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Bancarotta per distrazione: la spoliazione aziendale

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta per distrazione a carico del presidente del CdA di una società di trasporti fallita. L’imputato aveva trasferito l’intero complesso aziendale – inclusi avviamento, clientela, personale e automezzi – a una nuova società, lasciando alla vecchia solo i debiti. La Corte ha ritenuto tale operazione una ‘totale spoliazione’ del patrimonio sociale, configurando il reato contestato. È stato chiarito che anche l’avviamento commerciale può essere oggetto di distrazione quando vengono sottratti tutti i fattori aziendali che lo generano. Il ricorso è stato rigettato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta per distrazione: quando svuotare un’azienda diventa reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 18820/2024 offre un importante chiarimento sul reato di bancarotta per distrazione. Il caso analizzato riguarda la condanna dell’amministratore di una società di trasporti che, prima del fallimento, ha trasferito tutti gli asset produttivi a una nuova entità societaria, lasciando alla società originaria solo il peso dei debiti. Questa operazione, definita dai giudici come una ‘totale spoliazione’, è stata ritenuta una chiara condotta distrattiva, penalmente rilevante.

Il Caso: La Spoliazione di un’Azienda di Trasporti

I fatti al centro della vicenda vedono il Presidente del Consiglio di Amministrazione di una società di autotrasporti, dichiarata fallita nel 2014, accusato di aver orchestrato un’operazione finalizzata a sottrarre il patrimonio aziendale ai creditori. In concomitanza con la messa in liquidazione della società, ne veniva costituita una nuova. Quest’ultima ha di fatto ereditato l’intero complesso aziendale della società fallita: i clienti, il personale, e soprattutto gli automezzi necessari per l’attività di trasporto. Le indagini hanno rivelato che, già mesi prima della dichiarazione di fallimento, i mezzi e il personale della vecchia società operavano per commesse fatturate dalla nuova, con i ricavi incassati da quest’ultima e i costi (carburante, stipendi) che rimanevano a carico della società destinata a fallire.

I Motivi del Ricorso e la Difesa dell’Imputato

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo l’insussistenza del reato. La difesa ha argomentato che:
1. L’avviamento commerciale non poteva essere oggetto di distrazione se non insieme alla clientela, alle maestranze e ai mezzi.
2. Non vi era stata una vera distrazione della clientela, in quanto non esistevano contratti di esclusiva.
3. L’assunzione del personale nella nuova società era avvenuta dopo lo scioglimento della vecchia, rappresentando un tentativo di garantire una continuità lavorativa ai dipendenti.
4. Il trasferimento degli automezzi, in parte non pagati, rappresentava un mero inadempimento contrattuale e non un atto di distrazione.

La Decisione della Corte: una Condotta di Bancarotta per Distrazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto le argomentazioni della difesa come tentativi di riesaminare il merito dei fatti, attività non consentita nel giudizio di legittimità. La Corte ha invece sposato la ricostruzione dei giudici di merito, che avevano evidenziato una pluralità di condotte convergenti verso un unico obiettivo: la spoliazione della società fallita a vantaggio della neocostituita.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su alcuni principi cardine. In primo luogo, ha ribadito che l’avviamento commerciale, inteso come capacità di profitto dell’azienda, può essere oggetto di bancarotta per distrazione quando, come nel caso di specie, all’azienda vengono sottratti tutti i suoi valori positivi: la clientela, le maestranze e i beni strumentali. Non si è trattato di singoli atti isolati, ma di un’operazione complessiva che ha trasferito di fatto l’intera attività produttiva da un soggetto giuridico all’altro. La circostanza che la nuova società abbia iniziato a operare utilizzando mezzi e personale della vecchia, incassando i ricavi ma lasciando a quest’ultima i costi, è stata considerata la prova schiacciante della volontà distrattiva. La Corte ha sottolineato come la cessione dei mezzi, l’assunzione del personale e il dirottamento delle commesse non fossero iniziative per salvare il salvabile, ma parte di un piano preordinato a creare un guscio vuoto da lasciare ai creditori, continuando l’attività ‘in bonis’ con una nuova veste giuridica.

Conclusioni

La sentenza n. 18820/2024 della Corte di Cassazione rappresenta un monito per gli amministratori di società in crisi. La creazione di cosiddette ‘newco’ per trasferirvi gli asset sani di un’azienda in difficoltà, lasciando i debiti nella ‘bad company’ destinata al fallimento, non è una strategia lecita per la risoluzione della crisi, ma integra il grave reato di bancarotta fraudolenta per distrazione. La decisione chiarisce che il patrimonio sociale tutelato dalla norma penale non è solo la somma dei singoli beni, ma il complesso aziendale nella sua capacità di produrre valore, incluso l’avviamento. Qualsiasi operazione che ne determini una spoliazione ingiustificata a danno dei creditori espone gli amministratori a severe conseguenze penali.

L’avviamento commerciale di un’azienda può essere oggetto di bancarotta per distrazione?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’avviamento commerciale è suscettibile di distrazione quando, contestualmente, vengono sottratti all’azienda anche i fattori aziendali che lo generano, come la clientela, il personale, le attrezzature e i beni strumentali, realizzando una totale spoliazione.

Creare una nuova società per proseguire l’attività di un’azienda in fallimento è sempre un reato?
Non è un reato in sé, ma lo diventa quando questa operazione viene utilizzata per spogliare la vecchia società dei suoi asset di valore (clienti, mezzi, personale) trasferendoli alla nuova senza un corrispettivo adeguato, con il fine di danneggiare i creditori della società fallita. In tal caso, si configura il reato di bancarotta per distrazione.

Come viene valutata la condotta dell’amministratore in questi casi?
La valutazione non si basa sui singoli atti (es. la cessione di un mezzo o l’assunzione di un dipendente), ma sull’operazione complessiva. Se emerge un piano volto a trasferire l’intero complesso aziendale funzionante a una nuova entità, lasciando alla vecchia solo i debiti, la condotta viene considerata penalmente rilevante come distrattiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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