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Bancarotta fraudolenta: ricorso inammissibile

Un imprenditore, condannato per bancarotta fraudolenta, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la sussistenza di un’aggravante e la mancata concessione di attenuanti e della sospensione condizionale della pena. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha ritenuto infondate le censure sull’aggravante, generiche quelle sulle attenuanti e ha sottolineato che la pena di tre anni è ostativa alla concessione della sospensione condizionale, confermando la decisione della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14175 del 2024, ha affrontato un caso di bancarotta fraudolenta, fornendo chiarimenti cruciali sui limiti del sindacato di legittimità riguardo alla valutazione delle circostanze del reato e all’applicazione dei benefici di legge. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore, confermando la condanna emessa dalla Corte d’Appello e ribadendo principi consolidati in materia.

I Fatti del Processo

Un imprenditore veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di bancarotta fraudolenta distrattiva. La condanna si basava sull’accertata sottrazione di beni dal patrimonio aziendale, azione che aveva danneggiato i creditori. L’imputato decideva di ricorrere per Cassazione, affidando la sua difesa a due motivi principali: il primo contestava la sussistenza di una circostanza aggravante, mentre il secondo lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche e della sospensione condizionale della pena.

L’Analisi della Corte di Cassazione sulla bancarotta fraudolenta

La Suprema Corte ha esaminato meticolosamente i motivi del ricorso, giudicandoli tutti infondati e, in parte, manifestamente tali, portando così a una declaratoria di inammissibilità.

Il Primo Motivo di Ricorso: L’Aggravante Contestata

Il ricorrente lamentava un’errata applicazione della legge e un vizio di motivazione riguardo alla circostanza aggravante. La Cassazione ha respinto questa doglianza, ricordando un principio consolidato: nel reato di bancarotta fraudolenta, l’aggravante legata al danno patrimoniale non si valuta in relazione all’entità del passivo, ma in base alla diminuzione complessiva della massa attiva disponibile per i creditori. La Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato il valore totale dei beni sottratti e il contesto cronologico, fornendo una motivazione logica e priva di vizi.

Il Secondo Motivo: Attenuanti e Sospensione della Pena

Il secondo motivo era diviso in due parti. Con la prima, si denunciava la mancata concessione delle attenuanti generiche con un giudizio di prevalenza sull’aggravante. La Corte ha definito questa censura generica e manifestamente infondata. Richiamando una sentenza delle Sezioni Unite (n. 10713/2010), ha ribadito che il giudizio di comparazione tra circostanze opposte è una valutazione discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se sorretta da una motivazione sufficiente e non illogica.

Con la seconda parte, si contestava la mancata concessione della sospensione condizionale della pena. Anche questo punto è stato ritenuto manifestamente infondato, in quanto la pena inflitta, pari a tre anni di reclusione, è per legge ostativa all’applicazione di tale beneficio, i cui limiti sono stabiliti dall’art. 163 del codice penale.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte di Cassazione si fonda sulla manifesta infondatezza e genericità dei motivi di ricorso. I giudici hanno sottolineato come le censure del ricorrente mirassero, in realtà, a ottenere una nuova valutazione del merito, preclusa in sede di legittimità. La motivazione della Corte d’Appello è stata considerata esente da illogicità e pienamente conforme ai principi giurisprudenziali. La pena inflitta, superiore ai limiti di legge per la sospensione condizionale, rendeva la relativa doglianza palesemente infondata. Di conseguenza, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce alcuni punti fermi nella giurisprudenza sulla bancarotta fraudolenta. In primo luogo, l’aggravante si valuta sulla base della effettiva riduzione del patrimonio a disposizione dei creditori. In secondo luogo, le valutazioni del giudice di merito sul bilanciamento delle circostanze sono difficilmente attaccabili in Cassazione se la motivazione è adeguata. Infine, l’applicazione dei benefici di legge, come la sospensione condizionale, è strettamente vincolata a presupposti oggettivi, come l’entità della pena, che non possono essere derogati. La decisione si traduce in una condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, a causa dell’inammissibilità del suo ricorso.

Come viene valutata la circostanza aggravante nel reato di bancarotta fraudolenta?
La circostanza aggravante viene valutata in relazione alla diminuzione globale della massa attiva disponibile per i creditori, considerando il valore complessivo dei beni sottratti, e non in base all’entità del passivo.

È possibile contestare in Cassazione il giudizio di comparazione tra circostanze aggravanti e attenuanti?
No, non è possibile se la valutazione del giudice di merito non è frutto di arbitrio o di un ragionamento illogico e se è sorretta da una motivazione sufficiente. Si tratta di una valutazione discrezionale tipica del giudizio di merito.

Perché è stata negata la sospensione condizionale della pena in questo caso?
La sospensione condizionale è stata negata perché la pena inflitta, pari a tre anni di reclusione, è superiore al limite massimo previsto dall’articolo 163 del codice penale per la concessione di tale beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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