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Bancarotta per distrazione: il comodato è reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza 10854/2024, ha confermato la condanna per bancarotta per distrazione a carico dell’amministratrice di una società fallita. Il caso riguardava la cessione di un macchinario essenziale per l’attività aziendale, ceduto senza alcun corrispettivo. La difesa sosteneva si trattasse di un semplice comodato d’uso, ma la Corte ha stabilito che la forma giuridica dell’atto è irrilevante. Ciò che conta per configurare il reato è l’effettiva sottrazione del bene dal patrimonio sociale, con conseguente pregiudizio per i creditori, rendendo l’atto una vera e propria bancarotta per distrazione.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta per Distrazione: Anche un Comodato può Costituire Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 10854/2024 offre un importante chiarimento sul reato di bancarotta per distrazione, affermando un principio cruciale: la sostanza economica dell’operazione prevale sulla sua forma giuridica. Anche un contratto apparentemente innocuo come il comodato d’uso gratuito può integrare questo grave reato fallimentare se comporta un depauperamento del patrimonio sociale a danno dei creditori. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna, confermata in primo grado e in appello, nei confronti dell’amministratrice unica di una S.r.l., successivamente dichiarata fallita con un passivo di oltre 1,7 milioni di euro. L’accusa era quella di aver distratto un bene aziendale fondamentale per l’attività produttiva: un forno per la tempera dei cristalli del valore di oltre 250.000 euro.

Il macchinario era stato ceduto a un’altra società senza che la società cedente ricevesse alcun corrispettivo economico. La difesa dell’imputata ha sempre sostenuto che non si trattasse di una vendita, ma di un semplice comodato d’uso gratuito, un atto che, a suo dire, non avrebbe dovuto configurare una distrazione patrimoniale. Il ricorso per Cassazione si basava proprio sulla presunta erronea valutazione delle prove che avrebbero dovuto dimostrare la natura del contratto come comodato e non come vendita.

La decisione della Cassazione sulla Bancarotta per distrazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in via definitiva la condanna. I giudici di legittimità hanno respinto le argomentazioni difensive, ritenendole un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, attività preclusa in sede di Cassazione, specialmente in presenza di una “doppia conforme” (due sentenze di merito con la stessa conclusione).

Ma il punto centrale della sentenza risiede altrove: nella qualificazione giuridica del fatto, indipendentemente dal nomen iuris utilizzato dalle parti (vendita, comodato, ecc.).

La rilevanza del depauperamento patrimoniale

Il cuore della bancarotta per distrazione, secondo la Corte, non è la forma legale del trasferimento, ma il suo effetto concreto. Il reato si consuma quando un bene viene sottratto dal patrimonio dell’imprenditore (poi fallito) senza un adeguato corrispettivo. Questo distacco impoverisce la società e riduce la garanzia patrimoniale su cui i creditori possono fare affidamento per soddisfare i propri crediti.

Reato di pericolo e dolo generico

La Corte ribadisce due concetti fondamentali:
1. Reato di pericolo: La bancarotta fraudolenta è un reato di pericolo. Ciò significa che per la sua configurabilità non è necessario che si verifichi un danno effettivo e concreto al ceto creditorio. È sufficiente la mera possibilità che tale danno si verifichi a seguito della condotta distrattiva. La legge intende tutelare l’integrità del patrimonio sociale come garanzia per i creditori, punendo le condotte che la mettono a rischio.
2. Dolo generico: L’elemento soggettivo richiesto è il dolo generico. Non è necessario che l’amministratore agisca con lo specifico scopo di danneggiare i creditori. È sufficiente la coscienza e la volontà di sottrarre il bene dal patrimonio sociale, unita alla consapevolezza (prevedibilità) che tale operazione possa creare un pregiudizio per gli interessi dei creditori.

Le motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza è chiara e diretta: il dato rilevante è che il forno, bene essenziale per l’operatività della società, è stato ceduto senza alcun corrispettivo. Che l’atto fosse qualificato come comodato o come vendita simulata non cambia la sostanza: il patrimonio della società è stato impoverito. Il distacco del bene, senza che questo venisse mai rivendicato o restituito, ha concretizzato l’elemento oggettivo del reato.

La Corte sottolinea che qualsiasi atto negoziale, anche un contratto di affitto d’azienda con canoni incongrui o, come in questo caso, un comodato gratuito di un bene strumentale, può integrare la bancarotta per distrazione se il suo scopo reale è quello di trasferire la disponibilità di beni societari in previsione del fallimento, eludendo le pretese dei creditori.

Le conclusioni

La sentenza 10854/2024 lancia un monito severo agli amministratori di società. La gestione del patrimonio sociale richiede la massima diligenza, specialmente in contesti di difficoltà economica. La decisione della Cassazione conferma che, in materia di bancarotta per distrazione, i giudici guardano alla sostanza economica delle operazioni e non si lasciano ingannare dalle etichette formali. Qualsiasi atto che comporti una diminuzione del patrimonio senza una giustificazione economica plausibile e senza un corrispettivo adeguato può essere considerato distrattivo, esponendo gli amministratori a gravi responsabilità penali. La tutela dei creditori e dell’integrità patrimoniale dell’impresa rimane il faro che guida l’interpretazione della normativa fallimentare.

Trasferire un bene aziendale in comodato gratuito può integrare il reato di bancarotta per distrazione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la forma giuridica dell’atto (vendita, comodato, ecc.) è irrilevante. Ciò che conta è l’effetto concreto: se il bene viene sottratto dal patrimonio della società senza un adeguato corrispettivo, impoverendo l’azienda e mettendo a rischio gli interessi dei creditori, si configura il reato di bancarotta per distrazione.

Quale tipo di dolo è necessario per la bancarotta per distrazione?
È sufficiente il dolo generico. Questo significa che non è richiesta l’intenzione specifica di danneggiare i creditori. Basta avere la volontà di distaccare il bene dal patrimonio sociale nella consapevolezza che tale operazione possa determinare un pericolo per gli interessi dei creditori.

Perché la bancarotta per distrazione è considerata un reato di pericolo?
Perché la legge non richiede che si verifichi un danno effettivo e quantificabile per i creditori. Il reato si perfeziona con la semplice messa in pericolo della garanzia patrimoniale offerta dai beni dell’impresa. La condotta è punita per la sua potenziale lesività, a prescindere dal fatto che i creditori riescano o meno a recuperare in altro modo le loro somme.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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