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Bancarotta fraudolenta: responsabilità amministratore

In un caso di bancarotta fraudolenta a carico di due amministratori succedutisi nella gestione di una s.r.l., la Corte di Cassazione ha annullato la condanna. La Corte ha ritenuto errata l’attribuzione indiscriminata di responsabilità, sottolineando la necessità di distinguere le condotte in base ai specifici periodi di gestione di ciascun amministratore per poter configurare il reato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Bancarotta Fraudolenta e Successione di Amministratori: la Cassazione fissa i paletti

La gestione di una società è un compito complesso, che comporta oneri e responsabilità significative. Ma cosa accade quando più amministratori si succedono alla guida di un’azienda che poi fallisce? Chi risponde del reato di bancarotta fraudolenta? Con la sentenza n. 13200/2024, la Corte di Cassazione fornisce un chiarimento cruciale: la responsabilità penale non può essere attribuita ‘in blocco’, ma deve essere accertata individualmente, analizzando con precisione il periodo di gestione di ciascun amministratore.

I Fatti del Caso: una gestione alternata

Il caso esaminato riguardava due amministratori di una società a responsabilità limitata, operante nel settore dei carburanti e dichiarata fallita nel 2014. Entrambi erano stati condannati in primo grado e in appello per bancarotta fraudolenta, sia documentale (per irregolarità contabili) che patrimoniale (per distrazione di beni). La particolarità della vicenda risiedeva nel fatto che i due si erano alternati nella carica di amministratore unico in diversi periodi.

Nel loro ricorso per Cassazione, gli imputati hanno sostenuto, tra le altre cose, che la Corte d’Appello avesse errato nell’attribuire a entrambi, in maniera indistinta, la responsabilità per tutti i fatti contestati, senza considerare chi fosse effettivamente in carica al momento delle presunte condotte illecite. In pratica, la condanna si basava su una sorta di responsabilità collettiva, senza un’analisi puntuale delle singole posizioni.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla bancarotta fraudolenta

La Suprema Corte ha accolto il ricorso degli imputati, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio. Il fulcro della decisione risiede proprio nella critica alla motivazione della sentenza impugnata, giudicata carente e illogica.

I giudici di legittimità hanno evidenziato come la Corte territoriale avesse omesso di spiegare perché ciascun amministratore dovesse rispondere di atti compiuti in periodi in cui non ricopriva la carica formale. Attribuire la responsabilità a titolo di ‘concorrente esterno’ o di ‘amministratore di fatto’ richiede una prova rigorosa e una motivazione specifica, elementi totalmente assenti nella sentenza d’appello.

L’onere della prova e la distinzione delle responsabilità

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per affermare la responsabilità penale per bancarotta fraudolenta, non è sufficiente constatare l’esistenza di un danno per i creditori. È indispensabile dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che una specifica condotta illecita, posta in essere da un determinato soggetto, abbia causato quel danno.

Nel caso di successione di amministratori, ciò significa che il giudice deve:
1. Identificare temporalmente le singole condotte distrattive o le irregolarità contabili.
2. Collegare ciascuna condotta al periodo di gestione dell’amministratore in carica in quel momento.
3. Motivare in modo specifico l’eventuale responsabilità di un amministratore per fatti avvenuti al di fuori del suo mandato, ad esempio provando un accordo fraudolento (concerto) con il suo successore o predecessore.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha sottolineato che la sentenza d’appello presentava ‘lacune motivazionali’ decisive. Per quanto riguarda la bancarotta patrimoniale, non era stato chiarito su quale base si fondasse il ‘supposto concerto’ tra i due imputati che avrebbe giustificato una responsabilità solidale. Per la bancarotta documentale, non era stato precisato, ad esempio, se le fatture occultate fossero ancora presenti in azienda al momento del cambio di gestione, né perché un amministratore dovesse rispondere di annotazioni contabili effettuate quando aveva già lasciato la carica. Questa incertezza si rifletteva inevitabilmente anche sulla prova del dolo, ovvero l’intenzione di frodare i creditori, che deve essere accertata individualmente.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito. In materia di reati fallimentari, e in particolare di bancarotta fraudolenta, non sono ammesse scorciatoie probatorie o motivazioni generiche. La responsabilità penale è strettamente personale e deve essere ancorata a fatti precisi e circoscritti nel tempo. Quando più soggetti si avvicendano al vertice di una società, l’accusa deve provare, e il giudice deve motivare, il nesso causale tra la condotta di ciascuno e il dissesto dell’impresa, senza poter ricorrere a presunzioni di colpevolezza basate sulla mera successione delle cariche.

Quando due amministratori si succedono nella gestione di una società poi fallita, rispondono entrambi di tutti i fatti di bancarotta fraudolenta?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si può attribuire indistintamente la responsabilità a entrambi. È necessario che i giudici distinguano i periodi di gestione e accertino su quale base un amministratore debba rispondere per atti compiuti quando non era in carica, provando ad esempio un accordo tra i due o un ruolo di amministratore di fatto.

La relazione del curatore fallimentare che riporta dichiarazioni di terzi è sempre utilizzabile come prova nel processo penale?
Sì, secondo la Corte la relazione è utilizzabile anche in quella parte. La sanzione dell’inutilizzabilità prevista dall’art. 195 c.p.p. scatta solo nel caso in cui la difesa chieda di esaminare la fonte diretta delle informazioni (il terzo) e il giudice respinga la richiesta, circostanza non verificatasi nel caso di specie.

Per una condanna per bancarotta fraudolenta è sufficiente dimostrare che la contabilità era irregolare?
No, non è sufficiente. La Corte ha annullato la sentenza anche perché mancava una motivazione adeguata sulla configurabilità del dolo in capo a entrambi gli imputati. Bisogna provare l’intenzione specifica di ciascun amministratore di recare un danno ai creditori attraverso quelle irregolarità, collegando l’intenzione alle condotte poste in essere durante il proprio specifico mandato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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