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Bancarotta fraudolenta: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due amministratori condannati per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. La Corte ha ribadito che per la bancarotta patrimoniale non serve un nesso causale con il fallimento e basta il dolo generico. I motivi sul dolo specifico della bancarotta documentale sono stati ritenuti generici e riproduttivi di censure già respinte.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta: la Cassazione conferma la condanna e chiarisce i requisiti

L’ordinanza n. 12920/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui requisiti della bancarotta fraudolenta, sia patrimoniale che documentale. La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso di due imputati, ha ribadito principi consolidati in materia, sottolineando la differenza tra dolo generico e dolo specifico e l’irrilevanza di un nesso causale diretto tra la distrazione di beni e il fallimento.

I Fatti del Caso: La Duplice Accusa

Il caso trae origine dalla condanna inflitta dalla Corte d’Appello di Trieste a due soggetti per i delitti di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale. Gli imputati, nel loro ruolo di gestori di una società poi fallita, erano stati ritenuti responsabili di aver distratto beni dal patrimonio sociale e di aver sottratto le scritture contabili, impedendo così la ricostruzione della situazione finanziaria della società. Contro tale sentenza, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su quattro motivi principali:

1. Violazione di legge sulla bancarotta documentale: Si contestava la mancanza di prova dell’elemento soggettivo, ovvero il dolo specifico di recare pregiudizio ai creditori attraverso la sottrazione dei documenti contabili.
2. Vizio di motivazione sulla responsabilità: Anche questo motivo si concentrava sulla presunta assenza di motivazione riguardo al dolo specifico per la bancarotta documentale.
3. Insussistenza della bancarotta patrimoniale: Si sosteneva che non fossero stati provati gli elementi costitutivi del reato, in particolare il nesso tra la condotta degli amministratori e il danno ai creditori.
4. Violazione delle norme procedurali: Un ultimo motivo lamentava la violazione delle regole di valutazione della prova ai fini della condanna.

Le Motivazioni della Corte sulla Bancarotta Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. Le argomentazioni della Corte sono cruciali per comprendere l’orientamento attuale della giurisprudenza.

La questione del dolo nella bancarotta documentale

La Corte ha liquidato i primi due motivi come generici e meramente riproduttivi di censure già esaminate e respinte correttamente dai giudici di merito. In sostanza, i ricorrenti non hanno sollevato nuove questioni di diritto, ma hanno tentato di ottenere una nuova e non consentita valutazione dei fatti, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

I requisiti della bancarotta fraudolenta patrimoniale

Il cuore della decisione risiede nella trattazione del terzo motivo. La Corte ha ribadito, richiamando una sentenza delle Sezioni Unite (n. 22474 del 2016), che ai fini della sussistenza della bancarotta fraudolenta patrimoniale:

Non è necessario un nesso causale tra i fatti di distrazione e il successivo fallimento. È sufficiente che l’agente abbia impoverito l’impresa destinandone le risorse a scopi estranei all’attività aziendale.
È sufficiente il dolo generico. Questo significa che non è richiesta la consapevolezza dello stato di insolvenza dell’impresa, né lo scopo specifico di danneggiare i creditori. Basta la consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella prevista, ovvero quella di garanzia per le obbligazioni della società.

Nel caso specifico, i ricorrenti, in qualità di gestori, avevano violato il loro obbligo di vigilare sull’integrità del patrimonio sociale e non avevano fornito spiegazioni sulla destinazione dei beni distratti.

Le Conclusioni: una conferma di principi fondamentali

La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione rafforza principi giuridici di fondamentale importanza per la tutela dei creditori nel contesto delle crisi d’impresa. L’ordinanza serve come monito per gli amministratori, ricordando loro che la gestione del patrimonio sociale deve essere sempre finalizzata agli interessi dell’impresa e che la distrazione di beni, anche senza l’intenzione specifica di danneggiare i creditori, costituisce un grave reato.

Per configurare il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale è necessario dimostrare che la distrazione dei beni abbia causato il fallimento?
No, secondo la Corte non è necessaria l’esistenza di un nesso causale tra i fatti di distrazione e il successivo fallimento. È sufficiente che l’agente abbia cagionato il depauperamento dell’impresa, destinandone le risorse ad impieghi estranei alla sua attività.

Quale tipo di dolo è richiesto per il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione?
È sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevole volontà di dare al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia delle obbligazioni contratte. Non è richiesta la consapevolezza dello stato di insolvenza dell’impresa, né lo scopo di recare pregiudizio ai creditori.

È possibile presentare in Cassazione le stesse censure già respinte nei precedenti gradi di giudizio?
No, se i motivi di ricorso sono meramente riproduttivi di censure già adeguatamente vagliate e correttamente disattese dai giudici di merito, e sono unicamente diretti a sollecitare una nuova valutazione delle prove, il ricorso viene dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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