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Bancarotta fraudolenta: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due imprenditori condannati per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati, generici e, in parte, inediti, confermando la decisione della Corte d’Appello. La prova della distrazione dei beni è stata fondata sulle fatture di acquisto e non su mere presunzioni, rendendo irrilevante l’effettivo ammontare dei ricavi della vendita.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, fornisce importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi in materia di bancarotta fraudolenta. Il caso analizzato riguarda due imprenditori condannati per distrazione di beni aziendali e occultamento di scritture contabili, la cui condanna è stata sostanzialmente confermata in appello. La Suprema Corte ha rigettato il loro ulteriore ricorso, dichiarandolo inammissibile e offrendo spunti fondamentali sulla specificità dei motivi di impugnazione.

I Fatti del Processo

Due soci amministratori di una società sono stati condannati in primo grado per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. La Corte d’Appello di Napoli, pur riformando parzialmente la sentenza riducendo le pene accessorie, ha confermato la loro responsabilità penale. Gli imputati hanno quindi proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a due motivi principali: il primo contestava la prova della distrazione della merce e del denaro, basata a loro dire su mere presunzioni; il secondo criticava la valutazione sulla gravità dei fatti e la commisurazione della pena.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e generici. Per quanto riguarda la bancarotta fraudolenta patrimoniale, i giudici hanno chiarito che la prova dell’esistenza della merce (e della sua successiva distrazione) non si basava su presunzioni, ma su un dato oggettivo e incontestabile: le fatture di acquisto consegnate al curatore fallimentare. Se la merce è stata acquistata, doveva trovarsi nel magazzino. La sua assenza, non giustificata, costituisce prova della distrazione.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come le censure relative alla posizione di uno degli imputati fossero del tutto nuove, mai sollevate nel giudizio d’appello, e quindi inammissibili in sede di legittimità. Questo principio ribadisce l’importanza di articolare tutte le proprie difese nei gradi di merito.

La Bancarotta Documentale e il Dolo Specifico

Anche le doglianze relative alla bancarotta documentale sono state giudicate inammissibili. La generica contestazione delle dichiarazioni del curatore non è sufficiente a scalfire l’impianto accusatorio. La Corte ha confermato che il dolo specifico del reato, ovvero l’intenzione di recare pregiudizio ai creditori, è stato correttamente desunto dalle modalità con cui è stata consumata la bancarotta patrimoniale e dalla natura dei documenti contabili mancanti. La mancata consegna di alcune fatture del 2011, sebbene menzionata, non è stata ritenuta un elemento essenziale per la configurabilità del reato, già provato da altre mancanze.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi procedurali consolidati. Un ricorso per Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle difese svolte in appello, né può limitarsi a contestare la valutazione dei fatti operata dai giudici di merito. Deve, invece, confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata, evidenziandone vizi logici o giuridici. Nel caso di specie, i ricorrenti non si sono compiutamente confrontati con le argomentazioni della Corte d’Appello. La prova della distrazione era solida, basata sulle fatture d’acquisto, e l’ammontare dei ricavi conseguiti dalla vendita (lecita o illecita) era irrilevante. Le censure erano quindi generiche e, in parte, inedite, violando così i requisiti di ammissibilità del ricorso. Anche le critiche sulla valutazione della gravità dei fatti sono state considerate censure di merito, non consentite in sede di legittimità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma che il giudizio di Cassazione ha una funzione di controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione, non di riesame dei fatti. Per gli operatori del diritto, insegna che un ricorso, per avere successo, deve essere puntuale, specifico e non può introdurre temi non dibattuti nei precedenti gradi di giudizio. Per gli imprenditori, è un monito sulla corretta tenuta della contabilità e sulla tracciabilità dei beni aziendali, la cui assenza ingiustificata può integrare il grave reato di bancarotta fraudolenta.

Come può essere provata la distrazione di beni nella bancarotta fraudolenta?
La prova può essere basata su elementi oggettivi come le fatture di acquisto consegnate al curatore. Se la merce risulta acquistata ma non viene rinvenuta in magazzino senza giustificazione, la sua distrazione si considera provata, indipendentemente dall’effettivo ricavo di una eventuale vendita.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando è manifestamente infondato o generico, cioè non si confronta specificamente con le motivazioni della sentenza impugnata, oppure quando introduce motivi di censura (doglianze) che non erano stati presentati nel precedente grado di giudizio (appello).

Come viene accertato il dolo specifico nella bancarotta documentale?
Il dolo specifico, ossia l’intenzione di trarre un ingiusto profitto o di danneggiare i creditori, può essere legittimamente desunto dalle modalità concrete della condotta (come la distrazione di beni) e dalla natura e importanza delle scritture contabili che sono state occultate o distrutte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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