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Bancarotta fraudolenta: ruoli e responsabilità

La Corte di Cassazione esamina un caso complesso di bancarotta fraudolenta, distinguendo le responsabilità dell’amministratore di diritto e dell’amministratore di fatto, considerato il vero ‘stratega’ dell’operazione di spoliazione patrimoniale di una società. La Corte rigetta il ricorso dell’amministratore di diritto, ma annulla con rinvio la condanna dell’amministratore di fatto limitatamente al reato di bancarotta documentale per carenza di motivazione, confermando invece la sua responsabilità per la bancarotta patrimoniale.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: La Cassazione chiarisce i ruoli tra Amministratori

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 18365 del 2025, offre un’analisi approfondita sulla bancarotta fraudolenta, delineando con precisione le diverse responsabilità penali che possono sorgere in capo all’amministratore di diritto e a quello di fatto. Il caso esaminato riguarda una complessa operazione societaria finalizzata a spogliare una società del suo patrimonio immobiliare poco prima della dichiarazione di fallimento. La Suprema Corte ha confermato la condanna per l’amministratore formale, ma ha parzialmente annullato quella per l’amministratore di fatto, ritenuto il vero ‘stratega’ dell’operazione, per un difetto di motivazione su uno specifico capo d’imputazione.

I Fatti: Una Complessa Operazione Societaria

Il caso ha origine dal fallimento di una società immobiliare, dichiarato nel giugno 2017. Le indagini hanno rivelato un’articolata manovra distrattiva orchestrata per svuotare la società dei suoi beni più preziosi. L’operazione vedeva coinvolti due soggetti principali: l’amministratore di diritto, una figura formale, e un secondo soggetto, considerato dagli inquirenti l’amministratore di fatto, vero ideatore e beneficiario dell’intero schema.

Questo schema prevedeva la costituzione di società veicolo, la scissione dei rami d’azienda della società originaria e il successivo trasferimento dell’intero patrimonio immobiliare a una società di diritto svizzero, riconducibile all’amministratore di fatto. Tali passaggi, avvenuti a prezzi irrisori, avevano lo scopo di sottrarre i beni alle azioni dei creditori, lasciando la società originaria come una ‘scatola vuota’ destinata al fallimento.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano condannato entrambi gli imputati per concorso in bancarotta fraudolenta, sia patrimoniale che documentale. Di fronte a una ‘doppia conforme’, i due hanno presentato ricorso in Cassazione sollevando diverse questioni.

L’amministratore di diritto lamentava, tra le altre cose, la nullità della sentenza di primo grado per la presenza di un giudice onorario nel collegio giudicante e un’errata valutazione della sua estraneità alle operazioni gestionali.

L’amministratore di fatto, invece, contestava la sua qualifica, sostenendo che al più potesse essere considerato un concorrente esterno e non un amministratore di fatto. Inoltre, eccepiva l’insussistenza del reato, invocando una sorta di ‘bancarotta riparata’ per aver immesso capitali nella società, e denunciava una carenza di motivazione specifica sulla sua partecipazione alla sottrazione dei documenti contabili.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Bancarotta Fraudolenta

La Suprema Corte ha esaminato attentamente i ricorsi, giungendo a conclusioni diverse per i due imputati.

Validità del Collegio Giudicante

La Corte ha respinto la doglianza sulla composizione del collegio, ribadendo un principio consolidato: la partecipazione di un giudice onorario in funzione di supplente non vizia la sentenza, in quanto attiene a meri criteri organizzativi e non incide sulla ‘capacità del giudice’.

Amministratore di Fatto vs. Concorrente Esterno nella Bancarotta Fraudolenta

Un punto cruciale riguardava la qualifica giuridica dell’ideatore dell’operazione. La Cassazione ha chiarito che il passaggio dalla qualifica di ‘amministratore di fatto’ a quella di ‘concorrente esterno’ non costituisce una modifica sostanziale dell’accusa, se i fatti materiali contestati (ovvero la partecipazione all’azione distrattiva) rimangono identici. Ciò che conta è che l’imputato abbia avuto piena possibilità di difendersi rispetto a tali fatti.

La Responsabilità per la Bancarotta Patrimoniale

La Corte ha ritenuto pienamente provata la responsabilità di entrambi gli imputati per la bancarotta patrimoniale. Le prove raccolte dimostravano in modo inequivocabile un piano coordinato per drenare le risorse della società a beneficio dell’amministratore di fatto. È stata inoltre respinta la tesi della ‘bancarotta riparata’, in quanto le iniezioni di liquidità erano state meramente strumentali a proseguire l’operazione illecita e non a risanare realmente il patrimonio a tutela dei creditori.

La Carenza di Motivazione sulla Bancarotta Documentale

Il motivo di ricorso che ha trovato accoglimento è stato quello relativo alla bancarotta documentale per l’amministratore di fatto. La Cassazione ha rilevato che le sentenze di merito, pur descrivendo la sua posizione di ‘dominus’, non avevano spiegato in modo specifico e puntuale come egli avrebbe concretamente partecipato alla sottrazione o distruzione delle scritture contabili. Questa mancanza di motivazione specifica ha portato all’annullamento della condanna su questo punto, con rinvio a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

Le Conclusioni: Principi di Diritto e Implicazioni Pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’amministratore di diritto, la cui condanna è diventata definitiva. Ha invece parzialmente accolto il ricorso dell’amministratore di fatto, annullando la sentenza solo per il reato di bancarotta documentale. Questa decisione riafferma importanti principi: la responsabilità penale per bancarotta fraudolenta si fonda sulla sostanza dei comportamenti e non sulle qualifiche formali. Anche in presenza di una ‘doppia conforme’, ogni capo d’imputazione deve essere supportato da una motivazione logica, completa e specifica, che illustri il contributo causale di ciascun concorrente al reato.

La presenza di un giudice onorario in un collegio penale rende nulla la sentenza?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che l’integrazione di un collegio da parte di un giudice onorario in veste di supplente non viola la legge e non è causa di nullità, poiché attiene a criteri organizzativi che non incidono sulla capacità del giudice.

Si può essere condannati come ‘concorrente esterno’ in un reato di bancarotta se l’accusa iniziale era di ‘amministratore di fatto’?
Sì, secondo la Corte non si viola il principio di correlazione tra accusa e sentenza se la condotta materiale distrattiva contestata rimane la stessa. L’essenziale è che l’imputato abbia avuto la concreta possibilità di difendersi in ordine a tutti gli elementi del fatto, a prescindere dalla qualificazione giuridica formale.

Perché la condanna per bancarotta fraudolenta documentale è stata annullata per uno degli imputati?
La condanna è stata annullata perché la sentenza di appello presentava una profonda carenza di motivazione. Non spiegava in quali termini e con quali modalità concrete il ricorrente, considerato concorrente esterno e non formalmente amministratore, avesse potuto contribuire alla sottrazione, distruzione o omessa tenuta della contabilità della società fallita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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