditoria, specialmente se i pagamenti sono diretti a società riconducibili alla stessa famiglia dell’imprenditore.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

La Cassazione sulla Bancarotta Preferenziale: Dolo e Pagamenti a Parti Correlate

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 25429 del 2025, offre importanti chiarimenti in materia di reati fallimentari, con un focus particolare sulla bancarotta preferenziale. Il caso esaminato riguarda un amministratore di una società poi fallita, accusato di aver favorito alcune società collegate a scapito della generalità dei creditori. L’analisi della Suprema Corte si concentra sugli elementi costitutivi del reato, in particolare sul dolo e sulla corretta interpretazione delle norme contabili.

I Fatti del Caso: Dalla Gestione Societaria alla Crisi

L’amministratore unico di una S.r.l., dichiarata fallita nell’ottobre 2020, era stato inizialmente condannato dal Tribunale per bancarotta fraudolenta patrimoniale (distrazione di oltre due milioni di euro), documentale, preferenziale e semplice. In appello, la Corte territoriale ha riformato parzialmente la sentenza: l’imputato è stato assolto dall’accusa di distrazione, poiché la somma contestata derivava da una falsa appostazione in bilancio e non da una reale disponibilità di cassa. Tuttavia, i giudici di secondo grado hanno confermato le altre accuse, pur riqualificando alcuni fatti.
Nello specifico, la condanna è stata confermata per:

1. Bancarotta semplice documentale: per la falsificazione delle scritture contabili, realizzata indicando impropriamente nei ‘risconti attivi’ imposte e sanzioni già maturate, con l’effetto di alterare la rappresentazione della situazione patrimoniale.
2. Bancarotta preferenziale: per aver eseguito pagamenti in favore di due società appartenenti allo stesso gruppo familiare in un periodo prossimo al fallimento, violando la par condicio creditorum.
3. Bancarotta semplice per aggravamento del dissesto: per essersi astenuto dal richiedere il fallimento nonostante la società fosse in stato di insolvenza già da diversi anni, prolungando così l’attività e aggravando la situazione debitoria.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha sollevato diversi motivi di ricorso, tra cui:

* La violazione di legge per la presunta non conformità delle appostazioni contabili, sostenendo che fossero corrette secondo la normativa vigente all’epoca.
* L’erronea applicazione della norma sulla bancarotta preferenziale, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente motivato la natura preferenziale dei pagamenti.
* L’insussistenza del reato di aggravamento del dissesto, contestando la valutazione dei giudici sul patrimonio netto della società e sull’obbligo di ricapitalizzazione.
* La mancanza di motivazione sulla quantificazione della pena.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Analisi sulla Bancarotta Preferenziale

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso, ritenendoli infondati, e ha fornito una motivazione dettagliata su ciascun punto controverso.

La Questione della Bancarotta Documentale Semplice

I giudici hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello. È stato chiarito che i ‘risconti attivi’ possono includere solo costi di competenza di esercizi futuri. Aver inserito in tale voce imposte e sanzioni relative a periodi precedenti, già maturate e dovute, costituisce un artificio contabile che ha impedito una corretta ricostruzione del patrimonio societario. Tale condotta, anche se dettata da mera negligenza, integra il reato di bancarotta semplice documentale.

Il Cuore della Controversia: la Bancarotta Preferenziale

Sul punto centrale della bancarotta preferenziale, la Cassazione ha ribadito principi consolidati. Il reato si configura quando l’imprenditore, in stato di insolvenza, esegue pagamenti a favore di alcuni creditori, violando il diritto degli altri a essere soddisfatti in egual misura. L’elemento psicologico richiesto è il dolo specifico, che consiste nella volontà di recare un vantaggio al creditore soddisfatto, con l’accettazione dell’eventualità di un danno per gli altri.

Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che il dolo fosse evidente, dato che i pagamenti erano stati effettuati a favore di società riconducibili alla stessa famiglia dell’imputato. Questa circostanza ha fatto presumere che la finalità primaria dell’agente fosse quella di sottrarre beni personali e societari all’esecuzione degli altri creditori, consolidando così l’intento preferenziale.

L’Aggravamento del Dissesto Societario

Infine, la Corte ha confermato anche la condanna per l’aggravamento del dissesto. È stato sottolineato che l’imputato, esponendo in bilancio per anni attività inesistenti, aveva mascherato la reale situazione di crisi. Già dal 2016 la società non era più in grado di onorare i propri debiti e presentava un patrimonio netto negativo. Omettendo di richiedere il fallimento e proseguendo l’attività, l’amministratore ha inevitabilmente aggravato il passivo, integrando così la fattispecie di reato contestata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce con forza la responsabilità penale dell’amministratore per la gestione della società in crisi. La Corte di Cassazione conferma che la bancarotta preferenziale non richiede la prova di un danno effettivo per gli altri creditori, essendo sufficiente la volontà di favorirne uno a scapito della massa. Particolare rilievo assume la circostanza che i beneficiari dei pagamenti siano soggetti ‘collegati’ all’imprenditore, elemento da cui i giudici possono desumere la finalità illecita. Inoltre, viene riaffermato che una contabilità non veritiera, anche se non finalizzata a una frode, può comunque integrare il meno grave reato di bancarotta semplice se impedisce la ricostruzione delle vicende societarie.

Quando un pagamento a un creditore diventa bancarotta preferenziale?
Un pagamento a un creditore integra il reato di bancarotta preferenziale quando viene effettuato da un imprenditore in stato di insolvenza, violando il principio della parità di trattamento dei creditori (par condicio creditorum), con l’intento di favorire quel creditore a danno degli altri.

Qual è l’elemento psicologico necessario per il reato di bancarotta preferenziale?
È richiesto il dolo specifico, che consiste nella volontà di recare un vantaggio al creditore soddisfatto, accettando la possibilità (dolo eventuale) di causare un danno agli altri creditori. La Corte ha ritenuto che tale volontà fosse evidente nel caso di pagamenti a società riconducibili alla famiglia dell’imputato.

L’errata indicazione di voci in bilancio, come i ‘risconti attivi’, può integrare un reato fallimentare?
Sì. Secondo la sentenza, l’indicazione scorretta di imposte e sanzioni già maturate nella voce ‘risconti attivi’ costituisce un’alterazione del bilancio. Tale condotta, se impedisce la corretta ricostruzione del patrimonio e delle vicende societarie, integra, quanto meno, il reato di bancarotta semplice documentale per tenuta irregolare delle scritture contabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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